
Il premier: «Un’iniziativa incredibile che rischia di complicare le trattative sul piano di pace». Antonio Tajani atteso oggi alla Camera. Giuseppe Conte (M5s): «L’esecutivo chiede unità, ma nega il genocidio».Il centrodestra da un lato, la sinistra dall’altro, e il Pd nel mezzo: sia sulla vicenda della Flotilla che sulla mozione (o sulle mozioni) che seguiranno le comunicazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, atteso oggi alle 9.30 alla Camera per riferire sul piano proposto da Donald Trump per la pace a Gaza, brilla per incertezza e caos interno il partito guidato da Elly Schlein. Per quel che riguarda la Flotilla, ieri mattina, a margine del Consiglio europeo, il premier, Giorgia Meloni, non usa mezzi termini per mandare un severo avviso, è il caso di dirlo, ai naviganti: «La cosa importante», sottolinea la Meloni, «è il sostegno europeo al piano per Gaza, aspettiamo la risposta di Hamas. E credo che in questa fase, di fronte a una possibilità che sarebbe storica, insistere in un’iniziativa che ha dei margini di pericolosità e di irresponsabilità, non lo capisco». La Meloni evidenzia «il rischio di un’iniziativa che diceva di nascere per una questione umanitaria, poi si è scoperto che non era per una questione umanitaria, era per forzare un blocco navale e già diventa un’altra cosa. Quindi mi pare che il tema sia, diciamo, tutt’altro, ma assume dei contorni che sono incredibili nella fase di queste ore». Al di là della sequenza di proteste delle opposizioni di sinistra, è un Maurizio Landini a corto di argomenti riguardanti il mondo del lavoro che salta sul tema con una proposta forte relativa alla missione: se venisse bloccata, verrà proclamato immediatamente uno sciopero generale: «Abbiamo ritenuto necessario come Cgil», spiega Landini, «e in discussione con gli altri sindacati, di poter essere in condizione di utilizzare lo strumento più forte che hanno a disposizione i sindacati, cioè il diritto allo sciopero. Abbiamo ritenuto che di fronte al blocco, all’arresto, al sequestro, confermiamo che siamo pronti alla proclamazione tempestiva dello sciopero generale. Quel blocco determinerebbe due questioni. La prima, un attentato alla sicurezza di chi è su quelle barche, un atto che in acque internazionali è un colpo all’ordine costituzionale fondato sulle carte dell’Onu e della convenzione di Ginevra. La seconda», aggiunge Landini, «dimostrerebbe un vero e proprio atto di guerra verso chi vuole fare una missione umanitaria e politica per affermare la pace e la democrazia. La legge in presenza di queste due violazioni permette la proclamazione in modo tempestivo». Assist perfetto di Landini per Matteo Salvini, che immediatamente risponde a muso duro al leader della Cgil: «Non permetteremo», scrive Salvini su X, «che Cgil ed estremisti di sinistra portino in Italia il caos. Non tollereremo nessuno sciopero generale improvviso». Riguardo alla Flotilla, Salvini è severo: «Spero che questi della Flotilla non rompano le scatole», argomenta il vicepremier, «facendo saltare il processo di pace, che non ha colore politico, è di tutti». In relazione allo sciopero, sulla stessa linea di Salvini, si posiziona Carlo Calenda: «Forse lo sciopero generale», commenta su X il leader di Azione, «andrebbe prima chiamato per la fuga di Stellantis dall’Italia, per la chiusura dell’Ilva, per la vendita di Iveco a Tata senza piano industriale e garanzie. Alla fine Landini fa solo politica. E anche male». Intanto, a bordo di una nave della Flotilla, con sprezzo del pericolo e animo ardimentoso, il deputato dem Arturo Scotto si prepara alla galera: «Siamo a 90 miglia da Gaza», dice Scotto nel tardo pomeriggio, «credo che mai una spedizione sia stata così vicina e con queste dimensioni. Per questo da un lato proviamo grande orgoglio e dall’altro rabbia perché siamo consapevoli di non riuscire ad arrivare. Saremo intercettati in acque internazionali e verremo probabilmente messi agli arresti». Scotto, insieme all’europarlamentare dem Annalisa Corrado, all’europarlamentare di Avs Benedetta Scuderi e al senatore del M5s Marco Croatti compone la delegazione di parlamentari italiani che partecipa alla missione. «Ieri sera (l’altro ieri, ndr)», racconta la Scuderi, «diverse navi della Marina israeliana si sono avvicinate alla flotta, hanno circondato due delle nostre imbarcazioni principali, che hanno perso le comunicazioni per alcuni minuti. Pensavamo fosse in corso un’intercettazione, ma poi le navi israeliane sono andate via. Noi stiamo continuando la navigazione verso Gaza». La tensione è alle stelle, nessuno può prevedere cosa accadrà fino in fondo. Così come è difficile prevedere che piega prenderà il dibattito che seguirà le comunicazioni di Tajani di questa mattina alla Camera, e come si comporteranno i partiti sulle mozioni da votare. La maggioranza si esprimerà a favore del piano Trump e chiede la compattezza di tutte le forze politiche. Il M5s è contrario: «È davvero ardito», dice Giuseppe Conte, «chiedere un voto compatto su una risoluzione sulla Palestina dopo che un governo, una maggioranza, ha finto di non vedere un genocidio, 20.000 bambini uccisi. Direi che non ci sono i presupposti». «Stiamo lavorando a un documento unitario delle opposizioni», sottolinea il capogruppo del Partito democratico, Francesco Boccia. La priorità dei dem è evitare una nuova clamorosa spaccatura interna: i sedicenti riformisti, a partire da Lorenzo Guerini, hanno già fatto sapere di apprezzare il piano di pace di Trump. Un piano di pace che stavolta è veramente difficile da respingere al mittente, considerato che lo hanno apprezzato i leader mondiali di tutti gli orientamenti politici, i Paesi arabi, e che addirittura Hamas lo sta esaminando con attenzione.
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