La Russia ieri ha consegnato solo il 50% del gas chiesto da Eni, anche se la fornitura è rimasta sugli stessi livelli di giovedì. Vladimir Putin gioca una partita a scacchi per spingere le quotazioni e assicurarsi introiti. E così rallenta il riempimento degli stoccaggi.
La Russia ieri ha consegnato solo il 50% del gas chiesto da Eni, anche se la fornitura è rimasta sugli stessi livelli di giovedì. Vladimir Putin gioca una partita a scacchi per spingere le quotazioni e assicurarsi introiti. E così rallenta il riempimento degli stoccaggi.I flussi di gas in importazione in Italia ieri sono rimasti allineati ai due giorni precedenti. A dispetto dei nuovi tagli annunciati da Gazprom, espressi in percentuale, i flussi fisici non sono in realtà calati drasticamente. Dal punto di ingresso di Tarvisio sono entrati ieri 34 milioni di metri cubi di gas, 4 milioni meno del giorno precedente ma 13 in più del 15 giugno. Complessivamente in Italia sono entrati ieri 187 milioni di metri cubi, contro i 192 del 16 giugno e i 177 del 15 giugno. L’incertezza sui numeri, tra tagli annunciati e flussi reali, è legata al fatto che i contratti di importazione sono relativi a volumi di gas che possono cambiare, perché sia il fornitore sia l’acquirente possono usufruire di alcune flessibilità e inviare o richiedere quantitativi variabili di giorno in giorno. Per questo esiste il meccanismo delle nomine, ovvero la conferma dei quantitativi in transito che entrambe le parti danno giornalmente all’operatore di trasporto (cioè al gestore del gasdotto utilizzato per il transito del gas). Trattandosi di gasdotti che attraversano diversi Paesi e che riguardano quindi diversi gestori di gasdotti, la catena delle nomine risulta abbastanza complessa. L’annuncio di ieri di Eni, che ha comunicato un taglio del 50% della fornitura da Gazprom, in realtà si riferisce al fatto che la nomina di Eni, in aumento dal giorno prima a 63 milioni di metri cubi, non è stata completamente confermata da Gazprom, che ha invece nominato i quantitativi del giorno precedente, cioè 32 milioni di metri cubi. Ciò significa che nella realtà i flussi non sono calati, ma sono rimasti stabili. Se il punto di ingresso in Italia a Tarvisio mostra quantitativi giornalieri grossomodo stabili, altrettanto non si può dire per il punto di Passo Gries, in alta Val d’Ossola, da cui normalmente arriva il gas dalla Norvegia. Lì il flusso in entrata mostra sofferenza, essendo già in deciso calo dal 10 giugno ed essendosi assestato a una media degli ultimi sette giorni pari a 3 milioni di metri cubi. Molto poco, rispetto ai flussi usuali, che ad aprile, ad esempio, hanno fatto registrare una media di 23 milioni di metri cubi al giorno, saliti a 27 a maggio. In media, al sistema Italia nel suo complesso mancano non meno di 25 milioni di metri cubi al giorno rispetto alla situazione di aprile e maggio. Ciò significa che i quantitativi da destinare allo stoccaggio sono in calo. Infatti, esaminando la curva di riempimento che quotidianamente viene aggiornata da Snam, si nota un certo rallentamento nel ritmo di crescita della giacenza. In teoria, considerata la giacenza attuale, sarebbe necessario stoccare in media circa 60 milioni di metri cubi al giorno per arrivare a metà ottobre con gli stoccaggi pieni. Attualmente però la media giornaliera di riempimento è pari a 40 milioni di metri cubi. Con questo ritmo, all’inizio della stagione invernale potrebbero mancare circa 2,5 miliardi di metri cubi di stoccaggio. Annunci e dichiarazioni si sommano alla situazione reali dei flussi e provocano movimenti repentini nei prezzi. Ieri, dopo un calo marcato all’apertura, il prezzo del contratto future mensile per luglio ha fatto segnare un massimo di 134 euro al megawattora, per poi assestarsi in chiusura a 124,1 euro al megawattora. Se Mosca dovesse decidere di stringere ulteriormente sulle forniture, certamente assisteremo a un ritorno a prezzi ancora più alti. La volatilità estrema mette in difficoltà gli stessi operatori del mercato, alle prese con prezzi superiori ai 100 euro a megawattora con una volatilità del 25-30%. Intanto ieri anche l’operatore francese dei gasdotti Grtgaz ha segnalato che dal 15 giugno non riceve più il gas russo che normalmente transitava attraverso la Germania. Al punto di ingresso al confine con la Germania il flusso era già assai ridotto e Grtgaz ha dichiarato di non prevedere particolari problemi sull’approvvigionamento di gas per la Francia. Come del resto La Verità ha spiegato qualche giorno fa, la Francia ha sensibilmente aumentato le importazioni di Lng dalla stessa Russia, che dall’impianto siberiano di Yamal invia mensilmente ai terminali di rigassificazione di Dunkirk e Montoir-de-Bretagne circa 1 miliardo di metri cubi di gas. Come abbiamo già spiegato su queste pagine, il fabbisogno mensile del sistema gas italiano nel suo complesso è costante, anche se la distribuzione dei consumi sui mesi dell’anno non è lineare. Questo perché il gas importato e non immediatamente consumato viene immagazzinato d’estate. Quindi il sistema Italia ha bisogno sempre di circa 6 miliardi di metri cubi di gas al mese di importazione, considerato che la produzione nazionale è pressoché azzerata. Se non si riesce a mantenere questo flusso sono a rischio i consumi, se d’inverno, o gli stoccaggi, se d’estate. Le mosse del Cremlino sul gas, che difficilmente possono essere motivate da presunti problemi di manutenzione, costringono l’Europa a fare i conti con prezzi più alti che permettono a Mosca di incassare grossomodo le stesse cifre anche in presenza di un calo dei volumi. In più, mirano a condizionare le scelte politiche sulla guerra ucraina delle varie capitali europee, che il prossimo inverno rischiano di trovarsi ancora appese al filo di gas sempre più esile in arrivo dall’Est.
Antonio Filosa (Stellantis)
La batteria elettrica è difettosa. La casa automobilistica consiglia addirittura di parcheggiare le auto lontano dalle case.
Mentre infuria la battaglia mondiale dell’automobile, con la Cina rampante all’attacco delle posizioni delle case occidentali e l’Europa impegnata a suicidarsi industrialmente, per Stellantis le magagne non finiscono mai. La casa automobilistica franco-olandese-americana (difficile ormai definirla italiana) ha dovuto infatti diramare un avviso di richiamo di ben 375.000 automobili ibride plug-in a causa dei ripetuti guasti alle batterie. Si tratta dei Suv ibridi plug-in Jeep Wrangler e Grand Cherokee in tutto il mondo (circa 320.000 nei soli Stati Uniti, secondo l’agenzia Reuters), costruiti tra il 2020 e il 2025. Il richiamo nasce dopo che si sono verificati 19 casi di incendi della batteria, che su quei veicoli è fornita dalla assai nota produttrice coreana Samsung (uno dei colossi del settore).
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.






