2025-10-10
«Roast in peace», il gioco feroce dell’ironia su Prime Video
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«Roast in peace» (Amazon Prime Video)
Dal 9 ottobre Michela Giraud porta in scena un esperimento di satira collettiva: un gioco di parole, sarcasmo e leggerezza che rinnova la tradizione del roast con uno stile tutto italiano.
Dal 9 ottobre Michela Giraud porta in scena un esperimento di satira collettiva: un gioco di parole, sarcasmo e leggerezza che rinnova la tradizione del roast con uno stile tutto italiano.Per capire appieno il senso di Roast in peace, su Amazon Prime Video da giovedì 9 ottobre, bisognerebbe avere una certa dimestichezza con la lingua inglese e, soprattutto, con gli stilemi della sua comicità. Quel «roast», arrostito, letteralmente, ha nulla a che vedere con la cucina, i fuochi e le modalità di cottura. Si riferisce, piuttosto, ad un cucinare metaforico, quello che i comici riservano alle vittime della propria ironia. «Roast», nel linguaggio della risata, è il prestarsi, lento e consapevole, di un famoso ad un comico. Una graticola infinita, un placido girare dello spiedo sul fuoco. Il vip si espone al pubblico ludibrio, mentre il comico lo fa «arrosto»: cosa che, nelle cinque puntate dello show di Amazon, faranno Michela Giraud, Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Beatrice Arnera, Eleazaro Rossi, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase. I sette sono stati chiamati ad infierire, ciascuno, su quattro vip, scelti fra quelli più facilmente attaccabili dello showbusiness italiano. Seduti a favor di telecamera, il capo chino per assorbire al meglio i colpi dei comici, saranno Selvaggia Lucarelli, Roberto Saviano, Francesco Totti ed Elettra Lamborghini. Divisivi, discussi, idolatrati da qualcuno, crocefissi da tanti. A turno, il volto incorniciato da un quadro senza tela, si presteranno ad essere derisi, mentre la Giraud terrà le fila della narrazione. Michela Giraud, seppur comica, non salirà sul pulpito per prendere parola. Guiderà il gioco, il lento stillicidio, chiamerà i colleghi e li inviterà ad essere cattivi, a non frenarsi. A seppellire i famosi con una risata, lasciando che questi si vestano di nero, come se un funerale dovesse essere fatto per davvero. Roast in peace, chiaro richiamo al Rest in peace della tradizione cattolica, immaginerà che ai quattro malcapitati debba essere fatto uno strano encomio. Di quelli senza celebrazione, però, dove, anzi, ad essere riportati alla memoria siano gli aspetti più imbarazzanti del privato, della carriera, di un'esistenza intera. Battute e frecciatine si susseguono. Il pubblico ride. I famosi, seduti nella loro cornice piena di fiori, gli abiti neri e la veletta calata sul viso, tentano timide repliche. Come in Lol - Chi ride è fuori, insomma, ma senza che ci sia una regola da violare.Roast in peace, che come ogni talent show prevede un vincitore, non ha un meccanismo chiaro. Non come il format che lo ha preceduto, quanto meno. Allora, con Lol, bastava poco: una risatina appena accennata, per soccombere al gioco del silenzio ed essere sbattuti fuori. Con Roast in peace il meccanismo è diverso, più sottile. Sarà Michela Giraud a proclamare un vincitore, attenendosi alla reazione del pubblico, alla malizia delle battute, alle repliche di chi sarà costretto a subirle.