Dopo la premier finlandese Marin e l’uomo forte del Pd romano Ruberti, anche il vicepresidente della Juventus viene travolto dal guardonismo digitale. Grazie al filmato finito in Rete che lo vede protagonista di un festino in cui fa il trenino con due ragazze.
Dopo la premier finlandese Marin e l’uomo forte del Pd romano Ruberti, anche il vicepresidente della Juventus viene travolto dal guardonismo digitale. Grazie al filmato finito in Rete che lo vede protagonista di un festino in cui fa il trenino con due ragazze. Barcolla lui cercando le chiavi di casa in evidente leggerezza etilica; barcollano Cochi e Renato nella replica de «Lo sputtanamento, olé»; barcolla la certezza degli ingenui secondo i quali tutto ciò fa parte della libertà della Rete. Una figura di spalle che somiglia molto a Pavel Nedved, vicepresidente della Juventus e già Pallone d’oro, è l’ultimo bersaglio del guardonismo digitale: cammina a passi incerti nella notte secondo rotte sinusoidali, uscito da una leggiadra alzata di gomito o sceso un minuto prima da un ottovolante. C’è qualcosa di malinconico e letterario lì dentro, Charles Bukowski ci ha costruito una carriera. Nel secondo video invece proprio Nedved (in primo piano) fa il trenino a una festa privata sulle note di Bailando di Enrique Iglesias, palpeggiando un’amica in reggiseno e apprezzando la mercanzia («Guarda che bombe che c’ha»).La notizia è che l’ex campione (oggi compie 50 anni) si diverte banalmente da homo sapiens vulgaris; nelle scene non è certo «l’anima del mondo a cavallo» come il Napoleone descritto da Hegel. I video non sembrano recenti, fanno parte del modernariato mandato online a orologeria e sono testimonianza di un moralismo, quando non di un voyeurismo, di bassa lega. È l’esercizio mefitico del citizen journalism, sottoprodotto da osteria che non somiglia neppure lontanamente al giornalismo dei meravigliosi rotocalchi come Eva Express o Novella 2000, con la loro spontaneità popolare. Guardare i difetti del bel mondo attraverso il buco della chiave era un’arte e l’occhiuto paparazzo rischiava pure gli schiaffi per immortalare Charlton Heston mentre s’aggrappava sfatto a un palo della luce. Era l’epoca delle stelle cadenti. Oggi tocca al simbolo ceco della juventinità finire frullato dalla Rete con implacabile realismo e con due conseguenze possibili riguardo al contesto. Prima: i commentatori più maliziosi ritengono che a Torino, sul pianeta degli Agnelli, certe vicende non accadano mai per caso. Se fosse così, i video con manina maliziosa incline alla pubblicazione a tradimento potrebbero significare l’eclissi di Nedved, visto che non di calciomercato, non di plusvalenze, non di tattiche si deve occupare, ma dell’immagine del club. Seconda conseguenza: da domani sarà più complicato per il dirigente, nelle sue funzioni pubbliche e ufficiali, pretendere assoluta disciplina dai giocatori dopo eventuali e variegati «bagordi socializzanti».Volti noti nel fango causa video: la sintesi ci ricorda che stiamo vivendo l’estate dello «sputtanamento, olé». Una forma antichissima di denigrazione per tagliare le gambe a un potente (mascariare è la variante mafiosa), rivisitata in modo scientifico dal potere assoluto dello smartphone. Dieci giorni fa è toccato ad Albino Ruberti rotolare nel fango per i frame resi noti dal Foglio, che hanno di fatto stroncato la carriera dell’ex braccio destro e sinistro del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Il dirigente del Pd in Campidoglio - da lui passavano nomine, progetti, delibere - è stato costretto a dimettersi per la sceneggiata ripresa in un ristorante di Frosinone, mentre minacciava («Devono venire qui a inginocchiarsi tutti e due. Io vi sparo e vi ammazzo») Vladimiro e Francesco De Angelis, quest’ultimo eurodeputato dem. Lite fra laziali e romanisti come dicono loro o disputa per le candidature? O addirittura affari e appalti? Ruberti, detto Rocky o Er pugile, non era noto per le maniere da maggiordomo in guanti bianchi. Era un duro, conosceva le curve polverose della politica ma è stato spazzato via in un amen per un video rimasto nel limbo due mesi (qualcuno tentava di venderlo da giugno nel sottobosco dei partiti). Questo dettaglio ha fatto alzare le antenne alla Procura di Frosinone, che ha aperto un’inchiesta per scoprire se dietro la piazzata online ci sia qualche forma di ricatto. Mai nulla è come sembra. Il terzo film da Quinzaine a Cannes arriva dalla Finlandia e coinvolge addirittura la premier più cool, progressista, radical del panorama occidentale: lady Sanna Marin. La premier è stata ripresa a ballare in modo un po’ più sfrenato rispetto a Gianni De Michelis a una festa e nel privé di un night club; quelle immagini confermano la vulnerabilità di ogni schermatura di sicurezza e la ricattabilità del sistema. Se neppure un capo di governo è al sicuro, significa che siamo in balia di psicolabilità e decontestualizzazione. La manina di un’amica gelosa o di un fan ingenuo? La manona di zio Vlad Putin, ormai buono per ogni pietanza? La Marin si è dovuta scusare in lacrime con il popolo in ambasce e questo la dice lunga sulla tenuta psicologica dei leader europei. «Sono umana, in questi tempi bui mancano anche a me la gioia e il divertimento», ha piagnucolato. Considerando che è peggio la toppa del buco (neanche Biancaneve davanti a Gongolo), Nedved farà certamente meglio. Era un guerriero, non una fatina da copertina. E poi, non cadendo, non ha cercato il rigore.
Massimiliano Fedriga (Ansa)
Come in Emilia, pure il Friuli ha pensato alle rinnovabili anziché alla gestione dei fiumi.
Credo che uno degli errori in democrazia sia trasformare in tifoserie da stadio le diverse visioni che stanno a fondamento delle diverse gestioni della cosa pubblica. La propria squadra ha sempre ragione e l’altra sempre torto e, siccome non si è infallibili, i leader non sbagliano mai perché, ove sbagliano, o nessuno li critica oppure le critiche non fanno testo perché «vengono dall’altra parte»: e che volete che dica l’altra parte? Il risultato è che l’elettore - incapace di obiettare alla propria parte - smette di andare a votare. Se ne avvantaggia la sinistra, i cui elettori votano anche se la loro parte propone loro uno spaventapasseri. Tutto sto giro di parole ci serve perché ci tocca dire che il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha sbagliato tutto sulla politica energetica in Regione.
(IStock)
Riparte l’allarme sulle difficoltà di migliorare la propria condizione. Eppure il dato rivela una tendenza positiva: il superamento dell’ossessione della carriera, dei soldi e della superiorità, specie tra le nuove generazioni.
Oltre 3.000 professionisti, club, aziende e istituzioni sportive hanno partecipato all’ottava edizione del Social Football Summit a Torino. Tra talk, workshop e premi internazionali, focus su tecnologia, intelligenza artificiale, infrastrutture e leadership femminile nello sport, con la Start Up Competition vinta da Wovlabs.
2025-11-19
Colpevolizzare tutti i maschi per la violenza sulle donne creerà solo giovani più fragili
Gino Cecchettin (Ansa)
Etichettare gli uomini bianchi come potenziali criminali non fermerà i femminicidi. La condanna generalizzata, ora perfino a scuola, provoca invece angoscia nei ragazzi.
Ci parlano di femminicidi. In realtà ci assordano. Il signor Gino Cecchettin, padre di una figlia brutalmente assassinata, chiede corsi di prevenzione scolastica. Abbiamo una cinquantina di cosiddetti femminicidi l’anno su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Ogni anno le donne assassinate sono poco più di cento, a fronte di 400 omicidi di maschi di cui non importa un accidente a nessuno. Abbiamo circa tre morti sul lavoro al giorno, al 98% maschi: anche di questi importa poco a tutti, a cominciare dal sindacalista Maurizio Landini, troppo impegnato in politica estera fantastica per occuparsi di loro. I suicidi sono circa 4.000 l’anno, e di questi 800 circa sono donne e 3.200 uomini. Il numero dei suicidi dei maschi è approssimato per difetto, perché molti maschi non dichiarano nulla e simulano l’incidente.







