2025-05-10
Merz si presenta: il debito comune si fa solo quando serve a difendere Berlino
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco: la condivisione dei rischi tra i Paesi dell’Ue è un’eccezione. Il Consiglio della Difesa italiano boccia Starlink.La partita del riarmo Ue si complica. Mentre i Paesi del Nord accelerano sul piano degli accordi bilaterali (Polonia con Germania, Francia con Germania e incursione di Starmer che promette di dislocare truppe a favore di Parigi e Berlino) il nodo dei fondi si fa sempre più stretto. «Per quanto riguarda il quadro finanziario pluriennale dell’Unione, sicuramente ci saranno alcune divergenze di opinione», ha esordito ieri Friedrich Merz. «Non cambierò la posizione del governo federale tedesco per quanto riguarda le possibilità di indebitamento dell’Ue. Quelle devono restare eccezioni. In passato ce ne sono già state, ma ora dovremo affrontare a lungo crisi e situazioni difficili nel mondo. Tuttavia, ciò non può essere una giustificazione permanente per ulteriori debiti europei», ha concluso. Il riferimento è alle posizioni dei Paesi del Sud: Italia e Spagna in primis. Tradotto in altre parole. Un conto è il piano di riarmo sul quale secondo i tedeschi bisogna tirare dritto e un altro è pianificare strumenti di condivisione del debito come suggerito ad esempio dal ministro Giancarlo Giorgetti. Non sono per nulla dettagli, tanto che nelle sedi in cui già si discute di budget la situazione è alquanto tesa. Giovedì fonti dell’Eurogruppo in relazione al fondo Safe avevano già fatto sapere che le proposte dei due Paesi mediterranei non sarebbero state prese in considerazione. Mentre oggi il sito Euractiv ha riferito che il Parlamento Ue per mano di Roberta Metsola ha fatto ricorso contro le mosse del Consiglio. Lo scorso marzo, infatti, in quella sede Ursula Von der Leyen aveva forzato la mano, invocando la clausola emergenziale, per inserire i 150 miliardi del Safe nel suo maxi piano da 800. Metsola contesta propria la clausola invocata sostenendo che non può essere così facile bypassare il Parlamento. Ovviamente siamo all’inizio del confronto legale. La Commissione risponderà all’esposto con i propri legali. Quello che è certo è che il tempo scorrerà e la definizione prontezza operativa diventa sempre più anacronistica. In realtà lo schema nasconde il vero obiettivo: usare i fondi dei singoli Paesi (che nel frattempo sotto la pressione americana si sono impegnati ad aumentare le spese Nato) ai fini del piano di riarmo che rischia di essere gestito e coordinato in buona parte da Francia e Germania. Ieri Giorgia Meloni ha avuto una telefonata con il neo Cancelliere Merz. Hanno parlato di immigrazione e della crisi dell’automotive. Non è dato sapere se abbiano affrontato il tema del riarmo. Sebbene sia ormai chiaro che le ultime due questioni siano connesse. La Germania ha l’urgenza di rilanciare le proprie quattro ruote immettendo fondi nel settore della Difesa. Così come è chiaro che le manovra tra le Cancellerie Ue stanno già influenzando la sovranità dei singoli governi. Il caso della sicurezza satellitare è l’esempio più lampante. Giovedì pomeriggio si è tenuto il Consiglio supremo della Difesa presieduto da Sergio Mattarella. Punto centrale è stata la resilienza delle infrastrutture strategiche - reti energetiche, telecomunicazioni, trasporti, piattaforme digitali e ambiente sottomarino - minacciate da attacchi cyber e ibridi. Il Consiglio ha sottolineato anche i rischi derivanti dallo spazio cognitivo, con la diffusione di fake news, e ha richiamato la necessità di vigilare sulla militarizzazione dello Spazio. Proprio su questa ultima questione è stato affrontata la patata bollente del possibile contratto tra Difesa e Starlink, la costellazione satellitare creata da Elon Musk. Risultato? Avrebbero optato per aderire con maggiore impegno a un consorzio europeo con una fetta di costellazione nostrana. Pur sapendo che i costi sarebbero ben più elevati e i tempi più lunghi. Si era capito già lo scorso inverno che l’idea di Meloni di chiudere un interessante accordo con Starlink (le forze armate della Romania lo stanno testando in questi giorni) non aveva il beneplacito del Quirinale. Le parole di Mattarella su Musk non hanno mai lasciato dubbi. A fregarsi le mani è la francese Eutelsat che punta diventare leader del settore, anche se il piano è non scontentare del tutto gli italiani con una partecipazione di Leonardo in un consorzio allargato con Thales. Ma il tema non è solo industriale, è soprattutto politico. La Francia non può accettare che nel perimetro europeo, sebbene in ambito Nato, entri un’azienda Usa molto più evoluta e con costi di attivazione decisamente più bassi. Parigi e Berlino non possono accettare che Paesi di peso come l’Italia sulla Difesa vadano da soli e facciano accordi bilaterali con gli Usa. Il rischio è che le parole di ieri di Guido Crosetto restino incise così sulla lapide dell’Ue. «L’Unione europea è una nano militare e un nano politico», ha detto senza mezzi termini. La scelta interne e la lotta per la supremazia dentro i confini finiscono sempre per uccidere lo sviluppo tecnologico e la possibilità di agganciarsi a chi è molto più evoluto. E senza tecnologie avanzate, soprattutto nella Difesa, non si va da nessuna parte.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)