2023-04-19
La mortalità in Ue scende dopo tre anni. Mentre in Italia torna ad aumentare
Lieve risalita a febbraio nello Stivale. Al contrario, in Europa il trend si è invertito. Proprio dopo la frenata delle vaccinazioni.Uno studio danese mostra la correlazione tra danni collaterali e alcuni lotti del farmaco.Lo speciale contiene due articoli.Un doppio rimbalzo: uno - quello europeo - positivo; l’altro - quello italiano, negativo. Sono i nuovi dati sull’extra mortalità nel Vecchio continente, diffusi ieri da Eurostat. Che consentono di tirare un primo, si spera definitivo, sospiro di sollievo: a febbraio 2023, per la prima volta in tre anni, non è stato registrato un eccesso di morti. La pandemia e i suoi strascichi sono davvero finiti? La buona notizia, quindi, è che l’indicatore utilizzato dall’istituto di statistica è sceso al di sotto del valore di riferimento, che coincide con il numero medio dei decessi nello stesso periodo del 2016-2019. Due mesi fa, l’Unione è arrivata a -2%. Un anno prima, era stato rilevato un macabro +8%; nel 2021, un +6%. A raffreddare l’entusiasmo, tuttavia, c’è la consapevolezza che il miglioramento lieve arriva solo al termine di un periodo nero: nell’ultimo trimestre dello scorso anno, infatti, la mortalità si è mantenuta a livelli molto sostenuti, dal +12% di ottobre, al +9% di novembre, fino all’inquietante picco di dicembre, con il +19%, il valore più alto dell’intero 2022. A gennaio 2023, era iniziato il trend calante, con un +3%, preludio al risultato di febbraio. Mese nel quale due terzi dei Paesi Ue non hanno registrato morti in eccesso. Adesso, non rimane da sperare che la tendenza si consolidi.Tuttavia, in Italia abbiamo poco da festeggiare: il tasso di decessi, a febbraio, ha fatto registrare un sia pur modesto +0,8%, che giunge dopo il marcato e incoraggiante calo (-4,7%) di gennaio. Lo Stivale, come noto, viene fuori da annate particolarmente difficili. Nel 2022 ci sono state 67.879 dipartite di troppo. Nel 2021, 63.415. Anomalie ben superiori alle fluttuazioni del periodo 2015-2019, quando la deviazione massima era arrivata ai 12.960 decessi. Per di più, considerando come annus horribilis per eccellenza il 2020, quando il Covid ha picchiato più duro, salta all’occhio che, dopo la diminuzione della mortalità nel 2021, c’è stato un nuovo incremento nel 2022, sebbene non ai livelli del primo anno di pandemia. Una stranezza che la stessa Istat ha provato ad attribuire al cambiamento climatico, con un’inferenza che è eufemistico definire debole. Come avevano notato gli autori del report dell’associazione Umanità e ragione, in effetti, sia nel 2021 sia nel 2022, le morti si sono mantenute in «lineare e progressivo aumento». Il che porterebbe a escludere l’influsso di «fenomeni stagionali, quali l’influenza, il freddo o il caldo». Non nascondiamoci dietro a un dito. Sul banco degli imputati per i numeri tremendi del complicato triennio che ci stiamo lasciando alle spalle, ci sono le restrizioni e i vaccini. Le prime possono aver agito indirettamente: piuttosto inefficaci nel limitare la diffusione del contagio, hanno invece contribuito a far saltare screening e cure per malattie serie, da quelle cardiovascolari a quelle oncologiche. Il che spiegherebbe il boom di trapassi nei mesi successivi a quelli più caldi dell’emergenza. Sarebbero gli effetti collaterali dei lockdown, dei quali nel Regno Unito, tanto per citare un Paese, si discute da almeno la scorsa estate. Quanto alle iniezioni, i sospetti ricadono sulle reazioni avverse, specialmente miocarditi, pericarditi e trombosi, associate ai vaccini. Per onestà, va sottolineato che è impossibile stabilire con certezza una correlazione, sia pure in presenza di indizi. Tra essi, i dati inglesi di cui vi abbiamo dato conto ieri, dai quali si evince che, per uno strano caso, nei vaccinati (specie dopo la prima dose), aumentavano i decessi per cause diverse dal Covid. Coincidenza non significativa? Una colpa imputabile all’uso di Astrazeneca, da subito dimostratosi un preparato più problematico? Fatto sta che, dopo la pubblicazione del cruscotto di Eurostat, i maliziosi troveranno altro pane per i loro denti. È vero, difatti, che l’andamento delle morti era rimasto al di sopra della media fino alla fine dell’anno scorso. Ma è altrettanto vero che i segnali positivi del 2023 arrivano in un periodo in cui, di vaccinazioni, non si sente più parlare. Il grosso delle seconde e terze dosi è stato somministrato fino alla primavera 2021; poi, è stata la volta della campagna, decisamente meno efficace, per le quarte. Ma ormai, a porgere il braccio, praticamente non vanno nemmeno più i fragili.Lo ribadiamo: non è lecito trarre alcuna conclusione affrettata sia dai riscontri allarmanti del periodo appena trascorso, sia dall’auspicabile miglioramento in atto. Solo, continuiamo a chiedere chiarezza. Ad esempio, in Italia, la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid dovrebbe riuscire a ottenere dati scorporati sui decessi Covid e non Covid come quelli prodotti dall’Istat inglese. Se è andato tutto bene, come recitava uno slogan pandemico invecchiato malissimo, non c’è nulla da nascondere. Giusto?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mortalita-ue-scende-3-anni-2659877828.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-71-degli-effetti-avversi-gravi-proveniva-da-specifiche-fiale-pfizer" data-post-id="2659877828" data-published-at="1681881607" data-use-pagination="False"> «Il 71% degli effetti avversi gravi proveniva da specifiche fiale Pfizer» Dopo l’ampia letteratura scientifica sugli effetti della proteina Spike, un nuovo allarme, stavolta su lotti fallati di vaccini anti Covid, sta infiammando il mondo politico in Danimarca. La preoccupante notizia dell’esistenza di fiale «difettose» di Pfizer, evidentemente causata da assenza di controlli nel corso della somministrazione di massa, è stata comunicata da un trio di ricercatori danesi guidati da Peter Riis Hansen, h-Index 64, professore presso il Dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale Gentofte dell’Università di Copenhagen. Hansen ha pubblicato, insieme con i due colleghi Max Schmeling e Vibeke Manniche, una lettera sulla rivista peer reviewed European Journal of Clinical Investigation, nella quale i tre scienziati richiamano l’attenzione sulla «sicurezza dipendente da lotti di vaccino mRna Pfizer», così è intitolato il loro documento. L’articolo ha rilevato che su quasi 8 milioni di dosi di vaccino anti Covid somministrate in Danimarca (popolazione, 5.8 milioni di persone) da dicembre 2020 a gennaio 2022, su un totale di 52 lotti di vaccino, si sono verificati quasi 69.000 sospetti eventi avversi: più di 14.000 di questi eventi sospetti sono stati classificati come gravi, senza contare che sono stati registrati 579 decessi. I ricercatori hanno suddiviso i 52 lotti in tre gruppi: quelli con tasso di segnalazione non grave, grave (ospedalizzazione, malattia pericolosa per la vita, disabilità permanente) o decesso. Lo studio ha utilizzato i dati ufficiali registrati presso l’Agenzia danese per i medicinali (Danish Medical Agency, l’Aifa danese) e altri sistemi di segnalazione, tutti simili al Vaccine Adverse Event Reporting System (Vaers) utilizzato negli Stati Uniti; i dati sui numeri di lotto sono registrati presso lo Statens Serum Institut. «Considerando i 701 milioni di dosi del vaccino Pfizer (somministrate in quel lasso di tempo, ndr) collegate a 971.021 segnalazioni di sospetti effetti avversi nello Spazio economico europeo, la possibilità di variazioni dipendenti dai lotti sembra degna di indagine», ammoniscono i ricercatori, «tenendo anche in considerazione l’autorizzazione concessa per uso di emergenza e la rapida attuazione di programmi di vaccinazione su larga scala». I tre scienziati nel loro articolo ricordano anche che nel 2021 in Giappone, in tre lotti di vaccini Moderna contenenti 1,6 milioni di dosi, sono state ritrovate 39 fiale contaminate da particelle di acciaio. Peter McCullough, citatissimo cardiologo americano (h-Index 100), censurato da Twitter per aver opposto dubbi scientifici sulla vaccinazione anti Covid di massa, ha spiegato che lo studio danese ha rilevato che «il 71% degli eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi», Di conseguenza «i dati confermano che la maggior parte dei rischi sono legati alla dose somministrata, e non alla persona che la riceve: sono risultati di fondamentale importanza», ha chiosato McCullough, perché «implicano che la débâcle del vaccino anti Covid sia davvero un problema del prodotto, non dovuto alla suscettibilità del paziente. Inoltre, la mancanza di controlli ha generato un disastro per la sicurezza. Alcuni sfortunati pazienti hanno ricevuto troppo mRna, altri mRna contaminato o entrambi, quindi sono stati e sono tuttora esposti a iniezioni dannose e, in alcuni casi, letali». I ricercatori sono stati chiari nel sottolineare che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i loro risultati e, ha confermato la ricercatrice Jessica Rose, «un’indagine più approfondita è necessaria per definire con più precisione per quale motivo i cittadini stanno subendo questa varietà di eventi avversi (di cui in Danimarca si parla senza più pudore, ndr)». Eventi avversi su cui in Italia la comunità scientifica continua colpevolmente a tacere, se non addirittura negare.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)