2019-12-31
Maxi consulenze affidate da Etruria. Papà Boschi a giudizio per bancarotta
Nel mirino il contratto da 1,9 milioni con Bain. E Maria Elena aveva accusato: «Sciacalli».All'ex Madonnina del presepe vivente di Laterina, Maria Elena Boschi, Babbo Natale ha portato un regalo a dir poco sgradito: il primo processo (per bancarotta colposa) al papà Pier Luigi. E pensare che, con scarso tempismo, appena tredici giorni fa la capogruppo di Italia viva aveva pubblicato questo post: «La mia famiglia è stata distrutta sui giornali e sui social e chi ha un minimo di onestà intellettuale oggi dovrebbe chiedere scusa, altro che attendere l'autocritica. L'Antitrust stessa ha escluso che sussistesse un mio conflitto di interessi. Banca Etruria è stata il grande alibi per una vergognosa campagna di sciacallaggio di tanti. Di troppi».Qui non si tratta di sciacalli o volponi, ma di cronaca giudiziaria. La storia era già stata raccontata nei dettagli due anni fa su questo giornale. Si tratta delle cosiddette consulenze d'oro (per un totale di 6,27 milioni di euro), incarichi che il Cda della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio affidò nel 2014 mentre l'istituto stava andando a fondo e Bankitalia aveva chiesto alla scricchiolante Bpel di aggregarsi con un «istituto di elevato standing», individuato nella Popolare di Vicenza. Allora i manager iniziarono a spendere e spandere per consulenze, alla resa dei conti, inutili e sovrastimate. Nel giugno scorso giugno c'era stato l'avviso di chiusura indagini per 17 persone. Adesso la Procura ne ha citate a giudizio 14, tra cui Boschi e Claudia Bugno, già consulente del ministro Giovanni Tria. Gli imputati sono stati mandati alla sbarra direttamente dai pm, infatti il reato di bancarotta colposa (da sei mesi a due anni di pena) non richiede il filtro di un Gip e dell'udienza preliminare. Gli imputati compariranno davanti a un giudice monocratico nel 2020 e, secondo gli inquirenti, avrebbero contribuito al dissesto della banca non in modo doloso, ma per imprudenza.Uno dei capi d'accusa chiama in causa più di altri babbo Boschi e riguarda i contratti con la società milanese Bain & co. (1,9 milioni di euro di parcelle in tutto). In particolare l'accusa fa riferimento a una «delibera senza data avente a oggetto l'incarico di “sviluppare i risultati commerciali e creditizi" a fronte della quale veniva corrisposta la somma complessiva di euro 389.180 (spalmata su due distinte fatture) delibera che veniva adottata “fuori procedura" e senza un numero di regolare protocollazione». Somme pagate senza che la Bain & co. avesse elaborato un nuovo piano industriale (come previsto dal contratto), né prodotto alcuna documentazione attestante le prestazioni rese, «bensì mere slide di natura illustrativa». Sulla delibera irregolare contestata dai magistrati si leggeva una nota a margine scritta a mano: «Non inserita in procedura come da accordi con Boschi e Cuccaro (all'epoca vice direttore generale, ndr)». Altro esempio della mala gestio: a Mediobanca, advisor del processo di aggregazione con Pop Vicenza, furono pagati 532 mila euro «in assenza totale di contrattualizzazione, incarico di fatto con una durata di soli due mesi, durante i quali l'attività si limitò a un contatto via telematico con potenziali investitori».Ma il filone delle consulenze d'oro non è il solo a tenere con il fiato sospeso la famiglia Boschi in queste feste natalizie. Entro il 4 gennaio il Gip Piergiorgio Ponticelli dovrà sciogliere la riserva e decidere se mandare a processo, sempre per bancarotta colposa, i membri del Cda che votarono la liquidazione dell'ex dg Luca Bronchi: 1,2 milioni lordi, 700 mila euro netti. Se Babbo Natale è arrivato in ritardo, la Befana potrebbe giungere con qualche ora d'anticipo. I Boschi sperano senza carbone.