2024-08-11
La Meloni vuol portare in spiaggia la nuova Ue
Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni (Ansa)
Lo sciopero degli ombrelloni non facilita il lavoro del premier, che è ancora convinta di ottenere a Bruxelles il rinvio delle gare per le concessioni dei lidi. La prossima Commissione cambierà il responsabile al mercato Interno e la partita potrebbe riaprirsi.Alla fine diventerà la mappatura del tesoro e a Giorgia Meloni - molto infastidita, dicono i retroscena, dalle ultime vicende - toccherà vestire i panni di Robert Louis Stevenson per cercare di tirar fuori con colpo di fantasia e abilità di mediazione i balneari dalle secche in cui sono finiti e porre fine al contenzioso con l’Europa che si trascina dal 2006 quando è stata varata la direttiva Bolkestein. Il giorno dopo la serrata flop degli ombrelloni è ancora di massima tensione. Antonio Capacchione, presidente del sindacato balneari aderente a Fipe-Confcommercio - una delle due associazioni che hanno promosso la manifestazione - ha così apostrofato la presidente del Consiglio: «Il mio non è uno stabilimento vip, è un lido nazional popolare di Margherita di Savoia frequentato da contadini e operai, ma visto che la premier Meloni sta in Puglia, la sfido a venire da me a parlare qui, sotto l’ombrellone, per chiarirci. Ma sono certo che non avrà il coraggio, preferisce il resort nel Salento». Da quel che filtra da Palazzo Chigi Giorgia Meloni - peraltro venerdì era al lavoro e non in Salento - non l’ha presa benissimo anche perché se i gestori dei lidi si dividono per lei diventa tutto più difficile. Nell’agenda del governo la questione dei balneari è cerchiata in rosso; sono almeno una ventina i vertici in cui il governo ha ascoltato i gestori dei lidi e aperto un dialogo con Bruxelles. La speranza della Meloni è che cambiando Commissione il nuovo responsabile al mercato interno a Bruxelles ascolti le ragioni dell’Italia fondate soprattutto sulla mappatura. Come rivelato ieri da La Verità alla direzione mercato interno a Bruxelles c’è un funzionario – peraltro italiano – Salvatore D’Acunto che ritiene ininfluenti le ragioni esposte dal nostro governo per dimostrare che non essendoci scarsità di risorsa la Bolkestein non si applica. D’Acunto ha creato dal nulla la mappatura qualitativa e l’ha suggerita al Commissario Thierry Breton come argine alla posizione italiana. L’articolo 12 della Bolkestein dice che la direttiva si applica solo se il mercato è limitato. Il governo Meloni - a Capacchione piaceva di più quello di Mario Draghi e lo ha apertamente scritto alla premier anche se è stato Draghi a porre la scadenza delle concessioni al 31 dicembre scorso il che ha legittimato il Consiglio di Stato a imporre ai Comuni di revocare le licenze e metterle a gara – superando una ventennale inerzia ha avviato la mappatura delle coste e ha stabilito che solo il 30% dei litorali italiani è in concessione; dunque non c’è scarsità di risorsa. Ma Salvatore D’Acunto - molto attento alle istanze delle associazioni ambientaliste - ha detto che non si deve misurare quanta costa è occupata, ma quale. Nella direttiva non c’è scritto, ma il rischio è che questa mappatura qualitativa diventi un cavillo. Perciò Giorgia Meloni vuole trattare direttamente con Ursula von der Leyen aspettando il nuovo Commissario europeo al mercato interno. Una casella che potrebbe toccare a un italiano suggerito dal governo Meloni. Da quanto si capisce in queste ore nervose – la posizione del sindacato balneari Fipe potrebbe avere effetti sui rapporti con la Confcommercio - la strettissima via d’uscita che ha l’Italia per evitare sia la procedura d’infrazione sia di essere costretta a bandire le gare è proprio la difesa della mappatura che è un atto ufficiale del governo. Perché il resto del quadro è a tinte fosche. Ci sono state le sentenze del Consiglio di Stato che impongono le gare, ci sono pronunciamenti della Corte di giustizia europea che pur contraddittorie sollevano questioni di diritto alle quali l’Ue è molto sensibile, ci sono i richiami di Sergio Mattarella al rispetto della Bolkestein che rendono ostico il confronto a Bruxelles. A questo si aggiungono la confusione che si è creata con la fuga in avanti di Regioni e Comuni sulle gare e le divisioni dei balneari che rendono l’interlocuzione con la Commissione molto complicata. Giorgia Meloni - sin qui ha sempre risposto agli appelli dei lidi e tutto il centrodestra è mobilitato a fianco dei gestori - ha intenzione a Bruxelles di spostare il confronto dal piano tecnico a quello politico facendo valere il peso dell’Italia, ma anche la disparità di trattamento che si verrebbe a creare con un’applicazione «cieca» della Bolkestein che non rispetti la specificità della nostra offerta turistica. Intanto si lavora a una via d’uscita per ammortizzare l’impatto sulle imprese qualora la trattativa europea andasse male. La prima azione è l’abrogazione dell’articolo 49 del Codice della Navigazione che sancisce l’esproprio delle opere costruite dai concessionari una volta decaduta la concessione; la seconda è il varo dei meccanismi di indennizzo per chi dovesse vedersi revocare la licenza a seguito della gara; la terza è la proroga al 2030 delle licenze sui litorali dove meno del 25% dell’area è coperto da concessioni e la quarta è una salvaguardia per gli stabilimenti balneari storici e di particolare pregio paesistico-architettonico. Certo è che dopo i governi balneari della prima Repubblica ci tocca di assistere, per colpevole inerzia di quelli che l’hanno proceduto, al primo governo per i balneari.
Jose Mourinho (Getty Images)