
Apple costruisce un (discutibile) negozio in centro e il sindaco Giuseppe Sala alimenta la retorica della città moderna e accogliente per promuovere sé stesso. In realtà c'è un'invasione.I nerd d'Italia sono in fibrillazione per l'imminente apertura dell'Apple store di Milano, il prossimo 26 luglio. L'azienda di Cupertino ha voluto fare le cose in grande nel capoluogo lombardo, tirando su (o meglio giù, dato che è sotterraneo) un negozio che per innovazioni è destinato a divenire il suo flagship store in Europa. Chi - sragionando - ha paragonato Steve Jobs a Leonardo da Vinci avrà ora a Milano una sorta di Cenacolo da visitare estasiato. Peccato solo che dietro al «cubo» che fino all'ultimo nasconderà l'opera, già montino le polemiche. Per la sua forma incassata, a gradoni, e la cascata permanente d'acqua, qualche malalingua l'ha subito ribattezzato «vasca da bagno» (restando così in tema con il vicino «pisciatoio», ovvero il monumento a Sandro Pertini di Aldo Rossi, così rubricato da Vittorio Sgarbi). A molti milanesi non piace che l'archistar Norman Foster abbia stravolto la sobria piazza del Liberty con un cratere che architettonicamente, lì in mezzo, c'entra come i cavoli a merenda; simile per effetto estetico alla piramide di vetro di Ming Pei nel cortile del Louvre che tanti dubbi sollevò (solo che quella almeno omaggia una forma arcaica e in più non è un negozio). La Apple intanto sostiene serafica d'aver creato «più che un negozio, un punto d'incontro e d'ispirazione, aperto a tutti» e difatti i larghi gradini sembrano ideali per bivaccare, sedersi e ciarlare; magari in breve tempo diverrà un'altra piazza Oberdan, ricetto permanente di sbandati d'ogni risma, ospiti graditissimi secondo la filosofia dell'accoglimento, in maglietta rossa da bagnino, del sindaco Giuseppe Sala.L'ennesimo sbarco yankee a Milano (a settembre in piazza Cordusio s'inaugura pure il caffè annacquato di Starbucks), ben evidenzia l'ambivalenza o, per dirla tutta, l'ipocrisia del sindaco Sala. Come un novello Leopoldo Fregoli, Sala riesce a presiedere gay pride e pranzi tribali - con il frasario più trito della sinistra più logora - nel momento stesso in cui benedice i grattacieli delle multinazionali e l'internazionalizzazione a capocchia (ché l'unico obiettivo internazionale di rilievo per Milano, cioè l'Agenzia del farmaco, è stato fantozzianamente ciccato, in attesa di vedere se il sindaco farà meglio con le Olimpiadi del 2026). Ma Sala è più ambizioso: vuole sfruttare il volano milanese per far strada nel partito e nella politica nazionale, secondo il collaudato metodo di Matteo Renzi che da semplice sindaco di Firenze si catapultò poi su ogni poltrona istituzionale, cercando di occuparle tutte anche per interposta persona. Infatti con una fulminea sortita, Sala si è subito proposto al Pd e all'Italia intera quale anti Matteo Salvini, proponendo un fantomatico «modello Milano» alternativo all'azione del nuovo governo. Cosa intendesse con quella formula nessuno l'ha capito, per primi quelli del Pd che si sono guardati ammutoliti pensando a un colpo di sole, specie considerando la sciagurata politica immigratoria della sinistra che ha trasformato molte zone storiche di Milano in suk e casbe a cui mancano solo minareti e muezzin. Forse Sala pensava alla sua idea politica di un'expo permanente: la città vetrina e cantiere dove fioccano gli appalti assieme alle indagini della magistratura. Modello di cui forse tra cinquant'anni un'altra Tangentopoli ci dirà meglio (quanto cioè le infiltrazioni mafiose hanno inciso sul cosiddetto rinascimento milanese e la sua foia costruttiva). Intanto qualcosa sappiamo: sappiamo di Roberta Cocco, l'assessore alla Trasformazione digitale con un conflitto d'interessi con Microsoft grande come una casa, e di Michele De Lucchi che progetta padiglioni civici dopo la villa a Zoagli del sindaco.Un po' come la mosca cocchiera della favola di Jean de La Fontaine, Sala si crede oggi il traino vincente della Milano più smart, quella dei danè e con la testa in Europa (mentre il resto della penisola va in malora). Perciò il rischio di apparire, non il tipico milanese spiccio e risolutore, ma un gran bauscia, è per lui all'ordine del giorno.Vien da chiedersi se inaugurando - tutto felice con la sua bella fascia tricolore da miss - il nuovo Apple store, il sindaco del Pd si rammenterà en passant che questi signori di Cupertino sono degli evasori fiscali acclarati e che, da padroni dell'etere, si ritengono al di sopra di leggi e Stati (ai quali di tanto in tanto lanciano qualche nocciolina); oppure se nello stile dei governi di sinistra - Roberta Cocco docet - farà finta di nulla per economica convenienza più di partito che di patria?
Frettoloso via libera della giunta (con pure le firme di due dirigenti finiti nell’inchiesta sull’urbanistica) alla vendita dello stadio a Milan e Inter. Beppe Sala assente. Ora il passaggio in Consiglio comunale: i contrari sono tanti. Le squadre: «Protezione in caso di future indagini».
Intelligenza artificiale (iStock)
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- Il Garante ha bloccato il riconoscimento facciale allo scalo di Linate, malgrado l’opzione per imbarcarsi velocemente fosse facoltativa. Il sistema era già stato sospeso a Roma.
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Temperature rigide (Getty)
Mentre «La Stampa» rilancia il solito studio già smontato dalla «Verità» sui decessi legati alla canicola di quest’estate, in cui si calcola quanti di essi siano imputabili all’uomo, la rivista «Lancet» conferma il buonsenso: per i fragili è molto più letale il gelo.
Lars Klingbeil (Ansa)
Il cancelliere ha annunciato un autunno di riforme «lacrime e sangue». In bilico il «Reddito di cittadinanza» per i disoccupati. Ma la Corte dei conti federale boccia la manovra perché non riesce a contenere il debito.