2023-10-27
Il mito di Brigitte Bardot in una miniserie in onda su Canale 5
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La serie porta per titolo una sola parola: Bardot, e più nient’altro avrebbe bisogno di essere detto. Bardot è Brigitte, B.B., il simbolo di un’epoca e di un’attitudine, di una libertà così feroce e vera da scatenare domande e dubbi, qualcuno di ordine morale. Bardot è, nella fattispecie odierna, una miniserie francese, le cui sei puntate Mediaset ha deciso di mandare in onda su Canale 5, dalla prima serata di venerdì 27 ottobre.La serie porta per titolo una sola parola: Bardot, e più nient’altro avrebbe bisogno di essere detto. Bardot è Brigitte, B.B., il simbolo di un’epoca e di un’attitudine, di una libertà così feroce e vera da scatenare domande e dubbi, qualcuno di ordine morale. Bardot è, nella fattispecie odierna, una miniserie francese, le cui sei puntate Mediaset ha deciso di mandare in onda su Canale 5, dalla prima serata di venerdì 27 ottobre. Brigitte Bardot, quella vera, ha riso di tutto questo. «Non mi interessa lo show», ha detto a Le Journal du Dimanche, quando ancora la serie risultava in fieri, «Quel che conta è la mia vita reale, con me dentro, non gli stupidi film biografici». Non le serie televisive, nemmeno quelle che, come Bardot, si ripropongono di indagare la genesi di un mito. Bardot, per la cui parte di protagonista è stata scelta, volutamente, un’attrice alla sua prima esperienza, sconosciuta al grande pubblico, non è la cronaca di un’intera esistenza. Prende pochi anni, i primi. Gli anni di una Brigitte quindicenne, figlia del XVI Arrondissement e di una Parigi alto-borghese, di una madre che si dice le abbia sempre preferito la sorella minore, Mijanou. Brigitte è poco più di una bambina, quando Bardot comincia. Insicura, fragile, arrabbiata. Danièle Thompson, regista, la descrive come un’adolescente qualsiasi, la cui ricerca di un’identità sia tormentata e tormentosa. Avrebbe bisogno di scappare, lontana dagli stigmi di un’educazione che sente non appartenerle. Ma lo strappo, quello fra lei e la famiglia di origine, sarebbe avvenuto solo attraverso un incontro, attraverso un uomo, Roger Vadim. Bardot parte da lì, dal 1949, dalla sicurezza che Vadim ha saputo dare alla sua Brigitte, dall’esordio nel cinema, non più modella per un’amica di mamma, ma attrice. I sei episodi della miniserie, con Julia de Nunez protagonista, seguono l’evoluzione di Brigitte Bardot, la sua consapevolezza di donna, l’incapacità di fingere o mistificare, di separare il privato dal professionale. E, seguendola, tengono traccia dei suoi cascami: l’amore ossessivo che una parte di pubblico ha tributato a B.B., l’odio che un’altra le ha riservato. Il 1949 sfuma negli anni Cinquanta, ed è l’erotismo, la sessualità sfacciata ed elegante di Brigitte Bardot a permeare la serie. Bardot, nata dal tentativo di riflettere sulla natura profonda del mito B.B., viaggia attraverso un decennio per raccontare come la ragazzina insicura che per grazia di mamma posava sulla copertina di Elle, nei suoi servizi moda, si sia trasformata in una Venere, scandalosa eppur capace di legittimare con la sua sola esistenza ogni comportamento libertino, ogni gesto troppo audace. I bikini, l’ombelico scoperto, le prime foto in topless. Bardot ripercorre e ricorda tutto, nell’indifferenza della donna che ne ha ispirato la trama, ma nell’eterna ammirazione che il mondo per lei ancora nutre: unica (o quasi) fra le dive d’Oltralpe ad aver incantato l’America, Marilyn Monroe d’Europa, testarda e fiera.
«Roast in peace» (Amazon Prime Video)
Dal 9 ottobre Michela Giraud porta in scena un esperimento di satira collettiva: un gioco di parole, sarcasmo e leggerezza che rinnova la tradizione del roast con uno stile tutto italiano.