2025-10-16
Francia e Germania prendono a picconate il «muro di droni» guidato da Bruxelles
Capitali contrarie ad avere la Commissione al comando Berlino pronta a investire 10 miliardi per i velivoli senza pilota.Il Vecchio continente fatica a trovare una quadra sul «muro di droni» proposto dalla Commissione europea. Secondo Reuters, vari funzionari dell’Ue avrebbero riferito che l’iniziativa, almeno per ora, «resta in sospeso». «Le nostre capacità sono davvero, per il momento, piuttosto limitate», ha, in particolare, affermato il Commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius. Alla base di questo stallo, vi sarebbero tre motivazioni principali.La prima è che l’asse franco-tedesco risulterebbe restio ad affidare completamente la supervisione del progetto alla Commissione europea. Vale a tal proposito la pena di sottolineare come Berlino tenga particolarmente alla questione dei droni. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha infatti reso noto che la Germania non solo spenderà dieci miliardi di euro in droni nei prossimi anni ma che si proporrà anche di guidare l’iniziativa europea nel settore. Una posizione, quella di Berlino, che guarda (anche) alle aziende teutoniche della Difesa, come Rheinmetall. La seconda motivazione che ha determinato l’impantanamento riguarda invece gli interessi divergenti tra Europa occidentale ed Europa orientale. In particolare, i Paesi dell’Ovest ritengono il progetto della Commissione Ue troppo sbilanciato a favore di quelli dell’Est. La terza motivazione dello stallo, sempre secondo Reuters, risiede infine nel fatto il muro di droni rappresenterebbe una «falsa promessa», visto che nessun sistema - hanno argomentato alcuni funzionari europei - risulterebbe realmente capace di respingere o distruggere tutti i droni.Ecco, è alla luce di queste difficoltà che sono emerse le divisioni tra i Paesi dell’Ue: divisioni che, se non appianate, rischiano di mettere a repentaglio lo sblocco dei fondi europei necessari a finanziare l’iniziativa. Ma non è tutto. Lo stallo chiama infatti anche in causa il rapporto tra Ue e Nato. Non dobbiamo d’altronde trascurare che, proprio ieri, si è tenuto a Bruxelles un vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza atlantica: ebbene, il suo segretario generale, Mark Rutte, ha affermato che Nato e Ue stanno collaborando al progetto dei droni, ma ha al contempo precisato che, mentre l’Alleanza atlantica fornisce supporto militare, l’Unione europea si occupa che i fondi siano disponibili. Al contempo, Rutte ha cercato di smorzare la linea assai severa, promossa soprattutto dai Paesi baltici, nei confronti di Mosca. «Fidiamoci dei nostri militari. Non prendiamo troppo sul serio i russi», ha detto. «Siamo così tanto più forti dei russi che non abbiamo bisogno di abbattere i loro aerei quando entrano nel nostro spazio aereo», ha proseguito, sottolineando che è difficile stabilire se le recenti incursioni aeree russe siano state intenzionali o meno.Insomma, pur appoggiando l’iniziativa europea sui droni, il segretario generale della Nato ha frenato rispetto a chi invoca un approccio militarmente duro verso Mosca. Non è escludibile che Rutte punti a ridurre il rischio sia di un’escalation militare con la Russia sia di compromettere i rapporti tra la Casa Bianca e il Cremlino. Senza dubbio, Donald Trump è molto irritato con Vladimir Putin sul dossier ucraino e, oltre a percorrere la strada dei dazi secondari al petrolio russo, sta ipotizzando di fornire a Kiev dei missili Tomahawk. Dall’altra parte, però il presidente americano e il capo del Cremlino giocano parzialmente di sponda nello scacchiere mediorientale. Come che sia, ieri Rutte ha confermato l’impegno da parte dei Paesi membri ad aumentare i finanziamenti alla Nato: un punto che notoriamente sta assai a cuore allo stesso Trump e che era stato fissato al vertice dell’Alleanza atlantica, tenutosi all’Aia lo scorso giugno. «Oggi abbiamo concordato di intensificare ulteriormente il rafforzamento della nostra capacità di agire sugli impegni assunti all'Aia per investire maggiormente nella difesa. I ministri della difesa hanno discusso la pianificazione in corso mentre gli alleati tracciano un percorso credibile verso la sostenibilità in termini di aumento degli investimenti nella difesa», ha dichiarato.Un ulteriore tema sul tavolo, ieri, è stato quello dell’acquisto di armi americane da fornire successivamente all’Ucraina. Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha esortato gli alleati a fare di più. «Si ottiene la pace quando si è forti. Non quando si usano parole forti o si agita il dito: la si ottiene quando si hanno capacità concrete che gli avversari rispettano», ha affermato. In questo quadro, Svezia, Estonia e Finlandia si sono impegnate a un incremento della spesa, mentre, secondo Reuters, Spagna, Italia, Francia e Regno Unito sarebbero state criticate per la loro ritrosia a fare altrettanto. In tutto questo, oggi dovrebbe essere approvata la bozza della tabella di marcia per la Difesa, proposta dalla Commissione Ue: bozza secondo cui, entro i primi mesi del 2026, gli Stati membri dovranno istituire coalizioni di capacità in tutti i settori considerati prioritari.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)