2021-10-22
Mission di Sala&Gualtieri: eliminare l’auto
Roberto Gualtieri (Getty images)
La prima mossa dei gemelli in Comune è contro le quattro ruote. Il neosindaco di Roma vuole taglieggiare gli automobilisti: strisce blu più care e stop agli abbonamenti. Quello di Milano ammette gli errori sulle ciclabili ma rilancia: «Ne faremo altre»Dai cinghiali alle automobili, il bersaglio resta grosso. Roberto Gualtieri non si è ancora seduto nel suo ufficio in Campidoglio e già galoppa di bocca in bocca la priorità assoluta della città eterna: cacciare gli automobilisti dal centro. In subordine far pagare loro anche l’aria che respirano nonostante si siano svenati comprando gli Euro 6.2 col filtro Fap. «Più strisce blu, basta strisce bianche», è lo slogan dei primi cento giorni a Roma del sindaco piddino. In questo mostra piena sintonia con il borgomastro rieletto a Milano, Giuseppe Sala, anch’egli convinto che quella contro le auto sia una guerra santa. In un’intervista al Corriere della Sera ha rilanciato il karma dei prossimi anni: «l’ineluttabilità delle piste ciclabili».Quelle dei gemelli del gol in maglia rosè (anche se Vanity Sala ha le nouances arcobaleno), più che proposte sembrano minacce. A Roma sarebbe più saggio partire dal completamento della rete metropolitana o dal riassetto di quella urbana su ruote, praticamente gli autobus, evitando quegli spettacolari incendi diventati ironico corollario fotografico ad ogni servizio della stampa internazionale. Invece Gualtieri ha già pronte 23 delibere da approvare entro fine anno e la più corposa riguarda proprio la «sosta tariffata», che fu l’incubo di Virginia Raggi. La sindachessa pentastellata ha subìto per anni il pressing degli uffici ma si è sempre fermata a un centimetro dalla dolorosa riforma per due motivi: non andare contro la filosofia pauperista di Beppe Grillo e non presentarsi alle elezioni dopo aver messo la firma sul più impopolare dei provvedimenti. Galvanizzato da un paio di accordi di Bella Ciao in versione blues, il neosindaco ha meno scrupoli: chi vorrà parcheggiare dovrà pagare caro, molto caro. L’obiettivo è quello di arrivare a 150.000 stalli a pagamento, raddoppiando quelli esistenti senza aumentare di un centimetro gli spazi. Morale: basta comprare qualche tonnellata di pittura blu e riverniciare i rettangoli bianchi, mettendo una tariffa oraria ed eliminando - per cominciare - i 16.816 parcheggi gratuiti. L’intenzione è di salvaguardare le zone residenziali e quelle con la maggioranza di uffici (dove il Pd ha lo zoccolo duro degli elettori), quindi la campagna prevede l’incremento dei posteggi blu attorno ai centri commerciali e nelle periferie. «Lo scopo non è fare cassa» si giustificano preventivamente con una certa coda di paglia i collaboratori di Gualtieri, «ma disincentivare l’utilizzo dell’auto legando la riforma al potenziamento del trasporto pubblico». Nel nome di Greta Thunberg si preannuncia la stangata: verrà rottamato l’abbonamento mensile da 70 euro e azzerato il bonus che regala otto ore a chi paga quattro euro cash. I prezzi saranno rivisti e gli sconti annullati. I permessi ai residenti andranno incontro a una drastica revisione, almeno a parole. In centro verrà applicata la vecchia idea grillina: «due euro all’ora per le prime due ore e poi tre per ogni ora successiva». Neanche a Portofino. Per controllare i furbetti verranno ampliate le funzioni degli ausiliari della sosta.Milano è più avanti. Il portafoglio degli automobilisti è stato già spremuto una decina di anni fa, quindi Sala si protende verso i fasti di Amsterdam: piste ciclabili ovunque. I recenti esempi sono nefasti, durante il lockdown i milanesi hanno visto nascere percorsi dadaisti che finiscono nel nulla o che si intersecano con le corsie del traffico pesante e i binari del tram. Pasticci come quello in corso Buenos Aires, criticati dagli stessi architetti green e dal 92% dei commercianti. Ma il sindaco rieletto non arretra di un millimetro e spiega: «Si può ironizzare quanto si vuole, ma la ciclabilità è una linea di tendenza inevitabile. Abbiamo fatto degli errori ma il futuro è in altre ciclabili e nella fase due».Più preoccupante della fase uno, consiste nel cancellare totalmente i parcheggi ai lati delle strade di scorrimento «per lasciare spazio a traffico cittadino e biciclette». Poiché è impossibile far scomparire le auto con la bacchetta magica, servirebbero almeno dieci autosilo multipiano sottoterra, quelli che l’ex sindaco Gabriele Albertini teorizzava 20 anni fa ma ai quali la sinistra si oppose ferocemente. Il guru verde Carlo Monguzzi, lo stesso che oggi fa il proconsole del sindaco ecologista, allora sosteneva che «bisogna evitare il consumo di suolo e pure di sottosuolo». Lungimirante. Così Roma e Milano, in nome della grande truffa dell’elettrico, dichiarano guerra alle auto per vivere in un’enorme via Gluck stile anni Sessanta. Senza un progetto complessivo, senza un piano concreto di riconversione delle caldaie dei condomini, senza un piano urbanistico che coinvolga associazioni e cittadini. Tartassare gli automobilisti è facile ma è pura ideologia e lo dimostra un dato che vale una sentenza: nel 2020 dei lockdown i morti di smog nell’area metropolitana di Milano sono stati 4.000. Limitarsi a pennellare strisce colorate per terra non migliora la qualità dell’aria ma peggiora la vita dei cittadini. Moriremo green mentre camminiamo sul marciapiede, abbattuti da un monopattino.