2025-06-01
Milano, assolto l’ex capo dei «ghisa». «Non diffamò il suo successore»
L'ex comandante dei vigili urbani, Antonio Barbato, con il sindaco Beppe Sala nell'estate 2017 (Ansa)
Il giudice conferma le anomalie gestionali del sinistro causato dalla figlia del Ilda Boccassini.Una sentenza del tribunale di Milano fa chiarezza su una vicenda che per anni ha intrecciato politica, giustizia e la gestione amministrativa di palazzo Marino. L’ex comandante della polizia locale, Antonio Barbato, è stato assolto dall’accusa di diffamazione: il giudice Sofia Fioretta ha riconosciuto che le sue dichiarazioni rientravano nell’esercizio del diritto di critica, fondate su fatti documentati e prive di rilevanza penale.Al centro della vicenda, la rimozione di Barbato nel 2017, decisa dal sindaco Beppe Sala, che lo sostituì con Marco Ciacci, ex dirigente della polizia di Stato ed ex coordinatore della polizia giudiziaria presso la Procura. La nomina suscitò polemiche, alimentate da dichiarazioni pubbliche di Barbato riguardo a un incidente mortale avvenuto nel 2018. A querelare Barbato erano stati proprio Ciacci e Sala, dopo che l’ex comandante aveva denunciato pubblicamente anomalie nella gestione dell’incidente in cui, il 3 ottobre 2018, perse la vita il pedone Luca Voltolin, investito da uno scooter guidato da Alice Nobili, figlia dei magistrati Ilda Boccassini e Alberto Nobili. Eppure Barbato si era limitato a porre tre interrogativi: perché Ciacci si trovava sul luogo dell’incidente, sebbene non fosse la prassi? Perché non fu eseguito l’alcol-test alla conducente, nonostante l’incidente fosse in codice rosso? E perché la gestione dei video fu così atipica? Del resto Ciacci, fino ad allora, non si era mai recato sul posto nemmeno per incidenti con vittime tra gli agenti. Quella sera, invece, si era presentato in abiti civili, pochi minuti dopo l’accaduto, e si era fermato accanto ad Alice Nobili e al padre. Dichiarerà in seguito che si trovava in zona per andare a cena. Tuttavia, il suo arrivo aveva stupito i ghisa: uno di loro, in aula, ha ricordato la reazione turbata della collega che era rimasta in soggezione nel vederlo apparire senza preavviso. Anche la mancata esecuzione dell’alcol-test fu giustificata dagli operatori con una valutazione soggettiva di sobrietà ma, secondo le linee guida della polizia municipale, il test avrebbe dovuto essere automatico. Anche la gestione delle immagini video, curata direttamente da Ciacci, apparve irrituale, poiché normalmente viene affidata a delegati.Nel 2021, sia Sala sia Ciacci hanno querelato Barbato per le sue dichiarazioni, rilasciate a Le Iene, Radio Radicale e nel libro Il sistema Milano. In particolare, l’ex comandante ipotizzava un presunto «patto scellerato» tra Comune e Procura per favorire la nomina di Ciacci in cambio di una protezione politica, accuse che i querelanti hanno definito false e diffamatorie.Il tribunale ha ora stabilito che Barbato non ha diffamato nessuno. Le sue critiche erano basate su fatti reali, documentati e corroborati da testimonianze. Si è trattato, ha scritto il giudice, di un legittimo esercizio del diritto di critica, anche quando fondato su valutazioni personali. Le sue opinioni, pur aspre, rientrano nella libertà di espressione. Nessuna delle sue dichiarazioni è risultata calunniosa o inventata. Significativo anche il passaggio in cui il giudice milanese definisce «sproporzionata» e «non motivata da accuse concrete» la rimozione di Barbato dal suo incarico nel 2017. Non risultavano procedimenti disciplinari né indagini a suo carico: secondo il giudice, la decisione fu adottata principalmente per evitare tensioni interne all’amministrazione ed evidenzia anche come la gogna mediatica contro l’ex comandante fosse partita dalla fuoriuscita di documenti da parte della stessa Procura. Il tribunale ha, inoltre, escluso ogni ipotesi di contiguità tra Barbato e ambienti mafiosi e ha smentito il suo coinvolgimento in un presunto pedinamento del vigile Mauro Cobelli. Le segnalazioni raccolte da Barbato su comportamenti irregolari sono, poi, state confermate da indagini interne e procedimenti successivi.Nel frattempo, la posizione penale di Alice Nobili si è chiusa con una condanna a nove mesi per omicidio stradale. L’inchiesta per abuso d’ufficio contro Ciacci è stata archiviata nel 2022, ma il tribunale ha comunque riconosciuto l’esistenza di irregolarità nella gestione dell’incidente.
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