2024-07-10
Miliardi Usa alla Polonia: colpo alla Difesa comune
Jens Stoltenberg e Ursula Von der Leyen (Ansa)
Due miliardi a Varsavia per comprare mezzi Usa: spiazzate le aziende del continente. Guido Crosetto: «Non c’è solo il fianco Est».giusto ieri si è tornati a sollevare il tema Kiev. L’Ucraina sembra infatti ancora lontana dal poter entrare nel patto atlantico, sebbene esistano manovre di avvicinamento. Volodymyr Zelensky lo scorso anno non nascose la sua ira di fronte a un diniego che definì «assurdo». Venerdì scorso, nella conferenza stampa introduttiva del vertice iniziato ieri, il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha assicurato che l’Ucraina è «più vicina che mai» a farne parte e ha illustrato il piano in cinque punti che potrebbe essere approvato durante il summit. Il presidente Joe Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono tra i leader più restii ad accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’organizzazione, scenario che renderebbe più concreto uno scontro militare diretto con le forze della Federazione Russa. Il che riporta tutte queste dichiarazioni al livello di marketing. Al contrario di un altro tema che viene citato poco ma conta molto di più: i fondi. Gli Stati Uniti già al tempo di Trump non nascosero il desiderio/minaccia di portare la spesa militare Ue al 2% del Pil. La questione concreta però è quali armi comperare. L’altro giorno a seguito di un incontro bilaterale tra Zelensky e Donald Tusk, il primo ministro polacco ha concordato con il Paese confinante l’idea di intervenire sul territorio ucraino per abbattere velivoli o missili russi. Una scelta non irrilevante che assume importanza e al tempo stesso pericolosità se la si legge con la notizia diffusa a poche ore dall’avvio del summit. Gli Stati Uniti forniranno alla Polonia un prestito di 2 miliardi di dollari per l’acquisto di armi: caccia di quinta generazione F-35, sistemi missilistici antiaerei Patriot e carri armati Abrams. A dirlo non un account twitter anonimo, ma il Dipartimento di Stato Usa. «La Polonia è un fedele alleato degli Usa e questo accordo rafforzerà ulteriormente il fianco orientale della Nato. La Polonia sta intraprendendo un importante programma di modernizzazione militare, compresi gli acquisti di equipaggiamenti di difesa statunitensi come jet F-35, sistemi missilistici Patriot e carri armati da combattimento Abrams». La nota - vale la pena sottolinearlo - cita soltanto armi americane. Al di là di alcune perplessità (non nostre ma di analisti militari) sulla capacità del carro Abrams di essere impiegato in Europa (è troppo grande, poco maneggevole e inadatto a terreni come quelli ucraini) il messaggio che arriva da questo finanziamento è di spaccatura del fronte Nato europeo. È notizia di giorni fa l’accordo tra Leonardo e Rheinmetall per la creazione di un mezzo cingolato che dovrebbe rappresentare il sistema d’arma dei futuri eserciti Ue. Chiedere alla Polonia, che si sta candidando a essere una testa d’ariete a Est, di dotarsi solo di armi Usa vuol dire spaccare sul nascere la Difesa comune. Abbiamo più volte sollevato dubbi e perplessità sul progetto e sui rischi per le nostre aziende in caso di isolamento, ma se deve funzionare la Difesa Ue deve essere perfettamente integrata nella Nato. Altrimenti si creerà un disequilibrio non solo finanziario ma anche strategico. Giustamente ieri il nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha alzato il dito puntandolo sul fianco Sud. «Fronte Est, fronte Sud e sicurezza del mondo sono i temi prioritari per l’Italia», ha spiegato. «Esiste un fronte aperto a Est e l’Italia è uno degli attori per gli aiuti all’Ucraina», ha ricordato Crosetto, aggiungendo che c’è un «Sud altrettanto importante», che «può essere altrettanto pericoloso», su cui Roma più volte ha lanciato l’allarme. Infine, c’è il tema della sicurezza del mondo «messa in pericolo da alcune autocrazie che ritengono che il diritto internazionale possa essere superato dal diritto della forza», «una cosa che noi non possiamo accettare». Avremmo bisogno di potenziare il ruolo degli organismi sovranazionali, di «un’Onu più forte, non bloccata da veti incrociati», ha concluso il ministro. Ora, l’Onu andrebbe rasa al suolo e ricostruita del tutto. Per farlo non si può prescindere dai valori fondanti della democrazia da un lato e dalle nuove tecnologie dall’altro. L’Onu dovrebbe occuparsi di garanzie a livello cyberspazio, nella dimensione dove le tensioni si fanno sempre più forti. Basti pensare all’elevato numero di attacchi hacker dai quali nemmeno la Nato sembra essere indenne. Nel dark web domenica scorsa è apparso un messaggio di un utente «natohub» e a seguire 217 Mb di dati che sarebbero stati sottratti al Tide sprint, una divisione che sta per Think-tank for information decision and execution superiority. In pratica un gruppo di lavoro Nato che condivide informazioni di alto livello su tecnologie avanzate. Non sappiamo se sia confermata l’invasione cyber (la Nato non ha smentito) , ma in caso andrebbe a sommarsi a quelle accadute nel 2022 e nel 2023. Vittime tecnologie Mbda (missili) e due piattaforme di attività condivise tra nazioni. L’attacco di domenica confermerebbe la tensione crescente un po’ come il tentativo denunciato dai servizi russi di rubare un Tu-22 da parte dell’intelligence ucraina con il sostegno di alleati Nato. Ciò che è certo è che se non ci si concentra sul cyber e sul Sahel la Nato avrà in futuro più difficoltà di quanto sta sperimentando oggi.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci