2025-06-07
Musk prova a ricucire. Trump rifiuta: «Ha problemi, per ora non gli parlo»
Elon Musk e Donald Trump (Ansa)
Il presidente smentisce la notizia di un’imminente telefonata col magnate. Che si prende pure con Bannon. L’ex stratega: «Elon è clandestino e drogato. SpaceX va nazionalizzata». Il miliardario replica: «Ritardato».Resta una notevole freddezza nel rapporto tra Donald Trump ed Elon Musk, dopo l’escalation di offese e minacce reciproche che li aveva visti protagonisti nel corso di giovedì. «Non sto nemmeno pensando a Elon. Ha un problema. Quel poveretto ha un problema», ha dichiarato il presidente americano ieri alla Cnn, aggiungendo che non gli parlerà «per un po’», pur «augurandogli il meglio». Tutto questo, sebbene, nella tarda serata di giovedì, vari pontieri avessero tentato di riavvicinare i due litiganti. Secondo Politico, a intervenire per evitare la rottura totale sarebbero stati sia alcuni consiglieri della Casa Bianca sia il finanziere Bill Ackman. Proprio Ackman, su X, aveva pubblicato un post, scrivendo: «Sostengo che Trump e Musk e dovrebbero fare la pace per il bene del nostro grande Paese. Siamo molto più forti insieme che separati». Un tweet a cui il ceo di Tesla aveva replicato con un altro post, affermando: «Non hai torto». Segno, questo, che Musk ha adesso intenzione di tendere un ramoscello d’ulivo al presidente, tanto che, ieri, ha detto che le sue critiche, almeno in origine, sarebbero state dirette al Congresso e non a lui. Il punto è che, se non altro per ora, Trump non sembra troppo bendisposto nei confronti del magnate. Basti pensare che, giovedì notte, fonti della Casa Bianca avevano annunciato che si sarebbe dovuta tenere una telefonata tra i due litiganti il giorno successivo: telefonata che, alla fine, la stessa Casa Bianca ieri non ha confermato. Addirittura, sempre ieri, il presidente americano ha detto ad Abc di non essere interessato a parlare con Musk, nonostante quest’ultimo stia invece cercando di mettersi in contatto con lui. Non solo. Il New York Times ha anche riferito che Trump avrebbe intenzione di vendere la Tesla rossa che aveva comprato a marzo. L’unico elemento nuovo è che, rispetto a giovedì, almeno ieri la temperatura dello scontro era significativamente scesa. Tutto questo, sebbene, come detto, il presidente americano non sembri ancora granché disposto a una riappacificazione.D’altronde, gli improperi volati nella giornata di giovedì erano stati particolarmente pesanti. Al centro dello scontro, come è noto, stava la legge di spesa che, fortemente caldeggiata da Trump, era stata bollata da Musk come un «abominio disgustoso», in quanto, a dire del magnate, troppo onerosa per il già cospicuo debito pubblico statunitense. Una critica che, neanche a dirlo, aveva irritato il presidente americano, il quale si era detto «molto deluso» dall’alleato di un tempo. «Sarò onesto, credo che gli manchi il posto» aveva aggiunto Trump. Musk, dal canto suo, aveva accusato il presidente di «ingratitudine», sostenendo che, senza i suoi finanziamenti, non avrebbe vinto le elezioni dell’anno scorso.L’atmosfera si era progressivamente surriscaldata. «Gli ho chiesto di andarsene, gli ho tolto l’obbligo di acquisto di auto elettriche che imponeva a tutti ad acquistare auto elettriche che nessun altro voleva (e che lui sapeva da mesi che avrei fatto!), e lui è semplicemente impazzito», aveva attaccato Trump, mentre Musk, dall’altra parte, ci andava giù pesante, tacciando l’inquilino della Casa Bianca di essere nei famigerati files di Jeffrey Epstein senza tuttavia addurre delle prove: secondo fonti ascoltate dalla Cnn, pare che proprio questa accusa rischiasse (e rischi ancora) di rappresentare il «punto di non ritorno» nelle relazioni tra i due. Non solo. Musk aveva altresì ventilato l’ipotesi di creare un nuovo partito, mostrandosi inoltre favorevole a mettere il presidente sotto impeachment. Trump lo aveva a sua volta minacciato di stracciare tutti i contratti federali in essere con le sue aziende.Tutto questo apre le porte a uno scenario complesso. Riemerge innanzitutto la dialettica interna al mondo Maga tra fautori e oppositori di Musk. Non a caso, nelle scorse ore Steve Bannon ha auspicato che il governo confischi SpaceX, chiedendo inoltre a Trump d’indagare sull’uso di droghe da parte del magnate, accusandolo di essere pure un clandestino. Ma, al di là di questo, si pone un tema strutturale per il Gop. Da una parte è senz’altro vero che, nella scorsa tornata elettorale, il Partito repubblicano ha beneficiato dei poderosi finanziamenti di Musk. Dall’altra, va detto che il ceo di Tesla non risulta eccessivamente popolare negli Usa, come dimostrato dalla sconfitta, in aprile, del candidato che aveva alacremente sostenuto alle elezioni per la Corte Suprema del Wisconsin. Musk non può non saperlo. E deve anche aver notato che, a seguito della lite con Trump, le azioni delle sue aziende avevano subito dei rilevanti contraccolpi. Questo contribuisce (almeno in parte) a spiegare il tentativo di disgelo portato avanti dal ceo di Tesla. Ma c’è un ulteriore elemento che emerge tra le concause di questa crisi: lo stato politicamente inconsistente in cui versa ormai da mesi il Partito democratico americano. Senza un’opposizione degna di questo nome, il mondo repubblicano rischia problemi di compattamento. E il litigio tra Trump e Musk sta lì a dimostrarlo.