2024-09-21
Medjugorje dà fastidio. E i cattoprogressisti ora bacchettano pure la Madre di Cristo
Il santuario di Medjugorje è dedicato al culto della Vergine (Getty)
Il teologo Vito Mancuso sragiona su Maria: «marginale» nella Bibbia, anziché manifestarsi agli umili dovrebbe occuparsi di geopolitica.Nel pronunciamento della Chiesa su Medjugorje c’è una saggia umiltà. Questo Pontefice aveva espresso con le abituali formule colorite - «Madonna postina» - le sue perplessità sulle presunte apparizioni mariane in Erzegovina. Dubbi confermati dal documento diffuso dal Dicastero per la Dottrina della fede, il quale, però, ammette che in quella località dei Balcani «lo Spirito Santo agisce fruttuosamente per il bene dei fedeli». Papa Francesco e il prefetto, Víctor Manuel Fernández, riconoscono i «frutti positivi, abbondanti», recati dalla devozione della gente, che spesso parte per Medjugorje scettica e torna convertita. E non si tratta di suggestioni passeggere. C’è chi cambia vita, chi abbraccia l’ABC della fede, che è l’essenza del messaggio trasmesso dai presunti veggenti: eucaristia, digiuno, preghiera. La sospensione del giudizio sulla veridicità degli eventi soprannaturali non è altro che una prassi consolidata: la Chiesa non emette verdetti su possibili rivelazioni mentre sono ancora in corso. Soprattutto, constata che non c’è bisogno di apporre bollini di autenticità, se ciò che accade contribuisce a portare pecorelle nell’ovile. Todo modo para buscar la voluntad divina. Qualcuno, però, fatica a digerire il «sì» con riserve del Vaticano. Forse, fatica a sopportare anche la proliferazione delle «tantissime Madonne» della tradizione cattolica. Sembra a disagio, ad esempio, il teologo Vito Mancuso, al quale persino fratel Enzo Bianchi, uomo ben lontano dal rigorismo conservatore, ha dato dello gnostico.Sulla Stampa, l’autore di Io e Dio s’interroga: «Come spiegare il successo eclatante di questa figura», cioè Maria, «all’interno di una religione basata su un libro, la Bibbia, nel quale» ella avrebbe «un ruolo decisamente marginale?». Addirittura, nota Mancuso, «Gesù non la chiama mai “madre” ma sempre e solo “donna”, esattamente come si rivolge a tutte le altre figure femminili. Eppure», intuisce l’editorialista, «togliete Maria dal cristianesimo e lo priverete di gran parte della sua linfa vitale. Perché?». Già, perché? A quanto pare, il motivo non è che la Madonna, in realtà, nei testi sacri è tutt’altro che «marginale». Basta leggere i passi del Vangelo di Luca, in cui viene descritto il momento in cui l’arcangelo chiede a una semplice ragazza promessa sposa di cooperare con Dio. Gli istanti prima del suo «sì», - «Avvenga di me quello che hai detto» - sono capaci di tenere col fiato sospeso l’intero creato: il Signore permette che tutto il suo progetto di salvezza dipenda dall’assenso di una giovanetta di Nazareth. E benché la chiami «donna» e non «madre», sulla croce Cristo le affida nientemeno che la sua Chiesa. Bella responsabilità, per un personaggio secondario. Il teologo della Stampa, tuttavia, ha un’idea diversa. Il «successo» di Maria - manco fosse un’icona pop - dipende dal fatto che «una religione prettamente maschile» ha trovato in lei «la possibilità di nutrire l’anima femminile che abita ognuno di noi». Si vede che in Paradiso, molti millenni prima delle grandi corporation americane, c’era già il dipartimento dedicato a diversità, equità e inclusione. In pratica, la Madonna funziona in quanto quota rosa. Si capisce per quale ragione il cattolico «adulto» Mancuso sia insofferente a una religione interessata a «messaggi per lo più catastrofici e ripetitivi», che «lasciano un’impressione di ordinaria banalità»; una religione sensibile ai «grumi di sangue di santi che si sciolgono», a «profumi inebrianti», «bilocazioni», «profezie», «stigmate». Robetta da «oppio dei popoli» - se fosse tutto lì, argomenta lui, «avrebbe avuto ragione Karl Marx». Quelle sono esche per sempliciotti, che un prete spretato, ora raffinato intellettuale, può solo osservare con stizzita curiosità antropologica.All’«Occidente ormai senza speranza» non servono Madonnine che prescrivono esercizi spirituali; semmai, delle condottiere in grado di risolvere i problemi dello scacchiere globale. Perché, si domanda allora il teologo in odore - non inebriante - di gnosticismo, «la Madonna non appare a Netanyahu e al nuovo capo di Hamas? O a Putin?». E perché, a questo punto, Dio ha preferito incarnarsi nel figlio di Maria di Nazareth, anziché in un influente imperatore che poteva cancellare per sempre le «iniquità secolari»? Perché Dio ha «nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti» (Mt 11, 25), per rivelarle «ai piccoli»? Compresi, magari, quelli che recitano il rosario a Medjugorje? Perché Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1, 48), anziché rinfacciarle, come Mancuso, che «nessuna Madonna mai potrà guarire» le «oltre 70.000 malattie genetiche con cui si può nascere»? Così, quelli che si indignavano per la Madonna che faceva la postina, adesso ce l’hanno con la Madonna che non fa il distributore automatico di miracoli geopolitici. Chissà come mai gli appelli di Mancuso alla «coscienza morale» non convertono nessuno e gli appelli all’eucaristia, al digiuno e alla preghiera invece sì…Ma in definitiva, è la Madonna, vera o falsa che sia, a sbagliare. È lei che, anziché far cessare le guerre, si mette a fare la statuina per le vecchiette di paese. È lei che si manifesta a umili pastorelli analfabeti, anziché ai cattivoni della Terra. È lei che dovrebbe «seguire altre vie per parlare agli uomini d’oggi». Perché Maria non appare a Mancuso e non gli chiede qualche consiglio?
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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