2018-11-12
Morti di crisi, sono almeno 1.300 gli italiani suicidi negli ultimi 6 anni
«È un argomento tabù», dice Domenico Panetta dell'associazione Angeli. «La recessione ha colpito duro soprattutto fra piccoli imprenditori e disoccupati. Il picco tra persone di mezza età che abitano nel Nordest».«Chi dice che la crisi si è ormai conclusa, sbaglia e sbaglia di grosso. C'è ancora gente che si suicida per problemi economici, perché non riesce a trovare un lavoro, perché è vittima di banche, fisco e usurai». Ad affermarlo è Domenico Panetta, presidente dell'associazione Angeli della finanza. Sono quasi mille i suicidi dal 2012 al 2017 (esattamente 937) e 350 anche nei primi sei mesi del 2018. Non lo dichiara l'Istat, ma lo staff degli Angeli. I dati poi vengono confermati, con differenze poco significative, dall'Osservatorio suicidi per motivazioni economiche della Link Campus University, diretto dal professore Nicola Ferrigni, un sociologo che da anni compie ricerche sociali, particolarmente specializzato nel campo delle analisi nelle fasce marginali della popolazione. Per queste sue esperienze professionali viene spesso consultato dai dirigenti del Movimento 5 stelle per tutti i problemi collegati al reddito di cittadinanza.Il numero dei suicidi, dunque, non solo non ha subito flessioni, ma continua a incrementarsi ogni giorno: un fenomeno che ha interessato, nel periodo 2012-2017, il 42% degli imprenditori (piccole aziende e artigiani), il 40,2% dei disoccupati, l'11,6% degli operai e impiegati, il 2,8% dei pensionati e un altro 3,1% non identificato. La fascia di età maggiormente esposta è quella tra i 45 e i 54 anni, nella percentuale del 34,7%, anche se appare molto preoccupante la fascia più giovane (35-44), che rappresenta il 20% del totale dei suicidi.Chiariamo subito che i dati raccolti sono il risultato, ci dicono il professor Ferrigni e il presidente Panetta, di ricerche di volontari (studenti ed esperti di ricerche sociali), effettuate attraverso i media (giornali, tv, radio, social) e altre fonti (Comuni, strutture pubbliche di vario tipo): dati poi opportunamente verificati. Tutto questo perché l'Istat da molti anni non ha preso in considerazione rilevazioni specifiche nel campo delle motivazioni economiche (suicidi per mancanza di lavoro, per la povertà, per i mutui, l'usura, le difficoltà, eccetera). Anche per queste ragioni il numero dei suicidi potrebbe essere largamente superiore (negli ultimi cinque anni forse oltre 2.000 casi, ipotizza l'associazione Angeli) perché «spesso il suicidio viene mascherato da altre ragioni», oppure passato sotto silenzio. Del resto, aggiunge Panetta, «nessuna tv, nessuna radio, nessun quotidiano dedica spazio a questo fenomeno. È quasi sempre un argomento tabù. Anche per questa ragione reperire i dati è sempre una difficile impresa, visto che l'Istat non li rileva».i primi sei mesi del 2018Ma perché l'Istat, che conduce le indagini più sofisticate e particolareggiate, si blocca davanti ai suicidi? E, in particolare, su quelli che hanno motivazioni economiche? «Me lo sono chiesto anch'io», dice Ferrigni. «Quando ho posto questo quesito all'istituto, mi hanno risposto: “Motivi tecnici". Penso che, in realtà, non si voglia disturbare il manovratore. Nel nostro caso, lo Stato, il governo. Il suicida per ragioni economiche crea sempre imbarazzo, nelle strutture pubbliche, oltre che nei parenti, negli amici, nella Chiesa, nelle altre confessioni religiose, nel mondo della politica, delle imprese, del sindacato». In ogni caso, sono i governi (di tutti i colori politici, non solo quello attuale) che vengono presi di mira. Del resto, non solo l'Istat, ma anche altri importanti centri di ricerca (per esempio il Censis) non hanno mai messo in cantiere indagini, con rilevazione di dati, su questo tema. Vi è da aggiungere che, oltre ai suicidi, vi è da considerare anche il considerevole numero di tentati suicidi: 661 nel periodo considerato. Vediamo i dati dei primi sei mesi di quest'anno. Il mese con il più alto numero di vittime è stato gennaio, con 89 casi; poi maggio, con 75; aprile e giugno, con 64; febbraio con 58. Le vittime sono prevalentemente piccoli commercianti, disoccupati e pensionati. Il 30,8% per cento è stato rilevato nel Nordest, dove in Veneto, con le province di Padova, Venezia e Treviso, si è registrato il maggior numero di lutti. Segue il Nordovest, dove in Piemonte si riscontra il numero più alto (20%), il Centro, con il Lazio particolarmente colpito (21%). E poi a ruota il Mezzogiorno (il 25%), con le punte più alte in Campania (con le province di Napoli e Salerno) e in Sicilia. Tra le categorie interessate ci sono gli imprenditori e le partite Iva, con il 45% dei casi, seguiti dai disoccupati (32%), gli operai-impiegati (22%) e i pensionati (poco più dell'1%). Panetta, che è anche un esperto del mercato immobiliare, fa osservare che molti suicidi sono una conseguenza degli immobili messi all'asta perché i cittadini, a causa della crisi, non sempre riescono a pagare i mutui. «I dati del 2017 sono spaventosi», osserva. «Vi sono stati, dai siti del ministero di Grazia e giustizia, dei tribunali e delle società autorizzate alle vendite giudiziarie, 234.000 immobili messi all'asta. La regione più colpita è stata la Lombardia, con circa 44.000 appartamenti e negozi venduti nelle aste. Il capitolo dei mutui bancari andrebbe approfondito con indagini estese e forse la magistratura troverebbe molte magagne. Da anni vengono infatti concessi troppi mutui facili a persone che non sono in grado di pagare perché non dotate di garanzie e spesso neppure di un lavoro stabile». Panetta è riuscito a fondare da otto anni l'associazione di volontari che oggi presiede per aiutare imprenditori e famiglie in gravi situazioni economiche. All'appello hanno risposto numerosi commercialisti, avvocati, psicologi, esperti di economia e finanza che, a titolo gratuito, assistono chi ne fa richiesta. Agli assistiti vengono illustrati tutti i possibili percorsi per migliorare la loro condizione, prevenendo soluzioni estreme. Fra i sostenitori si trovano Comuni, associazioni professionali e la criminologa Roberta Bruzzone (testimonial dell'associazione). Ora gli Angeli della finanza, nati a Città di Castello, hanno aperto sedi, oltre che in Umbria, anche nel Lazio e in Campania. Si propongono di estendere la loro attività in tutta Italia. «Anche perché», sottolinea Panetta, «ci chiamano dappertutto e ovunque vi sono professionisti disponibili a non lasciare soli coloro che hanno bisogno anche solo di un sostegno morale».serve una task forceA questa emergenza sociale vuole dare una risposta anche l'Osservatorio della Link University diretto dal professor Ferrigni. «Non è sufficiente analizzare il fenomeno dei suicidi», dice l'esperto. «Vogliamo ora raccogliere attorno allo stesso tavolo tutte quelle organizzazioni di categoria, enti e associazioni che in questi anni, con sportelli di ascolto, numeri verdi e altre iniziative, hanno sostenuto imprenditori, disoccupati, precari e pensionati in difficoltà, garantendo aiuti psicologici anche alle loro famiglie». Quale l'obiettivo concreto? «Cerchiamo di creare una rete propedeutica all'avvio di una task force finalizzata a individuare insieme azioni, idee, proposte funzionali, da una parte, alla progettazione e promozione di politiche e interventi legislativi volti alla prevenzione e al contrasto dei suicidi, dall'altra, alla ideazione di percorsi di reinserimento dei cittadini più esposti, anche attraverso una partnership con i centri per l'impiego e le agenzie interinali». Forse in questa direzione potrà essere finalizzato, con gli opportuni controlli pubblici, anche il reddito di cittadinanza.
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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