2019-12-31
        Miracolo di Natale in un tunnel di Autostrade
    
 
In Liguria sulla A26, già chiusa per problemi di sicurezza ai viadotti, sono caduti sassi sulla strada dalla volta di una galleria. Solo per caso nessun veicolo colpito. Benetton nei guai: volevano trattare sulle concessioni, invece il Mit convoca Aspi d'urgenza. Non è solo lo stato dei viadotti autostradali a terrorizzare gli automobilisti liguri: sono a pezzi anche le gallerie. Ieri pomeriggio sulla famigerata A26, nel tratto gestito da Autostrade per l'Italia tra Ovada e Masone - per il quale la Procura a novembre aveva chiesto la chiusura - dalla volta del tunnel a tre corsie ribattezzato Bertè, costruito nel 1977 senza uscite di emergenza né piazzola di sosta, si è staccata una grossa lastra di cemento, portandosi dietro diversi calcinacci. Il materiale è caduto proprio nel mezzo della corsia centrale e solo per un caso fortuito nessun veicolo in transito è stato colpito. Nelle immagini caricate sul Web dagli automobilisti si vedono le macchine fare la gincana per evitare lo schianto con gli inerti (un cumulo di dimensioni ragguardevoli). L'allarme è partito da Rossiglione, una delle prime uscite autostradali dopo la galleria. Il municipio ha diramato una allerta pochi minuti dopo il crollo: «Prestate massima attenzione sulla A26! La prima galleria dopo Masone, verso Genova, è investita da materiale. Autostrada in direzione sud in chiusura con obbligo di uscita a Masone, a eccezione dei mezzi pesanti che rimangono in coda». Gli automobilisti in transito, che hanno vissuto di persona quegli attimi agghiaccianti, hanno subissato il dispaccio municipale di commenti. La signora Monica Acerbi, per esempio, ha scritto: «Tra Masone e Ovada caduto un pezzo di soffitto della galleria, per fortuna non è andata addosso a nessuno, ma ora chiudono la strada! Noi salvi». Atlantia si è affrettata a far sapere che non sono stati coinvolti mezzi. Alcuni guidatori, però, come dimostrano le foto che circolano in Internet, l'hanno scampata davvero per pochi centimetri. Stando alle prime verifiche - condotte dai tecnici autostradali - si sarebbe verificato il distacco di una cosiddetta «ondulina» (un componente della volta) e di parti dell'intonaco cui era collegata. Le cui cause sono in corso di accertamento. Anche gli agenti della polizia stradale, giunti sul posto, hanno effettuato un'ispezione e riferiranno alla Procura tramite una dettagliata informativa. Gli operatori della Direzione primo tronco di Genova di Autostrade per l'Italia hanno predisposto uno scambio di carreggiata per consentire la riapertura al traffico in doppio senso di circolazione. Si è formata una coda di poco più di un chilometro. Solo pochi giorni fa Regione Liguria e Regione Piemonte annunciavano di aver ottenuto da Aspi la possibilità di rendere gratuito quel tratto autostradale dell'A26. Difatti dal 27 dicembre - e fino al ripristino della Provinciale 456 del Turchino, interrotta da una frana - il tratto Masone-Ovada è gratuito. Ancora una volta in questo territorio la fragilità delle infrastrutture ha messo a rischio delle vite. Soprattutto ora che il tratto in questione, proprio perché gratuito, è ancor più trafficato. Molto probabilmente la magistratura sarà interessata a verificare se anche per le gallerie i tecnici di Aspi e di Spea, il braccio operativo di Autostrade per l'Italia, usavano il metodo sui cui le inchieste per il disastro di Genova hanno acceso i fari: ovvero affibbiavano punteggi di valutazione tranquillizzanti, senza però andare a controllare sul campo lo stato delle strutture. I finanzieri che indagavano sul crollo del Ponte Morandi hanno riscontrato gli stessi criteri di valutazione anche per i viadotti liguri Pecetti e Gargassa, sempre sulla A26; per il Sei Luci, sulla bretella che collega A7 e A10; per i ponti Bisagno e Veilino, sulla A12. Poi il Teiro, a Varazze. Ma anche per il viadotto Paolillo, sulla A16 Napoli-Canosa; per il Moro, sulla A14 Bologna-Bari all'altezza di Ortona e per il Sarno, sulla A30 Caserta-Salerno. Verifiche sul campo, insomma, come confermato nei mesi scorsi dalle testimonianze di alcuni tecnici - e come anticipato a settembre dalla Verità - non ne venivano fatte da almeno cinque anni. Senza subire ispezioni i fabbricati si beccavano un bel 50, che è una valutazione abbastanza elevata, ma ovviamente infondata. «Si è assistito e si assiste», ricostruì il pm, «a una sistematica violazione delle norme tese a garantire la sicurezza della circolazione stradale e a una altrettanto sistematica falsificazione degli atti pubblici volti ad attestare le attività di sorveglianza effettuate e l'esito delle stesse». Era stata la stessa toga a evidenziare, inoltre, che «la normativa, oltre che il buon senso, impone di ispezionare le opere in ogni loro componente, sia esternamente sia all'interno». E lo stesso dovrebbe valere anche per le gallerie. È nell'ambito della stessa inchiesta che la Procura di Genova solo un mese fa ha chiesto la chiusura della tratta compresa tra l'allacciamento con l'autostrada A10 e lo svincolo di Masone, visto lo stato di ammaloramento dei viadotti Fado Nord e Pecetti Sud, per «rischio crollo». Ennesima grana nella già lunga lista dei Benetton, in trattative col governo riguardo le concessioni. Dopo l'ultimo crollo in galleria, il ministero delle Infrastrutture ha convocato con urgenza - stamani nella sede di Roma - la società Autostrade per l'Italia.
        Beatrice Venezi (Imagoeconomica)