2022-09-16
Il mistero dei report e dei soliti 300 milioni
Antony Blinken e Mario Draghi (Ansa)
Sono almeno tre e coprono diversi anni i rapporti dell’intelligence Usa sui soldi dati da Mosca per sostenere partiti stranieri in 20 Paesi. Curioso che in tutti ritorni sempre la medesima cifra, anche quando la spesa è a quattro mani tra Russia e Cina.Stamane il sottosegretario con delega all’intelligence, Franco Gabrielli, è atteso a palazzo San Macuto. Lì c’è la sede del Copasir, garante parlamentare per la sicurezza nazionale. Gabrielli sarà chiamato a rispondere a una serie di domande sul report anticipato dai media americani e cavalcato da La Repubblica - a beneficio del Pd di Enrico Letta - e dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L’autorità delegata sarà chiamata a spiegare a chi siano andati quei 300 milioni spesi da Mosca per sostenere partiti di opposizione in 20 Paesi. Ma dovrà confermare che nelle pagine dell’ormai famoso report non ci sia l’Italia e tanto meno partiti tricolore. Il verbo confermare è corretto perché Gabrielli avrebbe già per le vie brevi comunicato al presidente del Copasir, Adolfo Urso, che l’Italia non è coinvolta. Altri esponenti del dipartimenti di Stato usa avrebbero detto la medesima cosa a esponenti del Copasir e soprattutto - a quanto risulta alla Verità - gli esponenti dell’intelligence Usa che risiedono a Roma avrebbero comunicato per le vie di competenza che il report in questione non è firmato Cia e che non conterrebbe riferimenti diretti all’Italia.A questo punto il Copasir stamani potrebbe chiedere di acquisire il documento per tagliare la testa al toro. Sempre che l’autorità delegata nel frattempo non l’abbia già ricevuto per i canali ufficiali. L’altro ieri il premier Mario Draghi parlando con il segretario Usa Antony Blinken avrebbe ricevuto le stesse rassicurazioni. Insomma, una infilata di pareri che dovrebbe essere sufficiente a chiudere la questione. In realtà, non basta. La notizia stessa del report è stata utilizzata per spezzare in due la campagna elettorale. Ieri il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha rilanciato a tutta pagina i sospetti e le accuse. Secondo i giornalisti della Repubblica ci sarebbero altri report, almeno altri due, che puntano il dito contro il nostro Paese ed eventuali legami con la Russia. È buffo che lo stesso quotidiano riporti poi nelle pagine successivo un documento di un centinaio di pagine datato agosto 2020. Il messaggio dell’articolo è chiaro: gli Usa hanno già lanciato altri messaggi, adesso però la posta si alza. Il report in questione si intitola «Covert foreign money» firmato da Josh Rudolph e battezzato dal dipartimento di Stato. In quell’occasione l’Italia viene citata a più riprese. Si tratta di pagine tratte da «open sources», come si dice in gergo. In pratica da articoli di giornale sulla vicenda Metropol e sulle accuse a Giancarlo Savoini di operare per conto della Lega e tenere i rapporti con Mosca. Gli stessi contenuti giornalistici hanno anche portato a un’inchiesta che tuttora giace al tribunale di Milano. La cosa ancora più buffa di quel report è la cifra di 300 milioni di dollari. Già due anni fa gli Usa accusavano la Russia di aver speso esattamente la stessa cifra che campeggerebbe sul report di quest’anno. Da notare che il vecchio documento, in un passaggio, stima la spesa per corrompere i partiti stranieri versata in un decennio. Mentre in altre pagine rispunta la cifra dei 300 milioni, ma stavolta spesa a quattro mani tra Russia e Cina. In un lasso di tempo di circa quattro anni. Non solo. Nel report 2020 ci sono passaggi che rimandano a un’inchiesta precedente nella quale spunterebbe la stessa cifra. Ciò avvalora la tesi di alcuni analisti che il report brandito come clava sulla campagna elettorale altro non sia che il medesimo testo aggiornato al 2022. Questo spiegherebbe di nuovo la cifra dei 300 milioni. E l’ambiguità sul concetto di accuse dirette. Tradotto, possiamo aspettarci che il nuovo report contenga le cifre suddivise in 20 Paesi e in altri capitoli le vicende giudiziarie che coinvolgono Savoini? Sì, sarebbe verosimile. Ma sarebbe anche una cosa molto diversa dalle accuse di finanziamento ai partiti. Per questo è importante accelerare l’eventuale desecretazione del report e la sua diffusione. Infatti, sarebbe il caso oltre alla convocazione del Copasir anche mettere in agenda una riunione del Cisr. Si tratta del tavolo che riunisce i sei ministri che hanno competenza sulla sicurezza nazionale. L’altro ieri Di Maio ha preso al volo l’opportunità di cavalcare le accuse con una perifrasi che lasciava aperta la possibilità di altri report contenenti nomi, conti correnti e associazioni od Onlus beneficiarie. Un ministro degli Esteri è chiamato a essere ministro nelle sue funzioni istituzionali e non capo partito in campagna elettorale. Per questo dovrebbe chiarire ai colleghi se il capo della Farnesina abbia ricevuto informazioni di cui altri non dispongono. Su questa vicenda gli interrogativi sono sempre più numerosi. A cominciare dagli importi. Il generale Carlo Jean, rilasciando una intervista al Giornale, ha spiegato che la cifra di 300 milioni è ridicola. Le potenze spendono molto di più per fare ciò che in gergo spionistico si chiama astro turfing, creare realtà politiche o sociali che destabilizzino il Paese finito nel mirino. C’è infine un dettaglio non da poco. Nessuno dovrebbe sovrapporre i governi con gli Stati. I governi vanno e vengono e si combattano tra di loro politicamente. Gli Stati si confrontano tra loro attraverso le istituzioni. Chi usa una prerogativa statale per fare attività di governo accende un falò difficile da circoscrivere. E che può anche essere controproducente.