2020-01-06
Paragone è quel che è ma i censori sono peggio
Non so quanti voltagabbana ci siano in Parlamento. A occhio direi molti, come molti sono stati nelle passate legislature. E però i giornali hanno deciso di prenderne di mira uno solo, o per lo meno uno che ritengono tale, ovvero Gianluigi Paragone, reo di essere stato un tempo filo leghista e poi di essersi candidato alle ultime elezioni con i 5 stelle. La scorsa settimana, per essersi discostato dalla linea grillina e aver votato contro la finanziaria, l'ex conduttore della Gabbia è stato espulso dai probiviri del partito. Avrebbe potuto finirla lì e traslocare tranquillamente nel gruppo Misto come hanno fatto in tanti, oppure nella Lega, ma Paragone invece si è permesso di reagire, attaccando il Movimento e di conseguenza (...)(...) la maggioranza di governo, accusando i suoi ex compagni di viaggio d'incoerenza. Non lo avesse mai fatto: in breve sul suo capo è stata rovesciata l'accusa di essere un furbacchione che salta da un posto all'altro, traghettando da una redazione a un partito senza soluzione di continuità. I più lesti nello sparare sul senatore dissidente sono stati gli ex colleghi giornalisti, i quali ne hanno approfittato per regolare vecchi conti e dire che Paragone è uno che ha scambiato giornali e partiti per taxi, prendendo gli uni e gli altri per arrivare dove si è prefisso. In altre parole, per coloro che hanno lavorato fianco a fianco dell'ex conduttore, egli non è altro che un arrampicatore sociale, cioè la versione maschile delle dame che passano da un amore all'altro a patto che sia economicamente vantaggioso. Ora io non so che cosa abbia fatto di tanto grave Paragone per suscitare tale simpatia da parte degli ex colleghi: non avendo mai lavorato con lui lo conosco poco. Posso solo dolermi che quando fui incaricato di dirigere Libero, oltre dieci anni fa, il futuro senatore fece le valigie e traslocò in Rai, ma questo non è sufficiente per detestarlo o per avercela con lui. Per quel che mi riguarda ognuno è libero di andarsene dove vuole, anche in una tv in cui chiunque entra con la tessera. Per me, se lo si desidera e si è disposti ad accettare le regole delle raccomandazioni, ci si può far sponsorizzare da chi si vuole, partiti compresi. Io di sponsor non ne voglio, ma solo perché non mi va di dire grazie a qualcuno, tuttavia non ho intenzione di imporre le mie abitudini ad altri. Tornando a Paragone, la transumanza dalla Lega - di cui non era parlamentare, ma direttore del giornale di partito - al Movimento 5 stelle non mi pare più grave di quella di altri onorevoli, i quali nel corso di varie legislature hanno pascolato in diversi prati pur senza ricevere il trattamento riservato al senatore ex grillino. C'è forse qualche giornale che se l'è presa con Andrea Romano dedicandogli articoli al vetriolo? Eppure l'ex studente dei salesiani ne ha fatta di strada, passando dalla passione per il fondatore del Pci Amedeo Bordiga agli studi a Mosca, per poi approdare al servizio di Massimo D'Alema e poi a quello di Luca di Montezemolo. Dopo infiniti giri di valzer, Romano si è candidato con Mario Monti, ma poi a Scelta civica ha preferito il Pd. Un altro che non si è fatto mancare un po' di giravolte è Gennaro Migliore, parlamentare nato con Rifondazione comunista per poi passare a Sel e quindi accasarsi con il Pd. Da ultimo, essendo alla corte del Partito democratico già da cinque anni, ha fatto le valigie sposando il progetto di Matteo Renzi e aderendo a Italia viva. E che dire poi di Gianfranco Librandi, che in pochi anni è riuscito a collezionare candidature in Forza Italia, Scelta civica e Pd e ora, come Migliore, ha traslocato in Italia viva?Insomma, se i commentatori volessero parlare di voltagabbana, di figure da prendere di mira, in questo Parlamento ne avrebbero tante. E allora torna la curiosità: perché mettere alla gogna proprio Paragone? Lasciamo perdere antipatie o simpatie personali e vecchie ruggini di redazione. Forse l'ex conduttore è uno dei pochi che su banche e Mes non si è rimangiato la parola cedendo alle esigenze di governo, che poi altro non sono che esigenze di non perdere la poltrona, cioè di evitare la fine della legislatura. Io non ho debiti di riconoscenza e neppure di risentimento nei confronti del senatore espulso dai grillini, però tutto questo odio da parte di onorevoli e colleghi un tempo sodali comincia a rendermelo simpatico. Forse perché spero che Paragone e altri come lui pongano fine alla giostra politica a cui assistiamo in questi giorni? Sì, lo confesso. Se il grillino pentito riesce a fare lo sgambetto al Conte bis, sono pronto a dargli una medaglia. Purtroppo temo che non accadrà, non per colpa sua, ma per tutti gli altri voltagabbana di cui giornali e onorevoli sembrano non accorgersi.