2022-09-21
Morte post siero, autopsia negata
Nel riquadro, Antonino Mondo (Ansa)
Antonino Mondo, infermiere di Messina, perì dopo la seconda dose di Pfizer. Il tribunale vuole l’esame medico legale, ma i medici, da 7 mesi, rifiutano l’incarico con scuse risibili.Neanche si trattasse di un processo di mafia negli anni Ottanta, quando a fare le perizie medico legali per certi delitti si rischiava di finire crivellati di colpi, come era successo all’onesto medico Paolo Giaccone, direttore dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, che stava andando ad eseguire due autopsie su morti ammazzati da Cosa nostra e per questo fu ucciso nel vialetto del Policlinico, che infatti poi fu intitolato a suo nome… Neanche ci trovassimo, appunto, in mezzo allo stesso clima torbido che circonda ancora certi delitti dei clan, visto il potere che ha una perizia di orientare decisioni dei magistrati… In quegli anni di sangue i periti nominati dai tribunali che non cedevano alle minacce rischiavano di fare la fine di Giaccone, che pagò con la vita la sua decisione di non diventare colluso con gli assassini e se dunque alcuni medici, per paura, all’epoca rinunciavano, piuttosto, a certi incarichi, c’era da capirli ma non si capisce come oggi, quarant’anni dopo, in un processo che non è di mafia, si possa assistere a una lunga lista di defezioni da parte di medici legali incaricati di svolgere esami autoptici non su un morto ammazzato da Cosa nostra, bensì su un morto ammazzato, forse, dal vaccino anti Covid. Sta accadendo, ancora una volta, in Sicilia: il giudice civile di Messina ha ordinato una perizia sul cadavere di un uomo rimasto forse vittima di una reazione avversa ed è da sette mesi che non si riesce a svolgere questa perizia, perché ci sono stati ben sette medici legali che hanno rinunciato, uno dopo l’altro, all’incarico, con le motivazioni più disparate. Stiamo parlando di una causa contro ministero della Salute, Aifa e Asp di Messina aperto sul caso di Antonino Mondo, infermiere fino a prima delle inoculazioni atletico e sano, padre di due figli e morto a 49 anni dopo un progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute iniziate a essere non più buone dopo la seconda dose di Pzifer: l’infermiere, dopo aver avvertito dolori sempre più forti agli arti, ebbe una trombo-flebite a distanza di un paio di mesi dalla seconda puntura, flebite diventata così grave da ridurlo in poco tempo ad essere un invalido, senza poter più camminare, fino al sopraggiungere anche di forti disturbi agli occhi e poi al tracollo delle sue funzioni vitali, che lo avevano condotto, con una diagnosi di vasculite diffusa, in rianimazione e poi alla morte. Dopo la tragedia, la famiglia aveva incaricato gli avvocati Luigi Savoca e Loriana Gatto Rotondo di occuparsi del caso, per portare a processo le autorità sanitarie, visto che Mondo si era vaccinato perché obbligato dal decreto legge e già in sede penale una perizia della Procura fatta sulle cartelle cliniche aveva riconosciuto, seppure in via teorica, un collegamento tra il tipo di patologia diventata fatale per l’infermiere e l’incidenza riscontrata nella casistica di patologie simili post-vaccino, chiedendo tuttavia l’archiviazione per mancanza di certezze. La famiglia si era opposta - tutt’ora il fascicolo è al vaglio del gip - e aveva chiesto, al contempo, anche al giudice civile una perizia autoptica sul cadavere, richiesta quest’ultima che era stata accolta. Il presidente del tribunale civile di Messina aveva dunque proceduto, la scorsa primavera, alla nomina dei periti incaricati di svolgere gli accertamenti. Da quel momento in poi però tutti i medici interpellati si sono via via defilati, con motivazioni in alcuni casi assai vaghe: ad esempio il medico Antonio Corica, allergologo e immunologo, ha rinunciato all’incarico il 14 luglio scorso per «sovraccarico di lavoro», come egli stesso scrive rispondendo al giudice, mentre il medico Francesco Di Stefano, specialista in malattie nervose e mentali, nonché in medicina del lavoro, ha rinunciato in quanto, a suo dire «non competente» per rispondere ai quesiti posti del giudice. Un’altra dottoressa, Paola Luisa Minciullo, ha ugualmente rinunciato perché oberata dal troppo lavoro, scrive lei stessa e un’altra specialista in medicina legale, la dottoressa Elvira Ventura Spagnolo, ha rinunciato per «improrogabili impegni istituzionali». Un’altra, la dottoressa Marina Moleti, ha rinunciato all’incarico per «conflitto di interesse», in quanto dipendente dell’ospedale «Papardo» presso il quale l’infermiere lavorava e dove era finito ricoverato in rianimazione prima di morire. Anche il dottor Umberto Gulletta ha rinunciato all’incarico per «incompatibilità professionale» così come ha rinunciato la professoressa Patrizia Guarnera, che ha deciso di non svolgere l’esame sul cadavere essendo consulente presso il suddetto ospedale. Ora, si attende la risposta dell’ultimo medico nominato dal tribunale a metà di questo settembre, ancora non pervenuta agli atti. La salma di Antonino Mondo, deceduto ad agosto del 2021, è intanto rinchiusa in una cella frigorifero del cimitero. «È una situazione assurda», commenta la moglie dell’infermiere, Caterina Alibrandi. «Io voglio conoscere la verità perché credo sia un mio diritto. Chiedo solo questo: giustizia e verità, ma ancora nessuno riesce a dirmi perché mio marito, che era sano, ci lasciato così».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)