2018-10-07
Meglio tardi che mai, ora però si vada fino in fondo
«Non dirò una sola parola». Così il Papa aveva commentato il memoriale di Carlo Maria Viganò, con cui l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti lo accusava di aver saputo da tempo delle molestie sessuali del cardinale Theodore Edgar McCarrick. Invece, dopo aver taciuto per un mese e mezzo e invitato i giornalisti a farsi da soli un'idea sulla vicenda, il Pontefice ha deciso di parlare e di rispondere alle accuse dell'arcivescovo, pur senza nominarlo mai. La replica è affidata a una nota della Santa sede in cui, nella sostanza, si riconosce di aver saputo della condotta dell'uomo che guidò la diocesi di Washington prima delle rivelazioni del New York Times. Secondo il comunicato le segnalazioni giunsero nel settembre del 2017. Fu l'arcidiocesi di New York a rendere noto che un uomo accusava McCarrick di avere abusato di lui negli anni Settanta. Bergoglio, a questo punto, avrebbe ordinato un'indagine interna. «Nel frattempo», si legge nel documento diffuso ieri, «sono emersi gravi indizi e il Santo Padre ha accettato le dimissioni dell'arcivescovo». I gravi indizi, in realtà, sono costituiti dall'articolo del New York Times, pubblicato nell'edizione del 16 luglio di quest'anno. Undici giorni dopo, papa Francesco «accettava» le dimissioni.A scorrere le date e rileggere il comunicato della Santa Sede, le domande vengono spontanee. Ma che cosa è stato fatto dal settembre del 2017 al luglio del 2018? Perché, di fronte alle segnalazioni, il Pontefice ha atteso quasi un anno prima di sospendere McCarrick togliendogli la berretta cardinalizia? Se il 16 luglio non fosse stato pubblicato un articolo sul New York Times, Bergoglio il 27 avrebbe «accettato» le dimissioni dell'arcivescovo o lo avrebbe lasciato al suo posto per altro tempo?Domande legittime, anche perché su questa vicenda lo stesso comunicato di ieri ammette che non è ancora detta la parola fine. Nella nota si fa riferimento ad altre accuse portate contro McCarrick, al punto che il Santo Padre avrebbe disposto di integrare le informazioni raccolte tramite l'investigazione con un ulteriore, accurato studio dell'intera documentazione presente negli archivi vaticani. In pratica, Bergoglio dice di voler aprire gli armadi per scoprire se - come ha sostenuto Viganò nel memoriale pubblicato in esclusiva mondiale dalla Verità - ci sono scheletri. L'ex nunzio, nel documento, accusava molti prelati di essere a conoscenza dei fatti che riguardavano McCarrick, denunciando l'esistenza di un dossier fatto preparare da Benedetto XVI, il quale avrebbe anche disposto la destituzione di McCarrick.Che fine hanno fatto quei documenti? Perché il cardinale, nonostante in molti fossero a conoscenza delle molestie ai danni di giovani seminaristi, è stato lasciato libero di agire e di continuare la sua opera di predatore sessuale? Dopo aver cercato di minimizzare le accuse e di screditare lo stesso Viganò, descrivendolo come un uomo avido e rancoroso, con la nota diffusa in rete la Santa Sede fa marcia indietro e si dichiara «consapevole che dall'esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l'approccio odierno a tali questioni». Tradotto, significa che in Vaticano temono altre sgradevoli sorprese a proposito dell'affaire McCarrick, per esempio sulle coperture di cui il cardinale ha goduto a lungo, coperture che avrebbero consentito per anni l'insabbiamento delle accuse rivolte contro di lui.Insomma, dopo aver liquidato il dossier dell'ex nunzio come una «comunicazione», evitando di dargli valore e dichiarando di non avere intenzione di dare alcuna risposta, scosso dalle reazioni nel mondo cattolico, papa Francesco ha deciso di cambiare linea, annunciando guerra senza quartiere «alla grave piaga degli abusi dentro e fuori la Chiesa». Tuttavia, se da un lato il Pontefice si è deciso a parlare con una nota, dall'altro tace su due passaggi fondamentali del memoriale di Viganò. Bergoglio, pur riconoscendo che nel settembre di un anno fa il Vaticano ricevette segnalazioni sul comportamento di McCarrick, nulla dice a proposito della testimonianza dell'ex nunzio, il quale asserisce di avergli rivelato su sua richiesta non solo il passato di predatore sessuale di giovani seminaristi, ma anche l'esistenza di un fascicolo a carico del cardinale. L'ex nunzio, dunque, non punta il dito solo contro l'arcivescovo di Washington, ma anche contro lo stesso Pontefice. Viganò, poi, non parla solo di pedofilia, ma sostiene che in Vaticano ci sia una lobby gay che ha consentito a McCarrick e ad altri di operare senza che nessuno intervenisse. Ecco, noi apprezziamo che il Santo Padre abbia deciso di non ignorare il dossier che abbiamo pubblicato, ma ora deve rispondere sul nocciolo della questione sollevata dall'ex nunzio: sapeva o no degli abusi commessi dal cardinale? E in caso affermativo, perché non agì?
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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