2025-08-12
«Nati per i social»: il documentario che racconta la vita dei baby influencer
True
«Nati per i social: La vita reale dei baby influencer» (Disney+)
Il film di Ines Novacic, su Disney+ dal 13 agosto, segue per cinque anni famiglie di giovani star dei social, tra coreografie, visibilità e pressioni. Un ritratto senza giudizi che mostra luci e ombre di un’infanzia vissuta online fin dalla nascita.
Il film di Ines Novacic, su Disney+ dal 13 agosto, segue per cinque anni famiglie di giovani star dei social, tra coreografie, visibilità e pressioni. Un ritratto senza giudizi che mostra luci e ombre di un’infanzia vissuta online fin dalla nascita.«Ci sono giorni in cui guadagniamo tanto da poter pagare un'intera carriera universitaria attraverso una sola fattura». In lingua originale, la frase non è suonata allo stesso modo. Kyler Steven Fisher, padre mormone di cinque bambini, tutti usati a fine social, ha parlato in inglese, facendo riferimento alle università della Ivy League, quelle che pesano sulle spalle dei propri studenti con debiti decennali. Il fatturato della famiglia, in cui i genitori hanno deciso di studiare per i figli un rigido protocollo fatto di coreografie e balletti, è così significativo da poter soddisfare, in un solo giorno, i bisogni che altri non riuscirebbero a soddisfare in un'intera vita professionale. E il merito, come Ines Novacic ha voluto raccontare, è, soprattutto, di quei bimbi biondi e perfetti, venuti al mondo senza che nessuno chiedesse loro di sottoscrivere alcuna privacy.I cinque Fisher, come gli altri, giovanissimi influencer di cui la Novacic ha raccolto testimonianze e parole, hanno aperto gli occhi per vedere, innanzitutto, la luce esagerata delle lampade artificiali. Hanno sentito musichette, imparato passi e mosse che potessero diventare virali. E, così facendo, hanno costruito la fortuna dei genitori, e, di riflesso, la loro.Nati per i social: La vita reale dei baby influencer, disponibile su Disney+ da mercoledì 13 agosto, ha seguito i Fisher per cinque anni. Insieme a loro, anche altre mini-star e le rispettive famiglie: i McClure, con le gemelle Ava e Alexis, Ethan Rodriguez, Like Nastya. Ines Novacic, regista, ha seguito i talent lungo ogni fase della propria carriera, nella quotidianità di giornate che, all'occhio esterno, finiscono per apparire straordinarie. Eppure, è riuscita a camminare sul crinale sottile dell'imparzialità, senza portare il proprio lavoro a sfociare nella formulazione di un qualche giudizio morale. «La cosa più interessante è la varietà di risposte che abbiamo ricevuto», ha dichiarato a Variety, spiegando come, tra gli spettatori, «Alcuni abbiano usato la parola "orrore" per descrivere la realtà di queste famiglie, mentre altri l'abbiano dipinta come una fiaba. Proprio questo credo renda la materia tanto magnetica, la consapevolezza di come, eliminate le sovrastrutture, resti una materia vicina al cuore di ognuno di noi: la famiglia, l'infanzia». E, nel mezzo, il racconto di un ménage diverso da quello che ci si è abituati a considerare normale.Nati per i social, infatti, mostra come alcune famiglie abbiano deciso di credere nell'unicità dei propri figli, crescendoli perché potessero diventare baby star. Il lavoro è stato mistificato attraverso il gioco, ma la pressione, l'ossessione per la condivisione, il bisogno materiale di avere seguito e consensi sono rimasti tali. I bambini, diventati quel che i genitori speravano, influencer in piena regola, sono cresciuti in fretta. Ma, sul rovescio della medaglia, hanno trovato soldi e tempo, quello di mamma e papà, diventati manager a tempo pieno, più presenti di quanto avrebbero potuto essere se la loro vita fosse stata regolata da un lavoro d'ufficio. Bianco e nero coesistono, dunque, fra le immagini del documentario, testimonianza pulita e oggettiva di cosa voglia dire nascere sui social.
I vertici militari Usa riuniti a Quantico, Virginia (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi, a margine dell'evento al Parlamento europeo «Cacciatori e pescatori contro il divieto di piombo in Europa: i pericoli dietro l'ideologia».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)