2020-07-13
Mitili ignoti. Il fascino segreto delle cozze frutti di mare per eccellenza
Vanno mangiate sempre cotte e solo aperte, sono più buone nei mesi senza «r», proteggono il cuore e il sistema nervoso.Dicendo oggi a una donna poco affascinante che sia una cozza si rischia l'accusa di sessismo, anche se, in realtà, perfino il Vocabolario on line del sito Treccani, ente enciclopedico divenuto roccaforte del politicamente corretto più dogmatico, riporta tranquillamente il «senso figurato con significato spregiativo riferito a donna considerata particolarmente brutta» e ci aggiunge anche il carico da dodici fornendo sinonimi popolari, sempre riservati alla sola donna, come «scorfano» e «racchia». Si potrebbe pensare che l'uso di cozza come epiteto italiano per la sola donna invenusta dipenda dal genere femminile della parola che istituirebbe un legame «elettivo» e immediato con la donna, ma non con l'uomo. La spiegazione non regge perché cozza è lemma nazionale per intendere la donna brutta, ma lo è, con riferimento al mollusco, solo a livello di denominazione commerciale, mentre nel linguaggio quotidiano è parola soprattutto meridionale (deriva dal latino cochleam cioè chiocciola nel senso del guscio del mollusco) perché al nord sono molto diffuse le dizioni maschili, con le quali, però, non si appellano né la donna, né l'uomo non bello. Per esempio, in Liguria si chiamano muscoli: il cantautore Fabrizio De André celebrò proprio i muscoli di Spezia - così si chiamano lì le cozze - nella canzone Jamin-a dell'album Crêuza de mä registrando la voce reale di Pino il muscolaio che, dalla sua rivendita di pesce fresco, gridava ai clienti: «Muscoli nostrani, i muscoli spagnoli non prendeteli perché sono molli!». I muscolai sono i coltivatori di mitili, tradizione che risale al XIX secolo e, tornando alla donna brutta also known as cozza anche laddove la cozza si chiami in altro modo, è molto probabile che l'accostamento non origini dal femminile di cozza, ma dal bisso, quei filamenti - composti da fibre di L-3,4-diidrossifenilalanina (Dopa) dalla resistenza alla trazione eccezionale - che il muscolo produce per attaccarsi alle valve e al contempo a un supporto come le rocce o i substrati duri del fondo marino per non essere spazzato via dalle mareggiate. Per questo ciuffo che fuoriesce dalle valve e che in fase di pulizia va rigorosamente strappato via (non di netto, perché non ci si riesce, basta fare su e giù mentre si tira per indebolirlo fino a spezzarlo), la cozza, infatti, viene anche chiamata «cozza pelosa», «muscolo peloso» e «modiola barbata». Il legame con la bruttezza femminile passa per questa strana peluria: la donna barbuta, ma anche semplicemente pelosa in generale, è generalmente considerata il contrario del fascinoso. Però cozza esplica una funzione dispregiativa, almeno a livello locale, anche oltre l'area femminile, essendo alla base di un'altra definizione negativa non estetica, ma tutta maschile cioè cozzalone: sostantivo dialettale in uso nella provincia pugliese di Bari, «cozzalone» vuol dire «tamarro». Grazie a Luca Medici che ha scelto come nome d'arte Checco Zalone, trasformando l'espressione locale «Che cozzalone!» in un nome e cognome d'arte, lo sappiamo anche noi che non parliamo, né capiamo i dialetti pugliesi.Tra i frutti di mare, cioè quel gruppo alimentare marino costituito da invertebrati che si raccolgono più come la frutta che come la pesca, cioè molluschi, crostacei, echinoidi ed esacoralli, la cozza riscuote un gran successo: si trova facilmente anche nei supermercati con banco del pesce fresco, ormai tutto l'anno, e, in caso di assenza di quest'ultimo, surgelata, costa un terzo delle vongole e un decimo dei gamberi rossi. Anche per questa facilità di reperimento e economicità tutto il mondo mangia sempre più cozze. Nel decennio 2007-2016 la produzione mondiale di cozze è progressivamente cresciuta, superando i 2 milioni di tonnellate nel 2016. Abbiamo detto «produzione» perché la cozza selvatica è ormai una rarità: il 94% della produzione proviene dall'acquacoltura e la classifica mondiale dei produttori vede, al solito, prima la Cina con 879.000 tonnellate, seconda l'Unione europea con 522.000 tonnellate (dati Fao 2016). Solo che, altrettanto al solito, dobbiamo notare che mentre nello stesso decennio la produzione europea è rimasta stabile, quella cinese è quasi raddoppiata e, chiaramente, si pone in competizione con quella europea sul mercato europeo come su quello mondiale. Facciamo attenzione, quindi, a contrastare questa invasione e ad acquistare cozze italiane, né cinesi, né spagnole. Se la Cina è la nostra spina nel fianco lontana, la Spagna è quella vicina: è il maggior produttore europeo di cozze e, è facile verificare al banco del pesce, le cozze spagnole fresche costano un po' meno di quelle italiane. Ebbene boicottiamole, compriamo quelle italiane. Siamo i secondi produttori europei (seguono Paesi Bassi, Danimarca e Germania) e ogni passo di avvicinamento ai primi è cosa positiva. La cozza più diffusa nei nostri mari e in generale nel Mediterraneo è la Mytilus galloprovincialis, chiamata in italiano mitilo mediterraneo, per differenziarla dalla cozza atlantica, il Mytilus edulis che si trova in Canada, Danimarca, Francia, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito: la nostra ha bisogno di una temperatura tra 10 e 20 °C, la specie Mytilus edulis tra 5 e 20 °C.Le cozze si nutrono di fitoplancton e materia organica, filtrando continuamente l'acqua di mare (ognuna può filtrarne 1.000 litri al giorno): per questo motivo sono dette «spazzini del mare» e i controlli, anche delle acque, prima della messa in vendita, devono essere rigorosi. Sconsigliamo assolutamente di consumarle crude come si fa in alcune zone di pesca di cozze selvatiche: per eliminare i batteri che possono essere presenti se la cozza è cresciuta in acque non sane è necessaria la cottura, il succo di limone, su una cozza cruda, non basta. Altra importante raccomandazione è quella di non mangiare le cozze che, dopo cottura, non siano aperte. Secondo un recente studio del professore inglese Karl Kruszelnicki, le valve non si aprirebbero per via della mancata denaturazione delle proteine del tessuto muscolare dei molluschi causata da una reazione peculiare e al contempo innocua al calore. Considerato che ogni anno 370 tonnellate di cozze e simili vengono gettati nella spazzatura, sentendosi rassicurati da Kruszelnicki si potrebbe pensare di non buttarle e mangiarle, ma a nostro avviso in assenza di certezza assoluta sulla commestibilità della cozza non aperta è meglio non rischiare: la cozza non aperta non ha raggiunto la temperatura di cottura di quella aperta proprio a causa della protezione del guscio, quindi non ha subito il trattamento battericida del calore. Si dice che le cozze siano più buone nei mesi senza la r, che sono quelli da maggio a luglio. Per alcuni si tratta di una leggenda, per altri è vero e ha una ragione sempre valida, cioè che le cozze sono più buone dopo la stagione della riproduzione che è autunnale e invernale, per altri era vero ed aveva una spiegazione legata all'igiene alimentare di quando non esistevano ancora i frigoriferi ed era meglio evitare di consumare frutti di mare dalla dubbia conservazione post-raccolta nei mesi estivi. Il periodo di raccolta più fruttuoso è comunque proprio questo, da aprile a luglio, quando anche il novellame, cioè le larve di cozze spinte dalle correnti, catturato e messo a coltura per un anno (la cozza selvatica vive anche fino ai quattro anni, quella allevata si raccoglie a massimo 14 mesi), viene colto e immesso nel mercato. Le cozze devono essere abbastanza grandi: le due valve, di colore marrone molto scuro o nero all'esterno e madreperlaceoall'interno, hanno solitamente diametro di 6 centimetri, ma possono giungere anche ad 11.Non molti lo sanno, ma anche le cozze possono contenere dentro la sorpresa della perla, che sono in grado di produrre come l'ostrica. Altra cosa simpatica da sapere è che la cozza arancione è femmina, quella giallo chiaro è maschio. Maschio o femmina che sia, la cozza è uno dei dieci prodotti freschi più acquistati in Italia (fonte Ismea): riserviamo quelle surgelate (che sono spesso cilene, poi spagnole, è davvero raro trovare nella Gdo le congelate italiane) alle eccezioni e di regola optiamo per quelle fresche. Cento grammi di cozze contengono 84 calorie, la metà del petto di pollo, una delle carni più magre che esistano. Nutrono però come se avessero più calorie, proprio in virtù di quei 3,4 g di carboidrati che non ci sono nel petto di pollo e che si sommano alle proteine, non poche, 11.7 g di proteine, ma comunque la metà rispetto al nostro pollo magro. Sempre rispetto ad altri alimenti di origine animale, le cozze presentano molti grassi polinsaturi, in particolare acido eicosapentaenoico Epa e acido docosaesaenoico Dha, e pochi saturi. Gli acidi Epa e Dha della famiglia dei noti omega 3, presenti anche nel latte materno, svolgono funzione ipolipemezzante perché riducono la concentrazione ematica di trigliceridi e colestero Ldl, indirettamente proteggendo così il cuore, proteggono poi il sistema nervoso centrale e sono antinfiammatori utili a partire dalla patologia neurologica a quella allergica e autoimmune. Molto interessante il mix di sali minerali e vitamine che ne fa un cibo sostanzialmente proteico-tonico: 315 mg di potassio, 236 mg di fosforo, 88 mg di calcio, 67 mg di magnesio, 5.8 mg di ferro, 0.12 mg di vitamina B1 e 0.16 mg di vitamina B2. Il potassio e il magnesio delle cozze possono sostituire l'integratore alimentare antistanchezza più acquistato in estate, quando la sudorazione mette il nostro organismo molto a rischio di carenza nutrizionale.Il fabbisogno giornaliero umano è di 300-500 mg di magnesio e 2000-3000 mg di potassio: con soli 3-400 g di cozze ce ne garantiamo la metà. Col magnesio regoliamo l'eccitabilità delle membrane nervose e muscolari, aiutiamo la trasmissione sinaptica e mineralizziamo le ossa, col potassio sosteniamo la ritmicità del cuore, regoliamo la pressione sanguigna - il potassio equilibra l'eccesso di sodio alimentare, normalizzandola - e contrastiamo la ritenzione idrica. La carenza di fosforo, invece, porta debolezza, demineralizzazione delle ossa, mancanza di appetito. Assumere questi sali minerali e queste vitamine tramite le cozze stimola la digestione, contrasta i radicali liberi e l'invecchiamento cellulare, combatte depressione e sbalzi di umore e contrasta l'anemia. La glucosamina, invece, di cui le cozze sono ricche, trasforma le nostre amiche in un potente antinfiammatorio naturale utile a combattere reumatismi, artrite e artrosi.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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