2020-07-08
Morricone componeva sullo spartito di Dio
Ennio Morricone (David Wolff - Patrick/Redferns via Getty Images)
Nel tributo generale è passata sotto silenzio la profonda fede cristiana professata dal geniale artista scomparso lunedì scorso. Credeva nella Creazione e nel potere benefico della preghiera: «La musica sacra e il canto gregoriano hanno dato origine a tutto».Certo, i geni, i santi e i grandi uomini in genere hanno qualcosa di sublime e di universale. E sembrano volare, come aquile, più in alto dei confini che delimitano noi uomini comuni: confini di lingua, di cultura, di usi, di costumi, eccetera.Così, l'astro della musica appena scomparso, Ennio Morricone (1928-2020). Un italiano geniale e forse irripetibile nella sua poliedricità artistica e musicale, che però era apprezzato a tutte le latitudini, da persone di ogni orientamento politico e di ogni ceto sociale.Nei tributi che l'immenso compositore ha ottenuto sulla stampa, sui social e in tv, pochi sono stati coloro che hanno ricordato, come si doveva, la profonda fede cristiana del musicista, espressa in tante interviste lungo la sua carriera.Per esempio, sul numero 27 del settimanale cattolico Credere, il maestro, solo 5 anni fa, raccontava senza peli sulla lingua (e laiche pruderie) la sua intimità spirituale. «Provengo da una famiglia cristiana. La mia fede è nata in famiglia. I miei nonni erano molto religiosi. Con mia madre e le mie sorelle abbiamo sempre pregato prima di andare a letto. Ricordo il periodo della guerra. Durante quei terribili anni pregavamo il Rosario».Per lui che ha fatto commuovere e vibrare milioni e milioni di cuori, avere fede - al contrario di quanto insegnano gli opinionisti in voga - significava voler essere «una persona onesta, altruista, rispettosa di Dio e del prossimo». Del resto, a suo dire, la musica d'Occidente deriva dai «primi trattamenti polifonici del canto gregoriano». Cioè dal canto a Dio fatto da monaci e monache, che prende il nome da papa Gregorio Magno, e fu innalzato nelle abbazie benedettine, nei lunghi secoli del Medioevo. Tra le tante arti prodotte nella storia dell'umanità, secondo Ennio Morricone, «la musica è sicuramente vicina a Dio. Nello stesso tempo la musica è proiettata nell'anima e nel cervello dell'uomo. Gli permette di meditare»: esattamente come affermava sant'Agostino nel suo celebre De musica.Questo legame tra musica e fede sarà di evidenza palmare nella colonna sonora, composta da Morricone per il film Mission. Con la quale ottenne la Palma d'Oro a Cannes, nel 1986. Fu proprio tale colonna sonora, e anzitutto il brano divenuto mitico Gabriel's Oboe, che valse a Ennio Morricone la candidatura al premio Oscar e la conquista del primo Golden Globe. La storia (autentica) dei missionari gesuiti, che in pieno Settecento illuminista, cercarono a prezzo della vita di liberare e redimere gli indios nel lontano Paraguay, divenne un punto fermo nella fede del maestro. Di Mission raccontò poi: «Il co-produttore del film, Fernando Ghia, mi portò a Londra a vedere il film. Di fronte al finale, ero piangente; a quella strage di indios e di gesuiti per mano portoghese e spagnola. Avevo davanti a me il regista e i due produttori e dissi: “No, io non la faccio [la colonna sonora], è bellissimo così". Credo di essere rimasto mezz'ora a piangere. E loro insistevano. Finché cedetti: “Faccio la musica"».Tra le ultime creazioni di una carriera troppo vasta e fitta per essere sintetizzata in un solo articolo, spiccano la Missa Papae Francisci e un componimento sulla Creazione, che Morricone poeticamente illustra così: «L'aria, la luce, l'acqua, il fuoco, la terra, l'uomo. Poi, la torre di Babele, da cui scaturisce, in ebraico, una moltitudine di voci in un crescendo sempre più imponente». Eh sì, il grande Morricone alla Creazione divina credeva, benché oggi non manchino coloro che - in nome della scienza - vorrebbero mettere al bando chi riconosce una Causa spirituale, dietro al Big bang.Ma anche nella chiesa, Morricone fu, in un certo senso, all'opposizione, pur come figlio fedele e devoto. Dopo la riforma liturgica del 1969-70 e la quasi scomparsa del canto gregoriano dalle basiliche e dalle cattedrali della cristianità, molti intellettuali di spicco, sottoscrissero dei manifesti per salvare la messa in latino e con essa il canto sacro, l'organo, la polifonia, e perfino gli altari e i messali più antichi. Tra i firmatari, spiccano i nomi, per non citare che gli italiani, di Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Giorgio De Chirico e tanti altri. A tutti questi nomi, e assieme a Riccardo Muti e al cardinal Domenico Bertolucci, più di recente anche Ennio Moricone si è aggiunto. Elevando appelli contro la dissacrazione della liturgia cattolica, a base di canzonette e schitarrate da scampagnata fuori porta. Intervistato nel 2009 da Avvenire notava che «la storia della musica è partita dalle esperienze liturgiche, l'opera è partita dalla messa come sacra rappresentazione. Pensiamo a grandi compositori, come i maestri di cappella o Girolamo Frescobaldi. Tutto è venuto dalla musica sacra e dal canto gregoriano. Ma la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, sta perdendo la grande tradizione del gregoriano. Sta succedendo quello che si verificava prima del Concilio di Trento, quando si mischiavano elementi profani alle melodie sacre. E Benedetto XVI fa bene a richiamare una certa attenzione».Il legame quindi tra arte, cultura e cristianesimo, fondativo dell'Europa - e ricordato solo da chi si batte per la preservazione della sua identità - era chiaro al maestro. Il quale, sempre al quotidiano dei vescovi italiani, aggiunse pepato: «Oggi nelle chiese assistiamo a un guazzabuglio per cui con le chitarre si suonano pezzi western su testi come l'Ave Maria».Chissà cosa ne pensano ad Avvenire ora…Sicuramente le note angeliche che il «Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica», ode adesso saranno conformi al suo afflato religioso. E chissà che non si sia messo a dirigere, anche lassù, qualche improvvisato coro di biondi serafini.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)