2025-10-05
Il negoziato sugli ostaggi riparte al Cairo
Il cardinale italiano e patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa (Ansa)
La risposta positiva di Hamas al piano Trump, per quanto piena di condizioni poco chiare, apre spiragli di pace. Il confronto ricomincerà in Egitto, dove sono attesti i mediatori Usa. Pizzaballa ottimista: «Per la prima volta possibile una nuova pagina».ha risposto ufficialmente al piano di pace per Gaza proposto dalla Casa Bianca. «Il movimento annuncia il suo accordo per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani, vivi e morti, secondo la formula di scambio contenuta nella proposta del presidente Trump, purché siano soddisfatte le condizioni sul campo per lo scambio», si legge nel comunicato del gruppo terroristico. «Il movimento afferma la sua disponibilità ad avviare immediatamente negoziati tramite i mediatori per discutere i dettagli di questa intesa. Il movimento rinnova inoltre il suo accordo per affidare l’amministrazione della Striscia di Gaza a un organismo palestinese di indipendenti (tecnocrati), sulla base del consenso nazionale palestinese e del sostegno arabo e islamico», si legge ancora. Per quanto riguarda invece le altre questioni, a partire dal «futuro della Striscia di Gaza e dagli inerenti diritti del popolo palestinese», Hamas ha detto che dovranno «essere discusse». Non ha inoltre chiarito se accetterà o meno di disarmarsi, come previsto dal progetto americano: il nodo, da questo punto di vista, risiede nel fatto che, secondo il Wall Street Journal, l’ala militare del gruppo islamista vorrebbe conservare alcuni armamenti, tra cui i fucili d’assalto.Nonostante quest’ambiguità, la Casa Bianca ha visto nel comunicato di Hamas un bicchiere mezzo pieno. «Sulla base della dichiarazione appena rilasciata da Hamas, credo che siano pronti per una pace duratura. Israele deve interrompere immediatamente i bombardamenti su Gaza, così da poter liberare gli ostaggi in modo sicuro e rapido», ha dichiarato Trump venerdì sera su Truth, poco dopo la diffusione della nota da parte dell’organizzazione terroristica. All’ottimismo del presidente americano avrebbe fatto però da contraltare lo scetticismo di Benjamin Netanyahu. Tuttavia, un alto funzionario di Gerusalemme ha riferito a Channel 12 che Trump e il premier israeliano si sarebbero «pienamente coordinati»: in particolare, i due leader si sarebbero sentiti al telefono prima che Trump postasse la sua dichiarazione su Truth. Non solo. Secondo Haaretz, il governo di Gerusalemme starebbe anche stilando una lista dei prigionieri palestinesi da scambiare eventualmente con gli ostaggi in mano ad Hamas, sulla base di quanto previsto dal piano della Casa Bianca. Nel frattempo, il Times of Israel ha riferito che, poco dopo la pubblicazione del comunicato della stessa Hamas, il premier israeliano ha convocato una riunione d’emergenza, senza però invitare i ministri conservatori (nonché fautori della linea dura), Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. I due sono stati convocati successivamente da Netanyahu nella serata di ieri: segno, forse, del fatto che il premier sta cercando di arginare politicamente l’ala più a destra del suo governo, onde evitare di irritare Washington. Del resto, nella notte tra venerdì e sabato, l’Idf, nella Striscia, è passata a condurre operazioni militari esclusivamente di tipo difensivo. «Apprezzo il fatto che Israele abbia temporaneamente interrotto i bombardamenti per dare la possibilità di completare il rilascio degli ostaggi e l’accordo di pace. Hamas deve agire rapidamente, altrimenti tutto sarà annullato. Non tollererò ritardi», ha dichiarato ieri, a tal proposito, il presidente americano, che ha riferito ad Axios di voler riportare il sostegno internazionale a Israele. «Bibi è andato troppo oltre e Israele ha perso molto sostegno del mondo. Riporterò indietro tutto quel sostegno», ha detto.In tutto questo, sembrerebbe che la diplomazia abbia ripreso cautamente a muoversi. I colloqui finalizzati all’attuazione del piano di Trump dovrebbero infatti tenersi domani in Egitto, dove si starebbero recando l’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, il genero dello stesso Trump, Jared Kushner, e il ministro per gli Affari strategici israeliano, Ron Dermer. Non solo. Una delegazione di Hamas è attesa al Cairo domani. «Gli Stati Uniti e Israele limiteranno i negoziati a pochi giorni. In seguito, Hamas sarà smantellata o militarmente o politicamente», ha detto ieri sera Netanyahu.Nel frattempo, le reazioni internazionali alla possibile svolta mediorientale sono state prevalentemente positive. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito «incoraggiante» l’apertura di Hamas al rilascio degli ostaggi. L’Onu, dal canto suo, si è augurato una «cessazione definitiva delle ostilità», mentre soddisfazione è stata espressa anche dall’Anp. «Per la prima volta le notizie parlano finalmente di una possibile nuova pagina positiva: della liberazione degli ostaggi israeliani, di alcuni prigionieri palestinesi e della cessazione dei bombardamenti e dell’offensiva militare», ha inoltre dichiarato il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa. «Hamas ha dimostrato, come ha già fatto molte volte in passato, di essere pronto per la pace. Si è così aperta una finestra di opportunità per una pace duratura nella nostra regione», ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Di tutt’altro avviso si è mostrata Hezbollah, che ha definito il piano di Trump «pieno di pericoli».