2025-01-24
Mps in marcia per prendere Mediobanca
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La piazza e il palazzo Salimbeni, sede della banca Monte dei Paschi di Siena (Ansa)
Si infiamma il fronte bancario. Dopo il blitz di Unicredit su Bpm che a sua volta vuole acquisire Anima arriva la madre di tutte le operazioni di Borsa. Monte dei Paschi ha lanciato a sorpresa un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, destinata a cambiare gli assetti del panorama bancario italiano.E non solo questo: Mediobanca, infatti è grande azionista di Generali che, proprio in queste ore ha varato l’alleanza con Natixis non gradita ai grandi azionisti Caltagirone (socio al 7%) e Delfin (10%). Due protagonisti che, in questa storia vedremo comparire spesso avendo partecipazioni rilevanti in tutte le società coinvolte nel blitz.L’operazione annunciata da Luigi Lovaglio, ad di Mps del valore di circa 13,3 miliardi di euro, si configura come un’iniziativa ostile, dal momento che non è stata concordata con i vertici di Piazzetta Cuccia. A confermare questa lettura sono diverse fonti finanziarie, che parlano di una reazione negativa da parte del consiglio di amministrazione di Mediobanca, il quale si riunirà a breve per valutare la proposta.L’offerta, che prevede un corrispettivo di 2,3 azioni Mps per ciascuna azione Mediobanca, valorizza le azioni della banca milanese a 15,992 euro, con un premio del 5,03% rispetto alla chiusura precedente. Nonostante l'offerta venga descritta come "volontaria", il fatto che non vi sia stato alcun accordo preliminare con gli azionisti di Mediobanca lascia intendere la natura non amichevole della proposta.La reazione della BorsaLe prime reazioni a Piazza Affari appaiono negative. Le azioni Mps fanno partire gli scambi con un ribasso del 7% dopo essere a a 6,3 euro mentre Mediobanca guadagna solo il 2,4% a15,6 euro. Una delle incognite principali riguarda la reazione dei grandi azionisti di Mediobanca, che detengono quote significative della banca. Tra questi, Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, con una partecipazione del 19,81%, e Francesco Gaetano Caltagirone, con il 7,76%. Entrambi sono azionisti rilevanti di Mps: rispettivamente il 9,78% per Delfin e il 5% per Caltagirone. In entrambi i casi è ragionevole pensare che saranno favorevoli all’iniziativa annunciata da Luigi Lovaglio. Il punto controverso, però, riguarda la partecipazione del Tesoro ancora azionista all’11% del gruppo senese. Il suo coinvolgimento in un’operazione di Borsa così rilevante è già al centro delle prime polemiche.Inoltre, un gruppo di azionisti, tra cui Banca Mediolanum, ha aderito a un patto di consultazione che controlla l’11,4% del capitale di Mediobanca. Tuttavia, la posizione di questi soci non è ancora chiara, e la loro adesione all’offerta potrebbe dipendere dalle trattative che si svilupperanno nei prossimi giorniL’obiettivo di Mps con questa Ops è acquisire l’intero capitale di Mediobanca e conseguire il delisting delle azioni di Piazzetta Cuccia. L’uscita da Piazza Affari , infatti, è considerato un passo necessario per favorire l’integrazione tra le due banche la creazione di sinergie strategiche. L'operazione, se portata a termine, trasformerebbe radicalmente il panorama bancario italiano, creando un nuovo gigante bancario che si collocherebbe al terzo posto nella classifica del settore. Ma soprattutto diventerebbe una presenza di primissimo piano in campo assicurativo visto che il controllo di Generali finirebbe saldamente in mano a Mps e ai sui grandi azionisti Caltagirone e Delfin Tuttavia, la reazione del mercato e degli azionisti rimane incerta, e molto dipenderà dalle prossime mosse dei protagonisti coinvolti. Soprattutto considerando gli intrecci molto stretti fra molti dei protagonisti
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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