
Il presidente non le dà la mano e allora la speaker della Camera straccia il suo discorso. È l'ultima «vendetta» (smorfie in diretta tv comprese) di chi incarna la sconfitta dei liberal. Aggravata dal flop dell'impeachment.«Avrei potuto fare anche di peggio». Per esempio invitarlo a cena. Invece Nancy Pelosi ha deciso di strappare con metodico furore da maestrina il discorso di Donald Trump, foglio dopo foglio, trasformando un appuntamento istituzionale in un imbarazzante teatrino davanti alla nazione. Questo resterà dell'allocuzione sullo stato dell'Unione a Washington, l'ultima prima della campagna elettorale, che il presidente degli Stati Uniti ha voluto intitolare «Il meglio deve ancora venire» per mettere il punto sulle riforme (soprattutto sul prepotente rilancio dell'economia) e guardare oltre le Montagne Rocciose.Di tutto questo rimarrà un video con lui in primo piano a concludere lo speech mentre lei - la presidente della Camera e padrona di casa nonché esponente di punta del partito democratico - subito dietro riduce a coriandoli i fogli con stizza per uno sgarbo subìto 78 minuti prima, quando Trump prendendo posto sul palco si era rifiutato di stringerle la mano. Strappare i fogli «era la cosa più cortese da fare considerato quali potevano essere le alternative», si è giustificata Pelosi che già lo scorso anno non aveva resistito dal contrappuntare le parole del presidente con smorfie di disgusto. Questa volta non si aspettava il dispetto e non lo ha metabolizzato neppure dopo un'ora abbondante. Eppure i due non si parlavano da quattro mesi, erano in rottura totale dei rapporti soprattutto dopo che la speaker della Camera aveva pronunciato l'atto d'accusa più odioso per un presidente americano: la richiesta di impeachment. Un gesto che si sta rivelando un boomerang (l'ultimo rilevamento Gallup dà il gradimento di Trump al 49%, il più alto di sempre) e che ha innescato un'escalation nella radicalizzazione delle posizioni politiche e personali. Il presidente non dimenticherà facilmente il volto soddisfatto di lady Pelosi mentre all'inizio di dicembre annunciava a reti unificate: «Nessuno è al di sopra della legge, se consentiamo a un presidente di esserlo lo facciamo a rischio della nostra repubblica». E neppure i tweet con i quali per settimane ha chiesto conto alla Casa Bianca dei rapporti con Vladimir Putin, al culmine di quell'enorme bolla mediatica che si sta rivelando il Russiagate. Da parte sua, la leader dem non ha mai metabolizzato la lettera con cui il presidente l'ha accusata pubblicamente «di operare un abuso di potere senza precedenti, incostituzionale», di «fabbricare bugie, posseduta dalla febbre da impeachment», di «essere la peggiore di tutti i democratici». Per concludere con l'anatema: «La storia ti giudicherà severamente mentre procedi con questa farsa». Nonostante ciò Pelosi si aspettava che Trump potesse metabolizzare tutto, passasse oltre e considerasse solo folcloristica la messa in stato d'accusa. Una stretta di mano e via. È una caratteristica progressista planetaria, forse l'unica che accomuna Washington al Nazareno: il galateo istituzionale innanzitutto, meglio se a senso unico. Della serie: lui non può non stringere la mano, io posso fare l'isterica con i fogli del discorso, perché lui rimane un bifolco e io una eccentrica signora dai pensieri profumati. La vicenda illumina il solito pregiudizio culturale: a parti invertite, Trump sarebbe stato fatto a pezzi dai media americani (e non solo), che invece si sono mostrati molto indulgenti con Nancy Pelosi. Soltanto il New York Times ha abbozzato una critica di facciata che peraltro somiglia a una recensione teatrale: «Il comportamento è stato particolarmente insolito per il personaggio, che s'inorgoglisce nell'esibire un appropriato decoro».Povera Nancy, sta per compiere 80 anni e nessuno la candida per la corsa che conta. Povera Nancy, che evidentemente porta sulle spalle il nervosismo cosmico del Partito democratico, in questi giorni alle prese con le primarie e con una figuraccia nell'Iowa. Dopo due giorni non si conoscevano ancora i risultati per un pasticcio con una app che un webmaster diplomato al Cepu avrebbe risolto in poco tempo. A margine di tutto questo, c'è il diavolo con i capelli color carota che vola nei sondaggi e (forse già oggi) sarà assolto dal Senato, nonostante il rep Mitt Romney abbia annunciato il suo voto contrario. Insomma, un incubo materializzatosi quando Trump davanti al Congresso ha scandito la frase: «Abbiamo sconfitto il declino dell'America, il meglio deve ancora venire». Ha ricordato di avere abbattuto i numeri dell'immigrazione clandestina, di avere costretto gli alleati della Nato a contribuire in modo più equo per le spese militari, di avere eliminato due «assassini assetati di sangue» come Abu bakr al Baghdadi e Qassim Soleimani. Ha presentato accanto a sé come ospite Juan Guaidó, leader dell'opposizione in Venezuela. Ha promesso «una nuova stretta sull'aborto» e l'apertura di «12.000 nuove fabbriche in America». Crescono consumi e salari (+ 1,5%), diminuisce la disoccupazione (ferma al 3,7%) e con questi presupposti lui ha pronto un colpo a sorpresa: il taglio delle tasse per le classi medie. Alla fine tutti i repubblicani scandiscono «four more years», ancora quattro anni per vedere quel meglio che deve arrivare. E allora Nancy Pelosi proprio non si tiene, comincia a strappare fogli sempre più nervosa, sempre più depressa. Le zie non sono gentiluomini, scriveva Pelham Wodehouse un secolo fa. Men che meno quelle con il vezzo dell'infallibilità.
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2025-09-17
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