2019-11-13
Mediobanca fa il record di dividendi. Arrivano 2,5 miliardi in quattro anni
Il piano industriale al 2023 prevede ricavi a 3 miliardi, in crescita del 4%. Cadono le critiche di Leonardo Del Vecchio alla gestione di Alberto Nagel. Ora che Unicredit ha ceduto le quote, sarà più facile capire se vuole schierarsi con Delfin.Il piano al 2023 che ieri Mediobanca ha presentato farà di certo felici gli azionisti. Nei prossimi anni Piazzetta Cuccia ha fatto sapere che intende distribuire ai soci tra dividendi e buyback (riacquisto di azioni proprie) fino a 2,5 miliardi di euro, un valore in crescita del 50% rispetto al periodo 2016-2019. Di questi, 1,9 miliardi arriveranno dai dividendi e 0,3/0,6 tramite riacquisto e cancellazione di azioni proprie. Il dividendo unitario crescerà del 10% nel 2020 (a 0,52 euro per azione) e successivamente del 5% (fino a 0,6 euro nel 2023). Nell'arco di piano è anche previsto un programma annuale di riacquisto di azioni proprie (fino al 2% del capitale per anno). L'obiettivo è quello di stabilizzare l'indice Cet1 phase-in, quello che misura la solidità della banca, al 13,5% annuo. Il gruppo guidato dall'ad Alberto Nagel «conseguirà un percorso sostenuto quanto a crescita di ricavi, utili, remunerazione degli azionisti e soddisfazione di tutti gli stakeholders, preservando un profilo di rischio/rendimento tra i migliori in Europa», ha reso noto il gruppo in una nota. In particolare, l'istituto al 2023 prevede un utile per azione in aumento del 4% a quota 1,1 da 0,93 euro, considerando la cancellazione delle azioni derivanti dal piano di buyback con il crescente apporto della consulenza ai grandi patrimoni (i cui ricavi dovrebbero raddoppiare) e del corporate & investment banking, associato al consolidamento del consumer sugli attuali livelli. Tra gli obiettivi, l'«affermarsi definitivamente come operatore distintivo in Italia per qualità, innovatività, valore dell'offerta per i clienti affluent (quella con un patrimonio fino al milioni di euro), private e imprenditori». Piazzetta Cuccia vede in particolare un rafforzamento della divisione di wealth management che «tramite cospicui investimenti in distribuzione (forza vendita +60% a oltre 1.400 professionisti), tecnologia e prodotti rafforzerà ulteriormente posizionamento, ricavi e redditività, uguagliando il corporate and investment banking in termini di contribuzione ai ricavi del gruppo e divenendo il primo contributore in termini di commissioni». L'obiettivo, è raddoppiare gli utili e innalzare la redditività della divisione grandi patrimoni al 25%. Cambiando fronte, per la controllata Chebanca l'obiettivo del quadriennio consisterà nel «cogliere l'opzione di valore insita nel segmento affluent» ed è previsto «un riposizionamento verso l'alto». In questo contesto, l'istituto guidato da Gian Luca Sichel dovrà trasformarsi in un'entità «dedicata al segmento di clientela affluent e premier, cui sarà associato un significativo aumento dei volumi, dei ricavi e della redditività». Nel dettaglio, CheBanca potenzierà la propria rete distributiva (+60% a 1.275 unità), sia quella proprietaria (da 445 a 600 professionisti), sia di consulenti finanziari (è previsto il raddoppio a 675 professionisti). Il gruppo, però, non vuole crescere solo per linee esterne. Il piano presentato ieri rispedisce al mittente le critiche di Leonardo Del Vecchio (con l'uscita di Unicredit, il primo azionista) che esortava il gruppo a non sedersi «sugli allori». A breve e medio termine, Mediobanca intende continuare anche «la valutazione di opportunità di crescita esterna tramite acquisizione». La merchant milanese «continuerà nella propria espansione anche tramite acquisizioni, così come avvenuto nell'arco dell'ultimo piano», viene infatti spiegato nel documento, che chiarisce inoltre come verranno considerate obiettivi papabili «aziende che possano accelerare il processo di crescita nelle aree di attività caratteristiche» con preferenza «per i business a basso assorbimento di capitale e elevato contenuto commissionale». In effetti, il gruppo in fatto di fusioni e acquisizioni non è certo rimasto a guardare. Mediobanca ad aprile ha rilevato Messier Maris. Prima ancora ha rilevato Ram active investment, che opera nel risparmio gestito, ed era interessata a rilevare il gruppo Kairos (ma le trattative sono ferme). Ora, dunque, non resta che capire quali sono le intenzioni di Leonardo del Vecchio. Adesso che Jean Pierre Mustier è privo di conflitti d'interessi e non è più azionista di Mediobanca sarà più facile capire come si muoverà. Appoggerà apertamente Del Vecchio nel suo tentativo di conquistare Mediobanca o andrà per la sua strada? Nei prossimi mesi si lavorerà sotto traccia finché la Bce non risponderà alla richiesta di Delfin di salire al 20% di Piazzetta Cuccia. In questi mesi Del Vecchio dovrà spiegare al mercato che cosa vuole fare, perché l'accusa secondo cui Nagel ha dormito sugli allori non sembra più stare in piedi dopo la presentazione di questo piano industriale.
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