2021-03-14
Ridotte a mezzo stipendio o a (non) lavorare da casa. Donne tradite dal governo
Risorse scarse, vedi il bonus baby sitter, o l'opzione «agile» venduta come una manna penalizzano in primis le mamme. Il disastro scolastico danneggia non solo i più piccoli.Abbiamo trascorso settimane ad ascoltare commoventi discussioni sui «diritti delle donne», sui posti di rilievo che ad esse spetterebbero nelle istituzioni e nella società, sulle parole che gli uomini non dovrebbero azzardarsi a pronunciare onde non offenderle più. Abbiamo passato ancora più tempo a leggere accorati ragionamenti sull'importanza dell'istruzione in presenza e sui drammi che bambini e ragazzini devono affrontare a causa delle restrizioni. A parole, tutti sembravano d'accordo: serve più rispetto per le donne, più attenzione verso i piccoli, più impegno nei confronti della scuola. Poi, un bel giorno, il fiume della retorica si è seccato, ed ecco che tutti torniamo ad accomodarci sulle rocce acuminate della realtà. Dopo tante belle parole, tocca notare che per donne, bambini, ragazzini e famiglie c'è, al massimo, una manciata di briciole.Ieri i giornali annunciavano le nuove iniziative del governo in vigore da lunedì: «bonus baby sitter», «congedi parentali» (anche retroattivi) e «smart working» per chi ha figli in didattica a distanza. Parliamo di centinaia di migliaia di persone, contando che da domani saranno costretti a restare a casa circa 9 bambini e ragazzi su 10, e che si troveranno a carico dei genitori pure i piccini dell'asilo, almeno nelle zone rosse. Per finanziare i congedi parentali sono stati stanziati 290 milioni di euro, e il quadro della situazione è piuttosto semplice da comporre. Potranno chiedere il congedo tutti coloro che hanno figli fino a 14 anni, e avranno diritto a ricevere soldi anche quanti lo hanno chiesto nei mesi passati, a partire dal primo di gennaio del 2021. Piccolo problema: il congedo viene retribuito al 50%. Significa che chi rimane a casa per seguire i figli dovrà accettare di ridursi sensibilmente lo stipendio. Per chi ha figli tra i 14 e i 16 anni, invece, non c'è nemmeno la possibilità di ottenere quel misero 50%: il congedo non è retribuito. Certo, c'è un'alternativa, annunciata da Mario Draghi in persona: «Per venire incontro alle esigenze delle famiglie» viene garantito «il diritto al lavoro agile per chi ha figli in didattica a distanza o in quarantena». Si tratta del famigerato «smart working», che si traduce «lavoro agile» perché è meglio non abusare delle parole straniere, come ha giustamente rimarcato il premier. Infine, per i lavoratori autonomi, le forze dell'ordine, il personale sanitario e coloro che non possono lavorare «agilmente» fra le mura domestiche, ci sarà un bonus baby sitter: fino a 100 euro la settimana per pagare la tata. Tutte queste misure non sono cumulabili: il lavoro agile e il congedo possono essere chiesti alternativamente dai genitori. Cioè: non è possibile che mamma stia a casa retribuita al 50% e papà si faccia mettere in smart working o chieda il bonus baby sitter. In pratica, i genitori devono scegliere se non lavorare o se tagliarsi mostruosamente lo stipendio. Dite che stiamo esagerando? Rifletteteci un attimo. Provate a immaginare una coppia con due bambini delle elementari che debbono seguire le lezioni al computer. Mettiamo pure che la famiglia in questione sia privilegiata, e disponga di due computer o tablet e di un appartamento non troppo piccolo. Anche in questa situazione, credete davvero che per un genitore sia possibile lavorare da casa? Lavorare sul serio, intendiamo. I bambini hanno bisogno di assistenza nella gestione delle piattaforme online, vanno seguiti quando devono spedire i compiti da correggere, o se il computer ha qualche problema tecnico. Non possono alzare la mano e domandare alla maestra (ammesso che, sullo schermo, riesca a vederli): devono rivolgersi ai genitori. I quali, però, sarebbero tenuti a «lavorare agilmente», magari chiusi in camera per non sentire troppo rumore. E questa è la migliore delle ipotesi, figuratevi le altre. Oh, certo, c'è pur sempre l'ipotesi del congedo. Ottima idea, se siete disposti a ridurre notevolmente le entrate. Ci sono poi un altro paio di particolari da considerare. Primo: se i due genitori guadagnano poco, anche un piccolo taglio agli introiti rischia di metterli in crisi nera. Secondo: dato che solo uno dei due genitori può richiedere il congedo, tenderà a farlo quello che guadagna meno. Spesso e volentieri, a guadagnare meno sono le donne. Alla faccia dei bei discorsi sui diritti, dunque, di nuovo la responsabilità della cura dei figli ricadrà su di loro, con tutte le relative conseguenze: se scelgono il congedo, perdono denaro e molto probabilmente possibilità di carriera; se scelgono lo smart working potrebbero comunque danneggiarsi in ambito lavorativo e dovrebbero faticare doppiamente tra le mura domestiche. Ah, è vero: c'è sempre il bonus baby sitter, ben 100 euro alla settimana. Tenendo conto che una tata può costare anche tra gli 8 e i 10 euro all'ora, fatevi due calcoli. Un centinaio di euro rischia di non bastare per due o tre giorni, figuriamoci per sei. Che cosa potrebbe accadere, dunque? Quello che è accaduto nei mesi passati, durante la prima ondata di pandemia. Come ha rivelato uno studio dell'Inps, su 556.348 baby sitter pagati con il libretto famiglia, ben 339.252 avevano oltre 60 anni. Tra le donne, 99.132 sono risultati avere oltre 70 anni. Quanto agli uomini, nel complesso sono stati 118.972, quasi la metà dei quali con oltre 70 anni (55.187). Tra i maschi pagati con il vecchio bonus, gli over 60 sfioravano l'83% e si trattava per la stragrande maggioranza pensionati. In pratica, i soldi dei precedenti aiuti sono finiti in larga parte ai nonni. I quali però, almeno in teoria, non dovrebbero fare la spola tra la propria abitazione e quella dei figli, pena il rischio contagio. Questo è il punto in cui ci troviamo, dopo tante belle parole e tanti buoni propositi: alle famiglie arriva giusto l'elemosina.