2023-03-22
Meloni pronta al pressing sull’Europa. «Gli Stati rispondano delle navi Ong»
Giorgia Meloni (Getty Images)
Il premier al Senato in vista del vertice a Bruxelles: «L’Ue deve difendere le frontiere. I Paesi di bandiera si assumano le loro responsabilità». E sferza l’opposizione su Cutro: «Criticate me, ma non danneggiate l’Italia».La nuova sparata di Fedez che duetta con Cecilia Strada: «Ora mi compro una barca con la mia faccia sopra per salvare i migranti ». E poi si dice pronto a salire sulla ResQ.Lo speciale contiene due articoli.«Il giorno dopo la tragedia di Cutro ho scritto ai vertici dell’Ue e agli altri leader europei per ribadire che non possiamo attendere oltre: non possiamo attendere un altro naufragio. Le frontiere dell’Italia sono frontiere dell’Europa, e l’Europa è chiamata a proteggere quelle frontiere». Si fa sempre più alto il pressing del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’Ue, rispetto all’emergenza sbarchi e alla necessità di un intervento concreto di Bruxelles per il contrasto ai flussi illegali, che negli ultimi anni è stato più volte sbandierato ma non ancora posto in atto. L’ennesimo grido di allarme e di richiamo delle istituzioni europee alle loro responsabilità, il premier lo ha lanciato dai banchi del governo dell’aula del Senato, dove ha reso le consuete comunicazioni previste nei giorni precedenti ai consigli Ue, nella fattispecie quello di domani e dopodomani. Un vertice in cui, formalmente, all’ordine del giorno non c’è il dossier immigrazione, ma dove entrerà necessariamente nel dibattito, visto che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha inviato nei giorni scorsi una lettera a tutti i 27 Stati membri, per ribadire l’impegno dell’Europa a trovare delle misure per contenere le partenze e soprattutto per una più equa divisione degli oneri di accoglienza. Non a caso, il presidente del Consiglio ha ricordato ieri che «la presidenza svedese e la Commissione Ue presenteranno in Consiglio lo stato di attuazione degli accordi presi e l’Italia in quella sede intende ribadire che non c’è più un solo minuto da perdere, è ora di agire, tradurre in fatti concreti quelle soluzioni e vigileremo perché sia un processo effettivo, rapido e incisivo». Gli indizi che possono far pensare che vi sia un cambio di passo a livello sovranazionale non mancano, come ad esempio la dichiarazione del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in base alla quale l’Alleanza Atlantica «sostiene l’Unione Europea nella sua azione contro l’immigrazione illegale» e che «lavora con partner come Mauritania e Tunisia per rafforzare la loro capacità e dunque la loro stabilità». D’altra parte, sempre secondo Meloni, il piano Ue «contiene punti importanti e fino a poco tempo fa inimmaginabili, ponendo per la prima volta il principio del coinvolgimento degli Stati di bandiera delle Ong nelle operazioni Sar, è un cambio di paradigma ma non possiamo dirci soddisfatti». «Gli stati di bandiera che finanziano le Ong devono assumersi le responsabilità che il diritto del mare assegna loro. La posta in gioco - ha proseguito il capo del governo - è la sicurezza dell’intero Continente, vogliamo contrastare con forza i trafficanti di essere umani, fermare le partenze, aumentare i rimpatri, avere una immigrazione legale e fondi adeguati per l’accoglienza». «Fermare i movimenti secondari si può fare fermando le partenze irregolari - ha detto ancora - è il momento di spingere con forza un nuovo modello di gestione». Per fare questo è indispensabile «rafforzare la collaborazione di origine e di transito con risorse adeguate». «Perché c’è un modo solo per fermare i movimenti secondari - ha aggiunto Meloni - ed è fermare a monte i movimenti primari, dunque le partenze irregolari». Sul dossier migranti, ieri, il premier e von der Leyen hanno avuto una conversazione telefonica, in cui è stata condivisa l’urgenza di agire a livello europeo sui flussi. Inevitabile un supplemento di replica alle opposizioni, che continuano a tenere alti i toni sulle presunte responsabilità del governo nella tragedia di Cutro: «Criticate me ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia - ha detto - questo fa la differenza», prima di aggiungere che la sua coscienza «è completamente a posto, spero che sia a posto anche la coscienza di chi usa le morti di povera gente per fare propaganda». Il riferimento era all’intervento della senatrice dem Tatjana Rojc che aveva citato Pier Paolo Pasolini per attribuire al governo la colpa della strage. «Questa è l’idea di giustizia di alcuni - ha commentato il premier - ma in uno Stato di diritto sono le prove a rendere colpevoli e voi avete stabilito il colpevole senza avere le prove. Non esistono prove che lo Stato italiano potesse fare di più». Sempre in sede di replica, il presidente del Consiglio ha infine dichiarato che «non mi è chiara quale sia la proposta che arriva dai banchi delle opposizioni», mentre una standing ovation della maggioranza ha salutato il passaggio dell’intervento in cui il premier ha difeso l’operato della Guardia costiera e si è detta «certa di avere con me la maggioranza degli italiani, si può condurre una battaglia politica senza dipingere l’avversario come un mostro». La risoluzione di maggioranza, votata per parti separate per consentire al Terzo polo di appoggiare il passaggio sull’Ucraina, è passata senza problemi. A sua volta, constatando l’atteggiamento costruttivo di Azione e Iv, la maggioranza ha avallato alcune parti della risoluzione del Terzo Polo (non quella sui migranti). Stamattina sarà la volta della Camera dei deputati. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/meloni-ue-migranti-2659636960.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="fedez-vuole-un-taxi-del-mare-tutto-suo" data-post-id="2659636960" data-published-at="1679501882" data-use-pagination="False"> Fedez vuole un taxi del mare tutto suo Più che un proposito, una provocazione: Fedez, in compagnia di Cecilia Strada, ospite del suo podcast Mucchio Selvaggio, in una puntata dedicata al tema delle migrazioni, dice «voglio vedere quanto costa una nave, solo per mettere la mia faccia e farla vedere così la gente si spaventa. Scherzi a parte, deve essere un’esperienza tosta». Il duetto con l’ex presidente di Emergency ha fatto registrare anche un’altra notizia: Fedez si è detto infatti pronto a salire a bordo della nave ResQ, che come annunciato da Cecilia Strada tornerà tra poco a solcare il Mediterraneo centrale alla ricerca di migranti in difficoltà. «Se riesco vengo», ha risposto Fedez all’invito di Cecilia Strada. «Secondo me», ha aggiunto Fedez, «ha senso venire perché potrei dare la mia testimonianza, far vedere a più persone possibili quello che non si vede. Credo che questa possa essere la mia utilità». Il rapper ha sottolineato che sarebbe già salito a bordo della nave lo scorso anno, se fosse dipeso solo dalla sua volontà, ma il tumore gli ha impedito di farlo. Siamo di fronte, come è evidente, all’ennesima mossa propagandistica del marito di Chiara Ferragni, che dopo aver dato il meglio (eufemismo) di sé al Festival di Sanremo, scagliandosi contro il governo, ora sceglie un altro argomento di scottante attualità, ovvero le tragedie legate alla immigrazione, per riprendersi la scena. Che una nave con la faccia di Fedez sia una immagine destinata a non concretizzarsi lo ammette lo stesso artista, che a questo punto, se davvero animato da propositi umanitari e non da una disperata ricerca di visibilità, potrebbe fare come Roger Waters: il leggendario fondatore dei Pink Floyd, da sempre in prima linea sul fronte della difesa dei diritti umani, ha versato 50.000 euro nelle casse di ResQ per i salvataggi in mare, senza peraltro pubblicizzare la sua donazione, della quale ha parlato Cecilia Strada. Il paragone, purtroppo per Fedez, non regge da nessun punto di vista: Roger Waters, tanto per dirne, una, oltre a essere nell’olimpo della musica, poche settimane fa è stato addirittura «ospite» del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove ha illustrato le sue posizioni sulla guerra in Ucraina, molto critiche nei confronti dell’atteggiamento della Nato e dell’Occidente in generale. Detto ciò, le parole le porta via il vento, mentre i fatti restano: staremo a vedere se Fedez avrà veramente il coraggio di salire a bordo di una nave che si occupa di soccorso in mare, e se ciò dovesse avvenire ci auguriamo che lo faccia in silenzio, con rispetto, senza telecamere al seguito e senza pubblicare ogni sua mossa sui social. La tragedia delle morti in mare, infatti, grava come un macigno sulle coscienze dei trafficanti di esseri umani, di quei criminali per incassare quattrini non hanno alcuna remora ad imbarcare su carrette fatiscenti uomini, donne e bambini, facendo correre loro il rischio di morire. Si tratta di un argomento terribilmente serio, comunque si consideri il fenomeno della emigrazione clandestina, che dovrebbe essere al riparo da frasi propagandistiche e atteggiamenti che somigliano più a un modo per far parlare di sé che a una intenzione concreta. Attendiamo quindi Fedez alla prova dei fatti: vedremo se darà seguito al suo proclama o se almeno, in alternativa, metterà mano al portafogli e farà una generosa donazione a una Ong. Magari senza pubblicizzarla sui social network e senza parlarne pubblicamente. Difficile.