
L’imprenditore Elon Musk attacca i dottori per il cambio di sesso di Xavier: «Mi mentirono».Un figlio diventato donna «ucciso dal virus mentale woke». Vivian Jenna Wilson, nata Xavier Musk, ha 20 anni e per fortuna è viva e vegeta, ma il padre Elon si è ampiamente pentito di aver dato l’assenso al suo cambio di sesso. E ora promette una lotta senza quartiere contro l’ideologia che, partendo dal politicamente corretto e arrivando alla cancel culture, intende annullare anche le differenze di genere. Il fondatore di Tesla è andato giù duro in un’intervista televisiva e lo ha fatto pochi giorni dopo aver annunciato il trasferimento della sede di X dalla California al Texas, per via della nuova legge californiana che vieta alle scuole di avvertire i genitori se un allievo inizia a usare pronomi diversi per riferirsi a se stesso. Vivian ha un fratello gemello e con il padre Elon Musk non parla sia per il cambio di sesso sia per motivi politici, dal momento che si proclama comunista convinta e «odia i ricchi», come racconta lui. Il miliardario sudafricano, 53 anni, seppe della sua intenzione di cambiare sesso dalla cognata, quattro anni fa, e diede il proprio consenso nel timore che Xavier potesse suicidarsi. Un «errore» che non si perdona e per il quale grida alla truffa. Musk si è fatto a intervistare dalla tv conservatrice Daily Wire e ha risposto alle domande di un noto psicologo americano, Jordan Peterson. Ha raccontato che suo figlio era chiaramente un adolescente «stranito» e confuso, a sedici anni, e che «è stato ucciso dal virus mentale woke». Parole dette con evidente dolore, ma assai pesanti. Ecco il racconto di Musk: «Mi hanno sostanzialmente ingannato nel dare il consenso ai farmaci che bloccano la pubertà […] parlandomi anche del rischio di suicidio in caso di diniego […]. Questo è successo nel 2022, prima che io capissi veramente che cosa stava succedendo. C’era il Covid, c’era molta confusione e mi è stato detto che Xavier avrebbe potuto togliersi la vita se non faceva quella cosa». Il miliardario visionario ha definito l’intero processo a cui si è sottoposto Xavier, farmaci che bloccano gli ormoni e poi operazione chirurgica, come «incredibilmente malvagio». E del resto si tratta in gran parte della stessa trafila inglese più volte raccontata da questo giornale, e di fronte alla quale il governo di Londra è recentemente corso ai ripari dopo decine di ripensamenti di giovani arrivati in età adulta e dopo che si era scoperto che non erano stati coinvolti in modo adeguato psicologi e psichiatri. I farmaci che bloccano la pubertà sono stati definiti da Musk «semplici sterilizzatori». Poi ha parlato da padre, con enorme tristezza: «Essenzialmente ho perso mio figlio e adesso capisco che c’è una ragione se chiamano questa cosa “deadnaming”. Lo chiamano così perché tuo figlio è morto e mio figlio Xavier lo è. Ucciso dal virus woke». In inglese si usa l’espressione «deadnaming» per indicare il nome che la persona trans ha deciso di non usare più. Insomma, Musk ha usato un’espressione scioccante, ma in qualche modo è partito da un gioco di parole. Se questa è la tragedia personale di Elon e Vivian, che hanno rotto ogni rapporto (lei ha preso il cognome della madre), c’è poi un profilo pubblico perché l’imprenditore ha rilevato un social come X e tende ad avere un crescente peso nel dibattito, non solo americano, dove è schierato con Donald Trump. Musk ha infatti detto chiaro e tondo allo psicologo che lo intervistava: «Ho giurato di distruggere il virus mentale woke dopo tutto questo. E stiamo facendo dei progressi». Non solo il termine «woke» è sempre più sarcastico nell’uso comune, ma è evidente che anche l’acquisto dell’ex Twitter, a ottobre del 2022, fa parte di un progetto. E proprio in quest’ottica, pochi giorni fa Musk ha annunciato che sposterà la sede di X in Texas dopo che il governatore Gavin Newsom, democratico, ha vietato alle scuole di informare i genitori dei ragazzi che si fanno chiamare con pronomi diversi da quelli che figurano sui documenti. «Questa è l’ultima goccia», ha commentato, «e a causa di questa legge e delle molte altre che l’hanno preceduta , attaccando sia le famiglie sia le aziende, SpaceX se ne andrà a Starbase, Texas».
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.






