2020-01-22
Matteo ai suoi: «Digiunate con me»
Il capo del Carroccio annuncia battaglia in tribunale e rilancia lo sciopero della fame. «Non giudicheranno solamente un uomo, ma l'idea di un'Italia bella, sicura e libera».All'indomani della decisione della giunta per le immunità del Senato di dare il via libera al processo per il caso Gregoretti, il leader della Lega Matteo Salvini chiama in causa Conte e dice: «Ne parleremo in tribunale. Chiamerò sicuramente anche Conte e Di Maio che c'erano e non dormivano». Il premier infatti ha scaricato ogni responsabilità sul caso mentre l'ex ministro dell'Interno è accusato di sequestro di persona ai danni dei 131 migranti salvati nel Mediterraneo e sbarcati il 31 luglio scorso, con l'aggravante dell'abuso di potere e dell'aver commesso il fatto a danno di minori. Durante un comizio, Salvini aveva chiesto alla stessa Lega di votare per l'ok al processo, smascherando la vigliaccheria elettorale di Pd e M5s, e sempre durante un comizio, subito dopo la votazione, ha detto alla folla in piazza: «Se mi chiamano in tribunale, siccome non sarà un processo a un uomo, ma un processo a un'idea di un'Italia bella, sicura, libera, in tribunale aspetto anche voi. Sono il primo politico ad essere felice se lo mandano a processo perché devono avere paura quelli che hanno fatto qualcosa di sbagliato, non chi ha fatto qualcosa di giusto». Nessun ripensamento per il leader del Carroccio impegnato nella campagna elettorale in Emilia Romagna e proprio a San Giovanni in Persiceto organizza una conferenza stampa per commentare la decisione della giunta: «Sì, sono testone. Sono curioso, faccio di testa mia e non ascolto i legali che mi hanno sconsigliato il processo. Sono stufo di passare le mie giornate rispondendo su processi e cavilli. Se mi condannano mi condannano, se mi assolvono mi assolvono». L'ex ministro spiega che durante la sua permanenza al Viminale di sbarchi «ne ho bloccati non due, Gregoretti e Diciotti, ma 22. Non è che ogni volta si può ricominciare da capo: decidano se Salvini è un criminale che va eliminato dalla scena politica o uno che da ministro faceva il suo dovere per cui gli pagano lo stipendio. Questo il motivo per cui ho chiesto di accelerare». E va giù pesante con la sinistra: «I vigliacchi del Pd non si sono neanche presentati. Spero che almeno in Senato si presentino, perché voglio vedere negli occhi chi mi ritiene un criminale che merita la galera per aver difeso i confini e l'onore del mio Paese». Nel frattempo annuncia l'apertura di un indirizzo email per «tutti gli avvocati che vorranno partecipare alla difesa in questo processo. Magari ci sarà una difesa collettiva con 500 o mille avvocati». Ieri invece è stata la volta di «Sto con lui e per un giorno #digiunopersalvini», l'iniziativa lanciata dalla Lega. «Salvini a processo, rischia la galera per aver difeso la patria», si legge sulla home page del sito www.digiunopersalvini.it. Lo stesso leader della Lega ha aderito alla giornata senza cibo annunciandolo su Facebook a colazione, in diretta da un bar, con la tazza in mano e il post: «Oggi digiuno, mi concedo solo ginseng, vitamine e magnesio! Alla vostra! P.S. Ma quanti siete? www.digiunopersalvini.it». Ieri pomeriggio alle ore 17 le adesioni sul sito erano oltre 4.000 con tanto di nome anche se i social erano divisi tra solidali e critici. Tra questi non poteva mancare Roberto Saviano che sui suoi account di Facebook e Twitter ha scritto: «Il digiuno per Salvini è un atto ridicolo. Marco Pannella usava la pratica non violenta dello sciopero della fame e della sete come risposta a un male collettivo. Il satyagraha è la disobbedienza civile di Gandhi, Mandela e Martin Luther King. Scelta drammatica, non gioco privato».Dopo la votazione di martedì, il prossimo 17 febbraio sarà l'aula di Palazzo Madama a dover decidere se confermare o meno quel responso. Come ha spiegato il presidente Gasparri, se in Aula nessuno avrà nulla da obiettare, verrà considerata approvata la decisione e quindi la magistratura potrà processare Salvini. Ma in Aula 20 senatori potrebbero presentare un ordine del giorno in dissenso dalle conclusioni raggiunte e allora si voterebbe.
Una riunione del Csm (Imagoeconomica)
Valerio de Gioia (Imagoeconomica)
Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)