Assalti e coltellate tra nordafricani. Milano è ormai un ring per vendette

Due accoltellamenti in poche ore, uno nella notte alla Barona e uno in pieno giorno davanti a una scuola a Sesto San Giovanni. È il segnale più chiaro di una violenza che ormai caratterizza sempre di più Milano e che oggi si mostra nei luoghi e negli orari in cui dovrebbe esserci maggiore sicurezza. Il capoluogo lombardo e la sua area metropolitana fanno i conti con un fenomeno che non è più episodico, ma strutturale.
Il primo episodio avviene poco dopo la mezzanotte di ieri in via Ovada, periferia Sud-Ovest della città. Un uomo viene aggredito da più persone, colpito con bastonate e diverse coltellate a testa, spalle e braccia. Poi la rapina. All’arrivo dei soccorsi perde i sensi e viene trasportato in codice rosso al Policlinico. Ha 24 anni, è di origine marocchina, ha precedenti.È fuori pericolo, ma resta ricoverato. Agli investigatori racconta di non conoscere i suoi aggressori, fuggiti subito dopo l’assalto.
Poche ore più tardi, la violenza cambia scenario ma non le modalità. A Sesto San Giovanni, davanti al liceo artistico De Nicola, uno studente di 18 anni di origine egiziana viene accoltellato all’addome all’uscita da scuola. Tre coetanei, anche loro egiziani, lo avvicinano e lo colpiscono, poi scappano. Alla base ci sarebbe una lite avvenuta il giorno prima su un autobus. Il ragazzo viene portato in codice rosso al Niguarda. È grave, ma non in pericolo di vita.
Questi due episodi si inseriscono in un quadro che i numeri ufficiali rendono difficile da minimizzare. Milano è oggi la Provincia con il più alto tasso di reati denunciati in Italia: quasi 7.000 ogni 100.000 abitanti. Secondo i dati del Viminale, nel 2024 in Italia sono stati denunciati circa 2,4 milioni di reati, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Milano, insieme a Roma e Firenze, concentra da sola quasi il 24% del totale nazionale.
Dentro questa massa di denunce, la voce che cresce di più è quella della violenza di strada. Le analisi presentate nei tavoli per l’ordine e la sicurezza in prefettura indicano che rapine e aggressioni restano elevate, soprattutto nelle aree urbane più dense e nei nodi della mobilità. Un dato pesa più degli altri: circa un reato predatorio su cinque, tra furti, rapine e aggressioni in strada, è commesso da minorenni o giovanissimi.
È in questo spazio che prende forma il fenomeno dei cosiddetti maranza. Non un’organizzazione strutturata, spiegano da tempo questura e prefettura, ma gruppi fluidi, spesso composti da adolescenti, che usano il coltello come strumento di intimidazione e affermazione. Nell’ultimo anno, nella sola area milanese, sono state segnalate quasi cento rapine commesse da minorenni con l’uso di lame: una ogni pochi giorni. Le lesioni aggravate tra under 18, in alcune zone, hanno registrato aumenti vicini al 50%. Il coltello diventa così un oggetto «normale», facile da portare, rapido da usare, difficile da controllare. Non sempre c’è l’intenzione di uccidere, ma spesso c’è l’illusione di poter gestire la violenza. Un’illusione che finisce in pronto soccorso.
A Sesto San Giovanni l’accoltellamento davanti alla scuola ha acceso lo scontro politico. L’opposizione parla di punto di non ritorno e accusa l’amministrazione di centrodestra di negare una realtà fatta di baby gang, aggressioni e paura quotidiana. Una distanza crescente tra la percezione dei cittadini e le risposte istituzionali. Il paradosso, sottolineano gli analisti della sicurezza, è evidente. Mentre alcuni reati tradizionali calano, la violenza di prossimità cresce. È più giovane, più impulsiva, più imprevedibile.
Due feriti, due storie diverse, una stessa città. E in messo una Milano che deve decidere se continuare a raccontare questi episodi come cronaca isolata o leggerli per quello che sono diventati: un segnale persistente di fragilità urbana e sociale, sottovalutata dalla giunta di centrosinistra di Beppe Sala.





