2022-11-01
Meloni dà la sterzata: «Da oggi sul Covid basta con l’ideologia»
Il premier liquida Roberto Speranza: «Modi da campagna elettorale». E giura: «Prenderemo solo misure efficaci, basate su evidenze». Detto, fatto: il primo Consiglio dei ministri operativo del governo guidato da Giorgia Meloni concretizza l’annunciata quanto attesa svolta sulle politiche Covid. La strada intrapresa è quella del ritorno alla normalità: il provvedimento più significativo, illustrato ieri dalla Meloni e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, è la cancellazione a partire da oggi dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario, con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista per il prossimo 31 dicembre. A questo provvedimento si aggiunge l’addio al bollettino quotidiano, che sarà sostituito da quello settimanale, e l’imminente stop alle multe da 100 euro per gli ultracinquantenni non vaccinati, che invece fa parte del decreto Aiuti ter. Resta l’obbligo di indossare la mascherina negli ospedali e nelle Rsa. Dall’approccio ideologico a quello scientifico passa la rivoluzione copernicana messa in atto dal governo di centrodestra rispetto ai precedenti. Giorgia Meloni, apparsa concentrata e determinata nella sua prima conferenza stampa da premier, non manca di rispondere in maniera sferzante a chi, da sinistra, ha criticato la svolta del governo, all’insegna della discontinuità con la gestione fallimentare dell’ex ministro Roberto Speranza, lanciando frecciate al vetriolo contro, tanto per fare un nome, Andrea Crisanti, microbiologo e senatore Pd, che ha criticato i nuovi provvedimenti del governo. «Abbiamo deciso», esordisce Giorgia Meloni in conferenza stampa, «di anticipare la fine dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario e delle Rsa a domani (oggi, ndr) perché questo ci consente di rimettere al lavoro 4.000 persone in un sistema che ha già problemi di personale. Il governo vuole discontinuità nella gestione della pandemia», aggiunge il premier, «non si procederà più con l’approccio ideologico dei governi precedenti ma con un approccio scientifico». La Meloni difende a spada tratta il ministro della Salute, Orazio Schillaci, al suo fianco insieme ai colleghi Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, dalle critiche sguaiate di Crisanti e riserva una stoccata anche a Roberto Speranza: «Ho letto esponenti dell’opposizione», sottolinea la Meloni, «che dicevano che il ministro Orazio Schillaci non capirebbe molto di sanità pubblica. Mi sembra curioso che un medico nucleare, un rettore, capisca meno di ministri che non erano della materia. Ho voluto questa persona così preparata perché il tema della salute, del Covid e della scienza non si affronta con un approccio ideologico, ma con un approccio serio che tenga conto, quando si prendono dei provvedimenti, di quali siano le evidenze scientifiche. Quello che contesto dei governi precedenti», evidenzia la Meloni, «è che ci sono state una serie di decisioni che non avevano il supporto di nessuna evidenza scientifica e che hanno inciso anche sulla libertà personale». Il presidente del Consiglio traccia già la rotta del governo nel malaugurato caso in cui i contagi dovessero risalire: «Si procederà facendo le cose realmente efficaci», argomenta la Meloni, «con maggiore trasparenza e lavorando molto sulla responsabilizzazione dei cittadini che è figlia di una informazione molto chiara. L’Italia è il Paese che ha preso i provvedimenti più restrittivi in assoluto e contemporaneamente ha fatto registrare i più alti tassi di letalità. Qualcosa non ha funzionato», aggiunge la Meloni, «secondo me è il fatto che è stato preso un atteggiamento da campagna elettorale. Un approccio ideologico. È l’approccio che cambia, valutando di volta in volta non solo il tasso di contagio ma anche il tasso di letalità e di mortalità, che è cambiato. Abbiamo confermato», precisa inoltre il capo del governo, «l’utilizzo delle mascherine negli ospedali». Sobrio, misurato nei toni quanto efficace nella illustrazione dei provvedimenti, il ministro della Salute Orazio Schillaci ribadisce il concetto espresso da Giorgia Meloni: «La salute pubblica», spiega Schillaci, «non è un problema ideologico e burocratico ma bisogna avere un approccio sereno e scientifico. Si è deciso di anticipare la fine dell’obbligo vaccinale al primo novembre per gli operatori della sanità perché il quadro epidemiologico è mutato rispetto a quando il provvedimento era stato preso. Oggi», aggiunge Schillaci, «l’impatto sugli ospedali continua a essere limitato, c’è una diminuzione dei casi di contagio e anche una stabilizzazione del tasso di occupazione dei posti letto nelle aree mediche e nelle terapie intensive. A questo si aggiunge il problema della grave carenza di personale medico e sanitario nei nostri ospedali che deriva da una programmazione evidentemente sbagliata negli ultimi 10 anni, col ricorso a medici extracomunitari e medici a gettone che percepiscono emolumenti pari da due a cinque volte i soliti. E quindi», sottolinea il ministro della Salute, «crediamo che aver rimesso a lavorare nelle strutture questi medici e questi operatori serve per contrastare la loro carenza sul territorio. Se ci saranno nuove varianti siamo pronti a intervenire», assicura Schillaci, «quanto al bollettino sul Covid, i dati sono raccolti tutti i giorni ma avere una stima settimanale dà un quadro diverso. I dati non sono secretati e sono a disposizione delle autorità competenti». Sul tema dell’isolamento di cinque giorni per i positivi al Covid, Schillaci dice: «Ci stiamo lavorando, abbiamo avuto le prime riunioni con gli esperti, vediamo qual è l’evoluzione dei quadro epidemiologico. Ogni decisione», aggiunge Schillaci, «verrà presa solo in relazione agli interessi dei pazienti». Sulle mascherine in ospedali e Rsa, sottolinea Schillaci, «ho firmato un’ordinanza che proroga l’obbligo in relazione non solamente allo scenario del Covid ma anche al fatto che ci stiamo approssimando alla stagione influenzale». La proroga sarà in vigore fino al prossimo 31 dicembre.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)