2023-07-06
«Milano addio, per i disabili sei impossibile»
In una lettera al giornale, la madre di una giovane con handicap racconta quanto sia diventato arduo vivere nella città di Beppe Sala. «Mia figlia l’ha scelta, ma trasporti inaccessibili e servizi scadenti le provocano panico e pianti. Andrà, con amarezza, all’estero».Cara Milano, il mio orgoglio fiorentino non mi ha mai permesso di ammettere un senso reverenziale e fastidioso di inferiorità. In fondo, ho nascosto dietro l’indiscutibile e abbagliante bellezza di Firenze l’invidia per te, città europea con la modernità, l’efficienza, la mentalità e l’energia indispensabili per essere protagonista dei nostri tempi, noi poveri fiorentini incollati alla bellezza, alla nostalgia e alla gloria del Rinascimento.Così, quando mia figlia ha comunicato che avrebbe voluto vivere a Milano, ho accettato un po’ a malincuore e, con rassegnazione, mi sono arresa al baratto della bellezza con i tempi moderni. Un grande successo per te, cara Milano: figurati la rabbia rassegnata di una fiorentina.Non troppo tempo fa, erano gli anni in cui tutto funzionava, eri davvero una grande concorrente per le altre capitali europee: l’accoglienza, il gusto, l’innovazione autentica, la magia della moda, il buon cibo, la vicinanza al mare e ai monti, il prezzo delle case alto ma non altissimo come Londra o Parigi ti candidavano sempre di più tra le città con la vita migliore anche per una ragazza disabile come mia figlia.La disabilità, appunto, cara Milano, è uno «tsunami» nella vita di chi nasce e della sua famiglia. Abbiamo sofferto immensamente, abbiamo investito risorse di ogni tipo e B. è riuscita a diventare una donna serena e con un ottimo grado di autonomia.D’altra parte, ho cercato di crescere i miei figli cittadini dell’Europa, li ho fatti vivere e parlare la vita e le lingue del mondo in modo che potessero avere un orizzonte il più ampio possibile, per poter scegliere al meglio il proprio futuro secondo attitudini e desideri. Per B., scegliere Milano significava rientrare in Italia dopo anni di formazione all’estero. Un grande successo per te, cara Milano: eri stata scelta tra varie capitali d’Europa, più belle, molto accoglienti, dinamiche e organizzate, adatte ai giovani. Cara Milano, credo che tu possa essere orgogliosa perché da te si possono trovare persone fantastiche e autentica accoglienza nel lavoro.Ti aveva scelto anche per il suo grande orgoglio di italiana che non voleva ammettere di non trovare la possibilità di vivere la sua vita di disabile in Italia, non voleva darmi ragione. A Firenze non ci ha proprio provato: troppe buche per strada, troppe barriere, nessuna possibilità di autonomia, poca mentalità dell’accoglienza. Solo pietismo, tutto vecchio.Da qualche tempo la vita da te, cara Milano, è diventata impossibile: autobus non accessibili, metropolitana con ascensori rotti, tornelli inaccessibili o bloccati, accompagnatori non allertati, pedane che non funzionano, servizi igienici pubblici chiusi o sporchi, istituzioni locali che non prendono in carico e non danno risposte adeguate.Cosa è successo? Come puoi capire, non è accettabile che una ragazza che ha faticato immensamente per arrivare all’autonomia abbia crisi di panico al pensiero dei disagi che incontrerà per andare al lavoro. Io, cara Milano, non ho più la capienza emotiva per ascoltare i pianti di B. che arriva incolpevolmente in ritardo.Cara Milano, non sono disposta a mandare in fumo l’impegno di tutta la vita, non sono disposta a far regredire una persona che, pur disabile, può essere una risorsa produttiva e non un peso per la società. Cara Milano, probabilmente B. tornerà all’estero perché è fortunatissima tra gli sfortunati. Per te sarà solo un cittadino che, nell’anagrafe del tuo comune, risulterà emigrato iscritto all’Aire (Anagrafe italiani residente all’estero, ndr). Per te sarà un grande insuccesso, ma nessuno si accorgerà di niente, tutto avverrà in sordina, solo la famiglia e gli amici stretti si accorgeranno del suo trasferimento e del tuo insuccesso.D’altra parte, cara Milano, la disabilità è un problema solo della famiglia, a Firenze come a Milano. Tutto si svolgerà, come sempre, nell’indifferenza e nel pietismo, unici trattamenti riservati ai disabili nel nostro bel Paese, impegnato a dibattere sui diritti delle minoranze. Volevo dirti che mi dispiace davvero per te e per B., mi dispiace per la scommessa persa da entrambe ma davvero, io e mia figlia, siamo inermi di fronte alla possibilità di risolvere questi problemi.Ti saluto con affetto, cara Milano: rimarrà l’amarezza di mia figlia e, forse, di tanti altri come lei abituati alle rinunce, all’emarginazione, alla pazienza e alle umiliazioni che dovranno abbandonare anche il sogno di aver creduto in te!
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
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