2024-01-12
«Il testamento letterario della Murgia è zeppo di falsità sull’utero in affitto»
La studiosa Daniela Danna, esponente del mondo lesbico, recensisce il libro postumo della scrittrice queer. Summa di teorie che mascherano il mercimonio sulla pelle dei bambini con una presunta «liberazione» delle donneRicercatrice in Sociologia all'Università del SalentoÈ uscito, postumo, Dare la vita, il libro di Michela Murgia che raccoglie le sue riflessioni su maternità, famiglia, leggi, soprattutto in relazione a quella che lei chiama «gravidanza surrogata», di cui vorrebbe l’introduzione in Italia. Murgia non è una pensatrice sistematica. Incorre in gravi contraddizioni: nella prima parte del libro sottoscrive la tesi di Roberto Saviano che la ragione della mafia è la famiglia di per sé, salvo poi esaltare la famiglia queer nei brani successivi. Se «un sistema organizzato per famiglie non riconosce il bene comune, ma soltanto la protezione delle rispettive appartenenze», non capisco perché aggiungere l’aggettivo queer dovrebbe cambiare le cose. Scrive di temere i discorsi introdotti da: «Lo dico da madre», e nella frase successiva afferma: «Lo dico da madre d’anima». Murgia è stata una brava scrittrice, una mente creativa, ha avuto la capacità di rendere poeticamente realtà dure, e di usare la sua avvincente scrittura per la denuncia sociale. Ma sulla compravendita di neonati commissionati (Cnc), un tema che riguarda la legge, non riesce a inquadrare la questione né a portare argomenti convincenti per la sua introduzione: il parallelo con l’aborto non tiene. La base è la sua fantasia su una Cnc neutrale per le donne, se non addirittura liberatoria - una fantasia ancora diffusa insieme a quella del regolamento perfetto che salva l’autodeterminazione femminile (e quella dei neonati?). È un mercato, scrive, dobbiamo riconoscerlo - come se questo mercato non fosse creato dalle leggi, e solo in alcuni Paesi. È come avere la badante rumena sfruttata - come se uno sfruttamento ne giustificasse un altro. La donna deve poter decidere in ogni momento di tenere il bambino - come se il contratto che sottoscrive potesse essere altro che non il suo impegno a separarsene. Dobbiamo fare un regolamento giusto, perché altrimenti le persone vanno in India. A parte il fatto che l’India ha cessato l’orrendo sfruttamento da parte degli stranieri nel 2021, un figlio non è un oggetto di contrabbando. Semplicemente non è vero che «dove una legge manca, le donne lo fanno lo stesso e queste garanzie (cioè assicurazione, assistenza medica, psicologica e collaterali) non le hanno». Il figlio deve entrare in Italia con un certificato di nascita legale, che è quello che solo i Paesi che hanno introdotto la Cnc emettono (e che l’Ue scandalosamente ora riconosce). Se non si cambiano le leggi per permettere che si commissionino neonati per essere separati dalle madri e cresciuti da altri, ciò non può accadere.Scrive che è stata la richiesta delle femministe di Se non ora quando di dichiarare illegale la maternità surrogata a suscitarle sorpresa e disaccordo: «Chiedere che si faccia una legge per impedire la gestazione surrogata non soltanto non ferma lo sfruttamento, ma lo rende privo di limiti». Ma anche Se non ora quando sbagliava: il punto è proprio che se non c’è una legge che ammette questi contratti, la maternità surrogata in un Paese non esiste. Qualunque regolamento che abbia le migliori intenzioni, la crea.E secondo Murgia questi bambini commissionati hanno addirittura il privilegio di essere stati desideratissimi… non dalle loro madri però! Che spariscono. Chiama i committenti addirittura i loro «genitori biologici» nel caso i gameti siano propri. La gravidanza, il parto, non fanno «genitore biologico», evidentemente. Non la scandalizza «dare un prezzo alla funzione riproduttiva del corpo della donna (il che attiene alla sua libertà di scelta e ai limiti entro i quali la può esercitare)», come se ai committenti interessasse il processo della gravidanza e non ricevere un neonato - è per lui che pagano il prezzo. Non so come si possa in buona fede ritenere che la Cnc non sia un mercato di bambini. Purtroppo non abbiamo più la possibilità di dibattere con lei, ma Murgia mi invitò a una puntata di Kamasutra sulla Cnc. In camerino non scoprì le sue posizioni, poi in trasmissione fece chiaramente capire che approvava questa separazione di madri e figli, con contratti che travestono da dono la compravendita di un neonato. Mi disse che ne avremmo parlato ancora, anche perché le lasciai il mio tomone sull’argomento (Maternità. Surrogata? 350 pagine). Non mi cercò mai: aveva trovato la sua strada nell’importare nel nostro arretrato Paese i temi più avanguardistici, futuristici, transumanistici della contemporanea modernità, come quando in questo suo lavoro parla di «persone incinte» in omaggio all’identità di genere. E soprattutto come quando rifiuta di chiamare «madre» una donna che ha fatto un figlio per darlo ad altri («Non è quindi tollerabile oggi in un discorso serio sentir definire “maternità” il processo fisico della sola gravidanza» - come va chiamato allora il dare alla luce un bambino, il dare la vita del suo titolo?). E se «per secoli siamo state madri per forza», la liberazione delle donne non è certo la possibilità di diventarlo per poi rinunciarvi per forza. Scrive ancora Murgia: «La cosiddetta gestazione per altriə (formula comunemente abbreviata in Gpa) evoca problemi politici, religiosi, economici e morali alla radice di ciò che significa essere donne osando immaginarsi fuori dalla maternità biologica». No, non si tratta di questo. È un mercato di neonati commissionati introdotto dalla legge, in cui le donne perdono la capacità legale di riconoscere i propri figli, forzate dal contratto ad abbandonarli anche quando non vogliono più farlo, e i neonati perdono il diritto umano di essere cresciuti dalla propria famiglia, cioè dalla propria madre. Perciò non è possibile, come Murgia e altre sognatrici pensano, una forma di surrogazione in cui questo diritto appartenga alla donna. Se lo avesse chiesto a Famiglie Arcobaleno, le avrebbero risposto di no. Questo è il problema con i padri gay: sono loro in prima linea nel volere introdurre questo istituto legale anche nel nostro Paese benché, secondo la stima di Murgia, siano meno di un terzo di chi fa fare bambini all’estero. Non li contrabbandano dalle isole dei pirati, ma da quei Paesi dove l’istituto giuridico esiste, e se la madre è stata pagata, suo figlio diventa legalmente figlio di chi ha pagato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.