2021-08-26
Nel Pd chi «canta» sui brogli viene epurato
Isabella Conti e Matteo Renzi (Ansa)
Dal segretario Enrico Letta è arrivato l'ordine di tacere sullo scandalo delle primarie di Argelato. E i dirigenti ora sono muti come pesci. Anche quelli locali e sconfitti, tipo Isabella Conti. Per chi la sostenne a Bologna scatterà la purga: fatale l'endorsement di Matteo Renzi.Martedì da Enrico Letta è arrivata la consegna del silenzio: del caso delle primarie contraffatte nel 2019 ad Argelato (Bologna), non si deve parlare. «Il caso delle primarie gonfiate? Mi sembrano vicende sulle quali si sta montando un caso ad arte. Nulla di più, anche perché a dirla tutta parliamo di questioni oramai passate», ha detto il segretario durante una visita in Romagna. I sottoposti, per ora, stanno rispettando l'ordine calato dall'alto. Quale sia la strategia lo ha di fatto svelato ieri il Corriere di Bologna:«È probabile che il caso si sgonfi da solo, soprattutto se nel partito nessuno passerà all'attacco». Dunque tacciono tutti. Oddio, in realtà qualcuno parla, e infatti al nostro giornale continuano a giungere notizie interessanti di cui renderemo conto nei prossimi giorni. Però la linea ufficiale consiste nel fingere che il caso non esista. A dirla tutta, il fatto che il Pd non smentisca significa che non è in grado di farlo, e ciò conferma la veridicità di quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi. Ad Argelato, ci risulta, furono inserite circa 120 schede artefatte, firmate dai dirigenti dem presenti sul posto dopo il conteggio complessivo dei voti. Un paio di giorni fa, Francesco Furlani, vicesegretario del Pd bolognese, si è esposto dichiarando che «non è con il silenzio» che si possono tranquillizzare i militanti. Secondo Furlani, «se i fatti dovessero essere confermati, bisognerà essere conseguenti». Beh, visto che nessuno è stato in grado di provare la falsità di quanto abbiamo pubblicato, sarebbe appunto il momento di «essere conseguenti», ma dubitiamo che qualcuno tra i vertici della sinistra abbia il coraggio di esporsi. Anche perché, come da antica tradizione, chi nuota controcorrente viene presto epurato.Letta sostiene che la storia delle primarie sia vecchia, ma ci risulta che lo strumento delle consultazioni sia ancora utilizzato dal partito per scegliere i dirigenti. E quanto accaduto ad Argelato getta un'ombra inquietante su tutte le consultazioni, passate e future. Come noto, alle ultime primarie bolognesi la sfida è stata all'ultimo sangue. Si doveva indicare il candidato sindaco e si sono sfidati Isabella Conti e Matteo Lepore. Ha trionfato quest'ultimo, anche se la sua avversaria ha potuto contare su appoggi eccellenti, tra cui quello di Matteo Renzi. Nelle alte sfere del Pd la faccenda non ha suscitato grande gioia, e infatti le ultime voci sostengono che chi ha supportato la Conti non sarà ricandidato. Tutti i ribelli alla linea prevalente saranno fatti fuori dalle liste comunali, a cominciare dall'assessore Alberto Aitini. Il quale, nei giorni scorsi, aveva già annusato l'aria e aveva parlato di «purghe staliniane». Nonostante il repulisti interno, tuttavia, Isabella Conti sembra intenzionata a restare fedele al partito. Secondo il Corriere di Bologna avrebbe «deciso di non intervenire sul caso Argelato perché le primarie perse contro Matteo Lepore sono state un'altra partita e una partita che si è chiusa. E perché sa che in questo momento avanzare dubbi sulla correttezza del processo di selezione interno usato dal centrosinistra significherebbe far saltare tutto». Insomma, questo è il quadro della situazione. Nessuno può smentire ciò che La Verità ha scritto su Argelato e sulle schede gonfiate. I militanti sono in subbuglio e molti di loro si sentono raggirati. Però i dirigenti nazionali del Partito democratico, così come quelli locali, stanno zitti, talvolta nemmeno rispondono al telefono. Sanno che parlare significherebbe far aumentare l'imbarazzo, e che se la vicenda emiliana non dovesse spegnersi da sola, il rischio di far saltare il banco è concreto. Dunque i vertici dem preferiscono farsi beffe dei loro elettori, sorvolare sui brogli e tentare di nascondere la polvere sotto al tappeto, piuttosto che affrontare la realtà e prendere provvedimenti contro chi ha manipolato i risultati di una consultazione che dovrebbe essere onesta e trasparente. Nel frattempo si procede con le epurazioni di chi si è opposto all'attuale linea del partito in quel di Bologna. Di fronte a questo radioso spettacolo, tace anche Mattia Santori, già leader delle sardine, ora muto come un pesce. «Tra poche ore e nei prossimi giorni dalla pagina 6000 Sardine saranno annunciate e presentate altre candidature dirette e indirette del movimento», ha dichiarato martedì presentando la sua candidatura nelle liste piddine. «È un momento di svolta o io almeno lo spero, ho scelto di dare l'esempio perché ho capito che c'era del timore a infangarsi con la politica», ha detto. Beh, del timore c'è di sicuro: timore di svelare gli altarini e di finire cancellati. Se questa è la svolta del Pd, gli elettori di sinistra possono stare sereni...
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)