2024-10-01
Le buone ragioni del sì alla «Gospa»
Víctor Manuel Fernández, prefetto dell’ex Sant’Uffizio che ha dato il via libera a Medjugorje (Ansa). Nel riquadro, il libro del giornalista David Murgia
Per valutare il via libera vaticano a Medjugorje vanno lette le carte della commissione guidata da Camillo Ruini, che ha giudicato sinceri i veggenti e credibili almeno sette apparizioni.Caro Direttore, ho letto l’articolo di Silvana De Mari dal titolo «Perché non credo ai veggenti di Medjugorje» pubblicato ieri, e mi ha lasciato perplesso. L’autrice - di cui apprezzo il coraggio mostrato in alcune battaglie - non pare aver tenuto conto di uno degli studi fondamentali per capirne qualcosa. Mi riferisco a quanto prodotto dalla Pontificia commissione d’inchiesta presieduta dal cardinale Camillo Ruini (e di cui il sottoscritto ha pubblicato la cosiddetta Relazione finale e, successivamente, i verbali segreti nel volume Processo a Medjugorje, Rubbettino, 2022), che supera i lavori precedenti: quelli della commissione diocesana di Mostar e della Cej utilizzati dalla De Mari nella sua riflessione e che - tra l’altro - sono stati criticati dallo stesso cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, durante la conferenza stampa di presentazione del pronunciamento vaticano «nihil obstat».La Pontificia commissione ha lavorato a partire dal 2010. Ha consegnato al Papa il documento finale nel 2014. Ha lavorato per quattro anni e in tutto si sono tenute 17 riunioni plenarie. Ne hanno fatto parte 13 membri a cui si sono aggiunti quattro esperti. Per la prima volta hanno partecipato all’inchiesta psichiatri, psicologi, mariologi, teologi ed esperti. Tale commissione è stata istituita da Benedetto XVI e ha avuto come principale obiettivo quello di esprimere un giudizio concreto sul fenomeno. Doveva cioè dire se le apparizioni a Medjugorje fossero vere o meno. E lo doveva fare con le classiche formule: constat de supernaturalitate (parere favorevole); constat de non supernaturalitate (parere contrario) e nondum decernendum o non constat de supernaturalitate (non ancora deciso). Lo stesso papa Francesco, nel 2017, durante il tradizionale colloquio con i giornalisti da ritorno da Fatima, aveva detto a questo proposito: «Per Medjugorje […] ho ricevuto dal cardinale Ruini il risultato della commissione, fatta di bravi teologi, vescovi, cardinali. La Relazione della commissione è molto, molto buona». Cosa dice sostanzialmente la Relazione Ruini? Afferma che le prime sette apparizioni di cui sono stati protagonisti e testimoni i sei veggenti sono credibili. Sulle altre bisogna continuare a investigare. Poi si afferma che il fenomeno non è di «origine demoniaca», che i veggenti sono sani di mente (si sono sottoposti a test piscologici e psichiatrici) che i messaggi della «Gospa» «sono ripetitivi ma non banali». Ma, soprattutto, si legge che «si può quindi affermare che la trentennale storia successiva agli eventi originari si è diramata in tale estensione e in tale profondità da escludere una manipolazione individuale o di massa. Si è così dinanzi - pur con ogni possibile cautela per questa analogia - alla dinamica del piccolo seme che porta grandi frutti». Infine, riconosce che «per lunghi anni, né i vescovi di Mostar-Duvno, né la comunità dei frati francescani di Medjugorje hanno stabilito con queste persone (veggenti) relazioni di sufficiente frequentazione e di approfondito discernimento dei significati dei fatti che essi attestavano e tuttora attestano di esperire. Questo mancato accompagnamento spirituale e umano è sicuramente una tra le cause di certe ambivalenze e ambiguità che si sono manifestate tra i protagonisti del fenomeno in fieri». Non aver approfondito il lavoro proposto dalla commissione Ruini espone chiunque voglia sul serio capire ciò che è accaduto (e accade) a Medjugorje a un rischio: trattare il fenomeno con le stesse categorie con cui si trattano altre situazioni simili, come Lourdes, Fatima. Quello di Medjugorje è un fenomeno complesso, che appare in rottura degli schemi precedenti: dunque divide e appassiona, ed è pieno di colpi di scena. Come un lungo giallo che si snoda per oltre quarant’anni tra guerre, servizi segreti, prigionia, scontri ecclesiastici e arriva fino ai nostri giorni. Chi può, al momento, dire una parola definitiva?
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.