- Le presenze triplicate dal 2020. L’accoglienza è obbligatoria per i Comuni, che per ognuno ricevono 100 euro al giorno. Ma non avendo strutture li girano alle coop. E parte il business.
- Il senatore Fdi Lucio Malan: «C’è l’interesse preciso a non ostacolare gli arrivi per non turbare il giro di soldi che c’è sotto».
Lo speciale contiene due articoli.
Godono di una corsia preferenziale per l’accoglienza, non sono sottoposti ad alcun controllo sulla veridicità dell’età dichiarata e sono inseriti a pieno titolo, con tutti i diritti, nel sistema sanitario e scolastico italiano. Sono i minori stranieri non accompagnati. Per la legge italiana devono essere accolti ed economicamente sostenuti dal Comune in cui vengono identificati. Ma nelle pieghe della che si addensano le vischiosità di un sistema che drena denari pubblici senza controllo. Dal 1° gennaio, come disposto dal ministero dell’Interno, il contributo riconosciuto ai Comuni per l’assistenza ai minori stranieri non accompagnati è salito fino a 100 euro ciascuno, al giorno. Una cifra che moltiplicata per il numero degli immigrati rende l’idea del movimento economico.
Per minore straniero non accompagnato si intende «il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo politico, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento». Negli anni 2011/2012, essendo stato proclamato lo stato di emergenza umanitaria Nord Africa, il governo stabilì particolari procedure per la loro accoglienza, in deroga alle leggi, e chiese a tutti i Comuni la disponibilità ad accogliere nei loro territori bambini e ragazzini che di lì a breve sarebbero giunti sulle coste italiane per la guerra in Libia e la Primavera araba.
l’accelerazione
Il fenomeno migratorio negli anni successivi ha accelerato. Così i governi hanno istituito un fondo che prevedeva un contributo forfettario a favore dei Comuni. Che però non avevano il personale e le competenze per l’accoglienza e l’integrazione dei minori giunti da soli in Italia. Ed ecco farsi avanti cooperative e associazioni, ai quali i Comuni giravano i contributi ricevuti in base al numero di minori ospitati. Più i flussi s’ingrossavano, più si moltiplicavano le realtà assistenziali. E senza alcun monitoraggio sulla qualità dei servizi.
La migrazione dei minori, protetta dalle legislazione nazionale e internazionale, è diventata presto il cavallo di Troia per entrare in Italia. Sono proliferati i casi di falsi minori spinti proprio dalla normativa che garantisce agli under 18 l’accesso automatico al permesso di soggiorno e l’ingresso in programmi di protezione. Messe radici in Italia, essi possono esercitare il diritto al ricongiungimento e far arrivare i parenti. Fino a qualche anno fa erano previsti un prelievo osseo e una visita auxologica per stabilire l’età, ma i costi sono aumentati e la procedura di identificazione è diventata antieconomica. Il sistema per aggirare la legge è diventato una prassi ricorrente. Basta vedere i dati recenti sul numero degli immigrati minorenni forniti dai report del ministero del Lavoro, che si occupa del fenomeno.
I ragazzi che arrivano in Italia senza i genitori sono soprattutto maschi e per l’80% di età compresa fra 16 e 17 anni, molto prossimi alla maggiore età. Il che induce a sospettare che dietro vi sia una strategia ben precisa. Negli ultimi mesi del 2022 sono aumentati gli arrivi da Egitto e Tunisia. Al 30 giugno 2022 le strutture che ospitano minori stranieri non accompagnati erano 1.433, soprattutto in Sicilia e Calabria (le regioni di primo approdo), e Lombardia ed Emilia Romagna, dove la rete delle coop è più capillare. I minori provenienti dall’Ucraina sono un discorso diverso: sono ospitati in gran parte da parenti e amici, diversamente dai loro coetanei di altra nazionalità alloggiati nelle strutture, e hanno un’età media più bassa, tra 14 e 16 anni.
Egiziani e marocchini
Dal 2020 le presenze sono triplicate. A novembre 2022 (ultimo dato fornito dal ministero del Lavoro) i minori stranieri non accompagnati in Italia erano 20.032. Due anni fa erano 7.080. Il maggior flusso è attribuibile solo in parte agli ucraini arrivati dopo lo scoppio della guerra, i quali comunque solo in minima parte pesano sui Comuni. Quelli di altre provenienze sono aumentati del 22% rispetto a dicembre 2021 e sono raddoppiati rispetto a dicembre 2020. Ben 4.756 sono approdati fra luglio e novembre 2022. Le regioni dove si è registrato il balzo più importante sono la Sicilia e la Calabria.
La progressione degli arrivi pone non solo un problema di costi ma anche di strutture. I centri governativi sono pochi: solo attivi solo sei progetti finanziati dal Fondo asilo migrazione e integrazione, cinque in Sicilia e uno in Molise, per 275 posti. Poi c’è la rete Sai (Sistema accoglienza integrazione), gestita dai Comuni, che oltre a prevedere vitto e alloggio si occupa anche dell’integrazione con azioni di informazione, assistenza e orientamento. Gli enti locali che scelgono di aderire al Sai possono fare domanda per accedere ai fondi ministeriali con i quali attivare i progetti di accoglienza sul proprio territorio.
silenzio sui servizi
Ma siccome i Comuni vogliono scrollarsi di dosso questa incombenza, diventa automatico rivolgersi a un ente gestore, le cooperative o le associazioni. Ai bandi di solito partecipano coop con coperture politiche. E tutti chiudono un occhio sulla qualità dei servizi offerti, fino a quando esplodono gli scandali o le tragedie come quella della onlus friulana Aedis: a fine anno una sua struttura d’accoglienza a Pasian di Prato (Pordenone) ha preso fuoco e un diciassettenne albanese ha perso la vita. Per altro, come rivelato nell’ultima puntata di Fuori dal coro, la Aedis ha avuto bilanci d’oro negli ultimi anni: nel 2018 utili per 27.928 euro, l’anno successivo per 109.864 euro, saliti nel 2020 a 775.115 euro e nel 2021 addirittura a quota 1.306.199 euro. Si parla di guadagni, non di contributi incassati per l’accoglienza dei minori. Un’altra struttura della Aedis a Grions del Torre (Udine) è stata chiusa dai Nas per gravi mancanze igienico sanitarie.
Le coop ricevono dai Comuni montagne di soldi e la legge le esenta dall’obbligo di rendicontazione, quindi non c’è verifica su come vengono spesi i soldi pubblici. Oltre a ciò, esse ricevono gli incarichi senza gare d’appalto perché la legge consente le deroghe. Dovrebbero fornire vitto, alloggio e ogni altro servizio: residenza anagrafica, codice fiscale, schede telefoniche, attività sportive, inserimento nel Servizio sanitario nazionale e nelle scuole. Ma quante lo fanno davvero? Gli scandali di coop che intascano i soldi ma ne spendono pochissimi per l’accoglienza parlano di un sistema affaristico che ha maglie estese. È un sistema che fa comodo a tutti.
«Se fai un controllo ti accusano di xenofobia»
«Non c’è alcuno strumento efficace per verificare che sono minori. La normativa è frutto dell’ideologia di sinistra tutta a favore dell’immigrazione indiscriminata. Non ci sono paletti, non c’è la possibilità di fare alcuna verifica, è come lasciare le porte del Paese aperte a chiunque». Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, si occupa da tempo della situazione dei minori stranieri non accompagnati.
Quale è stato l’effetto immediato della legge Zampa?
«Nel 2017 il 53% dei minorenni stranieri entrati in Italia aveva più di 17 anni. Quasi tutti erano ampiamente sopra i 14 anni mentre la legge è scritta per chi è nell’infanzia. La normativa non prevede alcuno strumento per verificare, in modo serio, se il ragazzo ha parenti o precedenti penali perché queste persone non hanno documenti. È sufficiente che il soggetto dichiari di non volere che si facciano indagini nel suo paese perché qualsiasi accertamento sia impedito».
Perché questa manica così larga?
«Il presupposto è che siano perseguitati politici. Ma coloro che si trovano in questa condizione sono una esigua minoranza, casi davvero marginali. Il principio invece è esteso a tutti i paesi, senza distinzione. Se anche arrivasse dalla Svizzera le condizioni sarebbero le stesse, è assurdo. Basta dichiararsi non accompagnati per avere un trattamento particolare e basta dichiararsi minorenni per essere trattati come tali».
Quindi fa fede la sola parola del minore, o cosiddetto tale?
«Esattamente. La legge non indica in nessun modo come accertare l’età. Nessuno ha la responsabilità su questo tema, basta la dichiarazione del ragazzo. Se qualcuno volesse fare un accertamento, oltre a tirarsi addosso l’accusa di essere xenofobo, deve avere il consenso del minore. La legge dice in modo preciso che i minori stranieri non accompagnati hanno diritto a parità di trattamento dei coetanei italiani».
Quali diritti hanno?
«Un articolo dispone che siano coinvolti e informati su tutti i procedimenti che li riguardano. L’articolo 16 dà la possibilità di ottenere il gratuito patrocinio. L’intervento della rappresentanza diplomatico consolare non deve esser richiesto nei casi in cui il minore abbia espresso volontà di avere la protezione internazionale. Quindi su un pluriomicida che dichiara 17 anni nessuno può azzardarsi a fare verifiche. Se ci sono dubbi sulla fedina penale e per accertare carichi pendenti, si può muovere la Procura che dispone l’accertamento. Ma nella prassi ci si limita alle dichiarazioni dell’immigrato».
Le maglie sono sempre più larghe…
«La facciata è quella delle buone intenzioni, di aiutare il profugo orfano che fugge da situazioni di guerra. Per questi casi, sono io il primo a dire che è necessaria l’accoglienza; ma sono situazioni marginali. Il problema è l’impossibilità di verificare età, identità e passato di chi arriva. Dobbiamo fidarci di quello che dicono. Questa legge è il frutto di un’ideologia favorevole all’immigrazione senza se e senza ma, non si vogliono mettere paletti. L’unico che ha deragliato da questo binario è stato l’ex ministro Pd dell’Interno Marco Minniti che ha cercato di contrastare l’immigrazione selvaggia, ma è stato una voce fuori dal coro».
I suoi emendamenti per limitare l’accoglienza sono stati respinti. Come è stato il dibattito?
«Avevo Pd e 5 stelle contro. Ho portato i dati sul numero dei reati commessi dagli immigrati minorenni ma gli emendamenti sono stati bocciati. Ha prevalso la retorica dei bambini che arrivano affamati e perseguitati alle nostre frontiere. Questo vale in alcuni casi, ma la maggior parte delle situazioni è molto diversa. Rimango convinto che c’è un interesse preciso a non ostacolare l’arrivo di migranti minori. Dietro c’è un business enorme che coinvolge troppi soggetti».





