2025-07-16
Renzi si dà al tennis per farsi notare e soffia sul fuoco della grana Finals
L’ex premier approfitta del trionfo di Sinner per polemizzare con Abodi e sostenere Binaghi (Federtennis) sulle Atp di Torino.Per dimostrare di essere, politicamente parlando, più vivo e vegeto di Italia viva, che nei sondaggi boccheggia al 2% (così l’Ipsos di Nando Pagnoncelli il 28 giugno; idem Supermedia Youtrend il 10 luglio), Matteo Renzi cavalca ogni possibile polemicuccia nei confronti del governo. Ultimo casus belli: l’assenza delle istituzioni politico-sportive alla finale di Wimbledon, in cui si è imposto Jannik Sinner, «vuoto» reso ancora più stridente dalle presenze del re di Spagna Felipe VI, primo tifoso di Carlito Alcaraz, e del principe di Galles William, futuro sovrano inglese, insieme alla consorte Kate e ai due figli.Obiettivo dell’attacco del Toscano del Grillo: il ministro dello Sport Andrea Abodi, che ha pensato bene (cioè, male) di spiegare che «càpita anche a un ministro di fermarsi, di passare una giornata con la famiglia». Gli ha fatto eco il neopresidente del Coni Luciano Bonfiglio, sé dicente fan di Sinner («tutti lo vorremmo come nipote, qualcuno più giovane come figlio»): «La partita l’ho vista in tv perché non c’erano aerei per rientrare a Roma per la Giunta del Coni di lunedì mattina».Riunione che forse si poteva pure spostare, vista l’importanza storica dell’appuntamento sull’erba britannica, ma tant’è.Nessuno si è permesso, almeno per ora, di mettere in mezzo il capo dello Stato Sergio Mattarella, da sempre vicino al mondo dello sport azzurro.Presenziando, per esempio, alla finale degli Europei 2021 a Wembley, vinta dalla Nazionale di Roberto Mancini.Come alla cerimonia inaugurale delle ultime Olimpiadi.E alla finale del singolare femminile agli Internazionali di tennis a Roma, in maggio.Ma non - in quella stessa manifestazione - al duello per il titolo tra Sinner e Alcaraz.Circostanza che fece sospettare a taluno che quella fosse la replica «presidenziale» alla mancanza di riguardo da parte di Sinner a gennaio, quando, causa «bisogno di assoluto riposo», non salì al Quirinale dopo la (seconda) vittoria agli Australian Open, per celebrare i successi del tennis italico nel 2024. C’è comunque da scommettere che se Abodi fosse andato a Wimbledon, lo stesso Renzi l’avrebbe magari accusato di voler mettere il cappello sull’impresa di Sinner. Ipotesi non del tutto remota, visto che Renzi fu rimproverato proprio di questo quando volò da premier a New York per la finale Slam femminile tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Tanto più che il trionfo sarebbe stato comunque tricolore, e nessuno avrebbe potuto metterlo alla gogna come portatore di «sfiga» (termine usato da Renzi nei confronti di Donald Trump, lo scorso 29 aprile in tv su La7, e che magari lo stesso Renzi avrebbe ripetuto, vai a sapere, se con Abodi a Wimbledon, la coppa l’avesse sollevata Alcaraz...).Ma Renzi nel suo affondo evoca un’altra questione che in questi giorni sembra complicare il rapporto tra politica e tennis. Con linguaggio sguaiato, si augura infatti che «Abodi e i suoi sgherri mettano giù le mani dalle Atp Finals di Torino», visto che «pretendono di esautorare chi conosce il tennis e l’ha fatto crescere come la federazione guidata da Angelo Binaghi».«Renzi non sa di che parla» è stato lo stringato commento di un autorevole addetto ai lavori da me interpellato.Vicenda riassumibile così.Le Atp Finals sono un evento di un soggetto privato, l’Atp presieduta dall’ex tennista italiano Andrea Gaudenzi.Atp che, ha ricordato il Foglio il 9 luglio, «un anno fa chiedeva al governo le garanzie per assegnare l’organizzazione delle Finals all’Italia» almeno fino al 2030.L’esecutivo di Giorgia Meloni ha recepito la richiesta impegnandosi a sostenerla stanziando 95 milioni, 19 l’anno per il prossimo quinquennio (2026-2030).Finanziamento che servirebbe non già a far quadrare i conti della manifestazione, che brillano (17 milioni di utile per l’edizione 2024), ma a far sì che - grazie al «motore» rappresentato dall’evento - qualcosa rimanga sul territorio, in termini di servizi e di impianti per la collettività.Che poi è la ragione sociale di Sport e Salute, la partecipata del Mef, voluta da Giancarlo Giorgetti nel 2018 al posto di Coni servizi.Riforma contro cui l’ex presidente del Coni Giovanni Malagò fece le barricate, perché gli sottraeva una bella fetta di soldi e potere: Sport e Salute distribuisce infatti, tra l’altro, i contributi pubblici alle federazioni sportive, 350 milioni l’anno.Sport e Salute cerca di implementare la pratica corretta e abituale dello sport e gli stili di vita wellness. Per questo, nel Decreto Sport è stata inserita una norma che prevede la nascita di un Comitato per le Atp Finals in cui siano presenti rappresentanti di città, Regione, ministero dello Sport, Federtennis e, appunto, Sport e Salute.Senza la quale, per altro, la prima edizione delle Finals a Torino (nel 2021, ma l’assegnazione ci fu nel 2019, in precedenza si svolgevano a Londra) non sarebbe stata coronata dagli stessi risultati.E con cui Binaghi comunque collabora per l’allestimento degli Internazionali di Roma.Ma allora qual è l’oggetto del contendere?Banalmente: il potere.Binaghi, che si è ritrovato tra le mani Sinner come dono di Dio (non so se all’Italia, ma sicuramente alla Federtennis), è a capo della medesima dal 2001, l’anno delle Torri Gemelle.Non dovrebbe considerare anomalo che, dopo un quarto di secolo, e per un torneo come le Finals che sono una vetrina mondiale, lo Stato -mettendoci i soldi dei contribuenti - chieda di avere non il controllo dell’happening, ma almeno voce in capitolo. Le federazioni, però, da questo orecchio non ci sentono.E in nome della cosiddetta «autonomia» dello sport, rivendicano il loro diritto a essere «satrapie» indipendenti con a capo insigni personalità che regnano in qualche caso da decenni.«E non se ne vogliono andare», come da titolo di una miniserie tv del 1988.Vedi alla voce Gianni Petrucci: dal 1992 al 1999 a capo di Federbasket, poi alla presidenza del Conti dal 1999 al 2013, quindi di nuovo al vertice della federazione di pallacanestro dal 2013. Amen.
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.