2021-10-17
Nato in Giappone, perfetto qui da noi. Facciamoci un «bagno di foresta»
Negli anni Ottanta serviva a calmare i nervi agli impiegati super stressati, oggi ha preso piede pure in Italia. Grazie al nostro patrimonio boschivo, c'è un «mare» di verde in cui camminare, rilassarci e ripensarciIn un Paese come l'Italia, la cui storia è fin dall'antichità innervata di boschi, di piante, di radici, con dèi e idoli che abitavano querce e frassini, grandi figure della spiritualità che sono rinate nei boschi dialogando coi pesci, con le rondini e coi lupi, la natura è stata ben amata e considerata. Certo, nonostante la nostra perenne voracità di descriverci come il peggior Paese in ogni cosa, o quasi, e per contro poi finire a elogiarci con abnegazione come se fossimo i primi della classe in molte categorie - dalla moda alla musica lirica, dalla poesia alle arti, dalla cucina alla green economy - siamo stati in Europa, l'abbiamo visto nelle scorse domeniche, tra i primi Paesi a predisporre i confini fisici e legislativi di riserve naturali, anche se la vera esplosione conservazionista si è manifestata nel corso degli ultimi 50 anni. Nelle ultime stagioni si è diffusa la moda dei cosiddetti «bagni di foresta», o come li chiamano i giapponesi con un neologismo, shinrin-yoku, ovvero shinrin, foresta, boschi e yoku, bagno, immersione. Il termine è stato coniato negli anni Ottanta del Novecento e predispone di «perdersi» nelle vaste foreste del Sol Levante, nazione ricoperta per il 69% di foreste, boschi e aree boscate. In Italia questa superficie raggiunge il 38%, e siamo secondi nel vecchio continente soltanto alla Spagna (55%). Grazie alle vastità della Federazione russa, alle sue maestose foreste, l'Europa ospita un quarto delle foreste del pianeta, una quantità decisamente sorprendente e controintuitiva, se pensiamo che il Sud America, con le Ande e l'Amazzonia, invece tocca soltanto il 21% del totale, o il Centro e Nordamerica addirittura il 18%. I dieci Paesi più «afforestati» ospitano il 66% delle foreste mondiali. Inoltre, come è stato riportato da molti giornali, negli ultimi due decenni, nonostante il costante consumo di suolo, le foreste del pianeta hanno guadagnato circa 59 milioni di ettari, ovvero un territorio vasto all'incirca come la Francia, e si tratta di una conseguenza dovuta più all'azione della protezione delle riserve che non alla piantumazione di piante da parte di noi umani, ed è un fatto positivo; esistono di fatti due tipi di rigenerazione naturale, quella spontanea - la ghianda che cade e la pianticella che spunta e cresce - e quella assistita - noi che piantiamo un acero in giardino o in un bosco recentemente colpito da incendio o da altra catastrofe.Inoltriamoci nelle tecniche della shinrin-yoku, o bagno di foresta. Oggi esistono scuole in molti Paesi, attestati che si possono ottenere seguendo corsi ad hoc. In Italia sono usciti diversi libri dedicati, tra i quali Shinrin-yoku di Yoshifumi Miyazaki (Gribaudo), Forest Bathing di Eric Brisbare (Edizioni Red), Shinrin Yoku di Annette Lavrijsen (Giunti), Il bagno nella foresta di Ulli Felber (Il punto d'incontro), Shinrin Yoku della nostra Selene Calloni Williams (Studio Tesi), Piccolo manuale dello Shinrin Yoku di Bettina Lemke (Macro) e molti altri che vagano tra alchimia, psicologia, psicoterapia, medicine alternative e naturali, mistica. In effetti è un piccolo bosco editoriale che supera le mie concrete aspettative. Questo tipo di pubblicazioni, come altre che abbiamo già incontrato dedicate al culto e all'amore per la natura, le riserve, i grandi alberi, gli ambienti naturali, i giardini, mescolano citazioni poetiche e filosofiche o letterarie con consigli pratici: ad esempio come fare, dove andare, che pratiche adottare e sperimentare. Diciamo che i testi giapponesi tendono a essere pratici e partono dal concetto di «medicina preventiva», così è ad esempio il volume di Miyazaki, docente universitario e direttore del Centro per l'ambiente, la salute e le scienze dell'Università di Chiba. Ovvero: poiché oggi è risaputo che un lavoratore non stressato rende di più sul proprio posto di lavoro, in Giappone hanno predisposto vacanze e sentieri cuciti proprio per i propri lavoratori, ma più in generale per le diverse categorie di persone, dagli studenti ai pensionati alle famiglie. Andare a camminare in una riserva vuol dire stare meglio, che sia un percorso affrontato in solitaria, o meglio in compagnia, il Paese ha investito miliardi di yen per aiutare la propria popolazione a guadagnarsi un maggiore equilibrio psicofisico. Il neologismo shinrin-yoku viene coniato nel 1982 da Tomohide Akiyama, direttore della Agenzia forestale giapponese. Sono stati effettuati studi scientifici per constatare come si evolve un cervello umano e un corpo che cammina in foresta, e alcuni di questi nella meravigliosa isola-foresta di Yakushima dove io stesso sono stato per diversi giorni quando andai in Giappone in visita ad alcuni dei grandi alberi millenari. Ecco la conclusione degli studi, nelle parole di Miyazaki: «Il nostro corpo riconosce la natura come propria casa». Non ci sarebbe bisogno di aggiungere null'altro.Stare meglio non produce soltanto effetti benefici al proprio umore e favorisce rapporti con gli altri più distesi; aumenta la capacità dei corpi di coltivare una più alta difesa immunitaria e quindi riduce i costi che lo Stato elargisce in cure sanitarie. Le cose da fare sono moltissime: anzitutto staccarsi dagli impegni e dalla dipendenza tecnologica, quindi camminare, camminare a piedi nudi nei boschi, risalire le montagne, abbracciare gli alberi, meditare, addormentarsi sulle amache, dormire fuori in tenda, scrivere, poetare, disegnare la natura, raccogliere erbe naturali e medicinali, attività che si possono implementare ogni volta che ne abbiamo il tempo o che possono essere concentrare in ritiri speciali, fine settimana, sessioni guidate da esperti o da appassionati, chi più rivolto ad una pratica spirituale e magari religiosa, chi al benessere psico-fisico. In Italia abbiamo tante riserve naturali, abbiamo i parchi pubblici e le aree private, gli orti botanici, e quindi possiamo farlo ovunque, con vista tangenziale o con vista mare, nel cuore di Milano, ad esempio sotto i platani e i tassodi dei giardini del Parco Sempione, o a Napoli, accanto alle araucarie di Villa Pignatelli o ai piedi della canfora monumentale di Capodimonte, a Roma negli spazi del chilometro botanico di Villa Borghese e così via. Oppure, meglio ancora, tra i boschi della Val di Fiemme, nell'abetina del lago di Carezza, nei lariceti del Gran Paradiso, nelle faggete delle Foreste Casentinesi o nei castagneti disordinati e abbandonati dell'isola d'Elba. Perdiamoci per qualche ora, come scriveva Jalāl al-Din Muḥammad Rumi (1200-1273), poeta e teologo persiano, «le foglie di ogni albero portano messaggi da un mondo invisibile. Guarda, ogni foglia che cade è una benedizione».
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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