2024-06-23
Alla fine ci arrivano: meglio dighe, invasi e dissalatori della lotta alla CO2
Altro che cappotti termici e pale eoliche, l’emergenza ecologica di cui occuparci è il dissesto idrogeologico. E le soluzioni ci sono.Vorrei esprimere, se mi è concesso, parole di apprezzamento per Chicco Testa e per il mio collega Valerio Rossi Albertini. Ci trovavamo, pochi giorni fa, tutti ospiti di Sabrina Scampini al talk-show Stasera Italia, in onda su Rete4. L’argomento del dibattito era il caldo, definito «eccezionale» e «senza precedenti», di quel 20 giugno. Ed era definito tale non solo in trasmissione, ma anche dalle agenzie di stampa di ogni ordine e grado. Insomma, v’era «consenso» su quella circostanza. Il povero Chicco Testa ne prendeva supinamente atto, e Rossi Albertini sottolineava l’importanza di quel consenso, elevandolo al rango di «scientifico». Chi mi legge avrà sicuramente imparato che il consenso tra gli uomini non vale nulla nella scienza. Quel che conta è il consenso tra i fatti. Che mi ero preoccupato di controllare. Quando devo scegliere un giorno dell’anno a caso, per smodato egocentrismo scelgo il più importante dell’universo, che è quello del mio compleanno. Quando devo scegliere una città a caso in Italia, per ragioni affettive scelgo Catania, la mia d’origine. Sono andato allora a controllare la temperatura massima registrata dalla stazione meteo dell’aeroporto di Fontanarossa nel mese di giugno 2024, ed effettivamente il valore massimo registrato era proprio il 20 giugno: 32 gradi. Quindi sono andato a guardare la temperatura massima registrata a Fontanarossa nel mese di giugno di 50 anni fa: 33 gradi. Siccome una rondine non fa primavera, ho controllato gli anni successivi, dal 1975 al 1980. I valori (tutti occorsi entro i primi 21 giorni di giugno) sono risultati essere: 37, 34, 34, 35, 33, 34 gradi.Allora il consenso tra i fatti è che:1 non v’è alcunché di eccezionale, e men che meno senza-precedenti, sulla estiva - ma guarda un po’ - calura, e 2 anzi sembra essere, questo, tutto sommato un giugno più fresco di quello degli anni Settanta del secolo scorso. Insomma, quella dell’aumento di CO2 che ci restituisce un clima più caldo è una leggenda metropolitana. Il buon Rossi Albertini, non può concordare, visto che è proprio lui a diffondere quella leggenda, però voglio lo stesso complimentarmi con lui perché l’altro giorno ha apertamente detto di non voler parlare della leggenda e ha invitato tutti a concentrarsi invece sui rimedi delle conseguenze della siccità. Non solo questo, ha anche affermato di concordare con me e con Chicco Testa che i rimedi sono le infrastrutture: un grande balzo in avanti del proprio pensiero, visto che fino a pochi mesi fa il collega fisico sosteneva che il rimedio fosse la transizione energetica, cioè l’installazione di parchi fotovoltaici e i cappotti nelle case. Quanto meno deve aver realizzato - finalmente! - che anche se egli avesse ragione sulla CO2, essa o viene azzerata da tutto il mondo oppure è meglio che noi ci si affidi ad altri rimedi per affrontare alluvioni e siccità. Quali?Beh, li enumerava Chicco Testa, alla fine convenendo con quel che dicevo io già 24 anni fa quando al bravo Giancarlo Perna che a me - che derubricavo come paturnie tutte le emergenze ambientali paventate dai Verdi - con sfida chiedeva: «Ma allora, professore, possibile che non ci siano emergenze ambientali?», io rispondevo: «Certo, il dissesto idrogeologico e il rischio sismico». Oggi Chicco Testa invoca argini, casse d’espansione, dighe, invasi e, per la Sicilia o la Puglia, dissalatori per osmosi inversa «come a Dubai o in Israele». Bravo! Ma per questi c’è bisogno di tanta energia elettrica e a buon mercato, mentre ne abbiamo poca e costosissima. Se, in età giovanile e spensierata (perché, come tutti i giovani, privo dell’organo produttore di pensieri) ma con tanto cuore, da presidente di Legambiente non avesse combattuto il nucleare, oggi la Sicilia potrebbe avere quei 4 reattori che avrebbero fornito l’energia elettrica sufficiente per produrre da quella di mare l’acqua buona per l’irrigazione (e anche potabile) e definitivamente risolverne il problema della carenza in Sicilia. Poi, quando è diventato presidente dell’Enel Chicco Testa ha dovuto obtorto collo metter giudizio. Oggi, in età più che matura, comincia flebilmente a sospettare che magari potrebbero forse aver ragione i premi Nobel per la fisica Carlo Rubbia, Ivar Giaever e John Clauser e gli altri 2.000 scienziati che osano dubitare delle parole di Greta Thunbergh. E comincia anche a capire che il consenso degli affiliati all’Ipcc non vale un fico secco, perché ci vuole il consenso tra i fatti. Quest’ultima cosa Valerio Rossi Albertini non l’ha ancora afferrata. Il suo imperituro argomento è: «Così dicon tutti» cioè, appunto, «quella è, la leggenda metropolitana». Ma verrà il giorno in cui anch’egli si chiederà: 1 perché il pianeta è stato più caldo nel passato (periodi caldi medievale, romano e olocenico); 2 perché è dal 1690 (e non solo dal 1900) che il pianeta si riscalda; 3 come mai, a dispetto del boom di emissioni, gli anni 1940-70 sono stati anni di rinfrescamento e quelli 2000-14 sono stati anni di hiatus climatico; e un’altra dozzina di simili domande. Il giovanotto è ancora giovane e avrà tempo per riflettere. Per intanto, congratuliamoci con lui per i passi in avanti compiuti e con Chicco Testa che li fatti da gigante.Purtroppo non posso congratularmi con tale Dolores Bevilacqua, senatrice grillina, anch’essa tra gli ospiti in trasmissione. Sulla siccità in Sicilia costei si mise a strillare contro Giorgia Meloni che stava impegnando 15 miliardi per il ponte sullo Stretto «che avrebbe lasciato i messinesi senz’acqua» (sic!); e rivendicava i cappotti delle case, messi col Superbonus 110%, che avrebbero evitato non so quanti grammi di CO2. In chiusura mi si dava finalmente la parola e dissi: «La senatrice s’è data la zappa ai piedi perché, intanto, il Superbonus 110% è equivalso a 10 ponti sullo Stretto e, poi, quella evitata CO2 non ha evitato quel che si voleva evitasse, e cioè la siccità e la calura. Di tutta evidenza: altrimenti non saremmo stati tutti lì a lamentarci della siccità e della calura». In realtà, non le dissi queste parole, perché dopo le prime nove la senatrice si mise a strillare come le dodici oche del Campidoglio impedendomi di far sapere ai telespettatori la natura della zappa ai piedi. Concludo allora con un suggerimento a Sabrina Scampini (e a tutti i conduttori di ’sti talk-show): quando a un ospite si dà la parola, si silenzino i microfoni di tutti gli altri. Sennò si fanno dei caciara-show.
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