2023-04-15
Dagli sbarchi ai mancati rimpatri, sui migranti il governo è in affanno
L’elettorato non è soddisfatto ma dopo anni di resa non esistono soluzioni rapide.Il governo di centrodestra sembra che cominci ad avere qualche problemino con il suo elettorato. Nelle lettere e nelle mail che arrivano alla Verità ci sono lamentele a proposito dell’immigrazione e in particolare della distanza fra le promesse elettorali e ciò che fino a ora è stato concretamente fatto. Non si tratta di un istituto di ricerca demoscopica né di un istituto di ricerca sulle opinioni degli italiani, ma si tratta, nel suo piccolo, di un quotidiano che è letto certamente dalla stragrande maggioranza che la pensa in modo omogeneo al centrodestra e che magari lo ha anche votato. Quindi non si tratta del Verbo ma di un osservatorio del quale sarebbe sbagliato non tenere conto. Cosa lamentano, soprattutto, coloro che inviano queste lettere e queste mail? Si va dagli immigrati, per la maggior parte irregolari abbandonati a sé stessi che pascolano nelle nostre città rendendole tra l’altro più insicure (è un dato incontestabile il legame tra microcriminalità e immigrazione clandestina, non esclusivo ma pur esistente, con numeri piuttosto impressionanti), al numero crescente degli sbarchi. Del resto, lo stesso premier, Giorgia Meloni, ha parlato di potenziali futuri, ma non troppo, 900.000 immigrati diretti verso l’Italia dall’Africa, dopo essere arrivati lì da vari punti di partenza, per il fatto che non si riesca ad attuare i respingimenti. In generale la solfa somiglia molto a quella degli esponenti del centrosinistra: «Avevate promesso molto in campagna elettorale e ora che siete alla prova non riuscite a fare un granché». Ora, si può criticare tutto, ed è giusto farlo, anche dagli elettori di centrodestra nei confronti del governo di centrodestra; anzi è quasi doveroso: ti ho votato, ti ho dato fiducia, ora voglio vedere quello che riesci a fare, insomma ti sto col fiato sul collo. Ma dov’è che le critiche non tornano? Nel momento in cui chi critica non si rende conto che il problema, purtroppo, è stato trascurato per anni e ora per risolverlo non ci vogliono mesi. Non c’è dubbio che su questo tema potrebbe incrinarsi il rapporto tipico della «luna di miele», che in effetti ancora resiste tra il governo di centrodestra e il suo elettorato. Ripeto: a oggi la «luna di miele» regge, ma com’è noto è molto difficile costruirla e molto facile incrinarla; quindi, il governo su questo deve stare attento. Le lettere e le mail che arrivano a questo giornale sono un fatto che indica un certo malumore, che ancora non si è trasformato in disaffezione. Uno dei ritardi che vengono segnalati è quello relativo al restringimento dei cosiddetti «permessi speciali», cioè quelli che permettono, una volta ottenuti, di avere un tempo a disposizione nel quale non è possibile respingere colui che esibisce questo certificato. Capite bene che se non si fa in fretta questo restringimento, e visto il numero di immigrati che arrivano, diventa molto complicato costringere queste persone a tornare a casa. Cosa ci vuole perché i migranti irregolari possano essere respinti? Le soluzioni sono due: o non farli partire o avere stipulato un accordo con i Paesi di partenza, che consenta il rimpatrio. Da questo punto di vista c’è stata una notevole attività del governo, sia da parte del premier Meloni, sia da parte del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Essa ha riguardato in particolare la Libia, dove si è parlato di un piano Mattei, la Tunisia e l’Egitto. Tajani ha inoltre proposto un’organizzazione europea per il salvataggio in mare dei migranti che, una volta salvati, vengano portati in vari Stati europei e non arrivino e si fermino solo in Italia. In definitiva il governo sta facendo molte azioni per contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare, ma non si può pretendere neanche che dopo una ventina d’anni di provvedimenti tampone si possa chiedere in pochi mesi al governo Meloni, non volendo il premier adottare provvedimenti tampone, una eccessiva fretta a che ciò avvenga. Ci ha stupito una frase che abbiamo letto nel Def che grosso modo recita così: il debito pubblico si abbatte anche con più immigrazione. Questo vuol dire che se aumenta il Pil automaticamente il debito cala, perché essendo una percentuale del Pil stesso è chiaro che se aumenta uno diminuisce l’altro. E del resto il ministro Francesco Lollobrigida ha detto, circa un mese fa, che ci sarebbe stato bisogno, per il solo settore dell’agricoltura, di 500.000 migranti. Però doveva essere comunicato diversamente, perché scritto così sembra uscito dalla penna di Elly Schlein e quindi a leggerlo ci è venuta la pelle d’oca. Per ora il centrodestra può dormire sonni tranquilli. Chi scrive su questo giornale, che non è certamente né critico a priori su questo governo, né tanto meno culturalmente lontano da esso, appunto per questo - ma anche per il fatto che chi scrive qui lo fa liberamente, essendo il giornale proprietà del direttore - non lesina e non lesinerà critiche al centrodestra, ove gli sembrasse che sbandi o vada fuori strada.
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)