2018-10-05
Moscovici accusa l'Italia di imbavagliare la stampa, ma l'unica legge anti giornali è made in France
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Il commissario europeo al bilancio non finisce mai di stupire e dimostra, ancora una volta, di avere una memoria molto corta. Ad aver approvato un testo censorio con la scusa di bloccare le fake news è stato il partito socialista nel 2017, eppure il politico di Bruxelles continua ad accusare Matteo Salvini e Marine Le Pen di estremismo. Il 4 ottobre, Pierre Moscovici ha dichiarato a Le Monde che: «gli Orban, i Salvini, i Kaczyinski, i Le Pen disegneranno un'Europa dove la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati, le minoranze minacciate».Ovviamente il commissario europeo al bilancio, ha tutto il diritto di dire quello che pensa. Siamo in Europa, dove la libertà d'espressione vale per tutti. Però sarebbe bene che si documentasse meglio onde evitare di fare delle brutte figure. Già perché il suo paese natale, la Francia, nel corso dei mandati degli ultimi due presidenti, non si è fatta problemi per limitare più o meno palesemente i diritti fondamentali citati da Monsieur Moscovici. Correva l'anno 2013. Il parlamento transalpino discuteva della proposta di legge "Taubira" (dal nome del ministro della giustizia dell'epoca, sostenitrice del progetto) che introduceva il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Come tutti sappiamo, la proposta è diventata legge. Ma all'epoca del dibattito parlamentare un importante movimento di contestazione contro la legge Taubira, ha manifestato diverse volte a Parigi e in altre città, riunito sotto il segno de La Manif Pour Tous: il movimento d'ispirazione cattolica (ma con sostegni anche trasversali) che si batteva per affermare l'interesse superiore del bambino. Un bambino che, secondo La Manif Pour Tous, non deve essere privato di padre (come nel caso della procreazione medicalmente assistita per coppie di donne) o di essere prodotto a pagamento (come nel caso dell'utero in affitto). Il governo socialista francese dell'epoca non solo ha stigmatizzato questo movimento pacifico di cittadini come cattolico-bigotto, retrogrado, omofobo, ecc... Ma ha inviato persino la polizia contro una delle manifestazioni più importanti, quella del 24 marzo 2013. Per disperdere una parte dei manifestanti - famiglie con bambini e persone anziane - dagli Champs Elysées, la polizia non ha esitato a usare il gas lacrimogeno. Su dei bambini. Il ministro dell'Interno di allora era un certo Manuel Valls ora candidato sindaco di Barcellona grazie alla sua doppia cittadinanza. Uno dei suoi compagni di governo era Pierre Moscovici. Le cronache non riportano sue dichiarazioni di condanna degli attacchi alle famiglie. Certo gli Champs Elysées erano stati chiusi alla manifestazione. Ma le famiglie non avevano assolutamente un atteggiamento bellicoso.Nel 2016 l'Assemblea Nazionale ha approvato una proposta di legge del Partito socialista (poi diventata legge nel 2017, ndr) destinata a estendere l'applicazione del delitto di impedimento delle interruzioni volontarie della gravidanza. In altri termini la legge ha come obiettivo quello di perseguire quei siti internet che farebbero disinformazione. In realtà molti di questi siti ricordano che esistono anche delle alternative all'aborto. Certo nel 2016, Moscovici non faceva più parte del governo francese ma rimaneva (e rimane) un quadro del Partito socialista transalpino. Arriviamo quasi ai giorni nostri. Nonostante all'Eliseo non ci sia più François Hollande, anche con Emmanuel Macron le tentazioni di chiudere la bocca a chi non la pensa come il governo, e di controllare la stampa, sono sempre forti. Lo prova per esempio l'attacco che Macron ha sferrato ai media russi basati in Francia (la rete televisiva RT France e Sputnik.fr) durante una conferenza stampa con Vladimir Putin, tenutasi a Versailles il 29 maggio 2017. Il presidente francese ha definito le due testate «organi d'influenza». Non contento ha fatto presentare una proposta di legge contro le fake news, applicabile soprattutto in periodo elettorale. Un progetto che a causa delle fortissime proteste delle opposizioni e di buona parte dei media, è per ora in stand-by. Fortunatamente, non è stato approvato prima dello scoppio dell'affaire Benalla. Chissà cosa avrebbero avuto il diritto di dire i media francesi su questa vicenda.Dopo aver parlato di come nel paese di Moscovici, la politica tratta la stampa e la libertà di espressione, vale la pena parlare del rischio di controllo della giustizia paventato dal commissario Ue, nel caso di vittoria degli euroscettici. Anche qui, l'amministrazione Macron non si fa mancare nulla. A gennaio 2018, Emmanuel Macron aveva dichiarato davanti alla Corte di Cassazione che «la procura alla francese deve essere collegata al guardasigilli». Poi quest'estate, secondo quanto riportato da Le Monde e dal Canard Enchainé, il primo ministro ha convocato i candidati alla procura di Parigi (che indaga anche su Benalla, alcuni ministri attuali e alleati di Macron) a una specie di colloquio di lavoro. Una pratica sconosciuta finora che è stata bocciata da addetti ai lavori e opposizione perché, in Francia, i procuratori sono scelti dal ministro della Giustizia, sentito il Csm (parere non vincolante) e a seguito di un decreto presidenziale. Insomma la cassandra Moscovici sembra non essere ben informata sulle pratiche in uso nel suo Paese e quindi accusa quelli che potrebbero fargli perdere la poltrona se vincessero alle europee 2019.
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