2021-07-05
Mattarella vola a Parigi alla corte di Macron
Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (Ansa)
A ottobre si firma il Trattato del Quirinale di cui si parla da tre anni per riallacciare relazioni più serrate con la Francia. Il capo dello Stato fa sapere che formalmente non ne discute ora perché è una faccenda tra governi. I contenuti sono ancora misteriosi.Il presidente Sergio Mattarella ha ripreso a viaggiare dopo le restrizioni dovute al Covid, e ha iniziato ieri una missione di tre giorni in Francia, significativamente la prima all'estero dopo la pandemia. La visita era stata inizialmente prevista per il mese di ottobre dell'anno scorso, poi è stata ricalendarizzata e durerà fino a domani: ed era stata immaginata già a seguito dell'incontro tra Mattarella ed Emmanuel Macron nel maggio 2019 in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci.L'agenda della tre giorni è partita piano per poi prevedere un'accelerazione nella giornata di oggi: ieri pomeriggio il capo dello Stato è atterrato a Orly, salutato dal ministro degli Esteri francese Jean Yves Le Drian. Prima tappa distensiva, con una visita al Museo nazionale della ceramica di Sevres, dove Mattarella è stato accompagnato dalla ministra francese della Transizione ecologica Barbara Pompili. Oggi ci sarà dapprima una cerimonia di benvenuto all'Hotel des Invalides. Poi, il clou, alle 11, all'Eliseo, con il colloquio con Macron (e a seguire le dichiarazioni alla stampa). Successivamente, Mattarella si recherà all'Assemblea nazionale di Parigi per incontrare il presidente Richard Ferrand. Alle 17, discorso alla Sorbona, dall'enfatico titolo «Francia, Italia, Europa: il nostro futuro». La giornata si chiuderà con la cena offerta da Macron. Raffica di colloqui domani, ultimo giorno della trasferta: incontro con la direttrice generale dell'Unesco, Audrey Azoulay; cerimonia all'Arco di trionfo, presente il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti; e infine colloqui con la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, con il primo ministro Jean Castex e con il presidente del Senato, Gerard Larcher. Non mancherà anche un incontro con i rappresentanti della comunità italiana. Fin qui, il calendario ufficiale e l'inevitabile pompa che accompagna queste circostanze. Secondo fonti del Quirinale, la visita punta a testimoniare la «piena intesa» e la «cooperazione rafforzata» tra Parigi e Roma che si è già manifestata su diversi dossier, a partire dal Next Generation Eu. Le medesime fonti fanno sapere che il Trattato del Quirinale non sarà sul tavolo, poiché si tratta materia di competenza dei governi. E su questo tema si è infatti espresso, aggiungendo parole rituali di amicizia («Un legame europeo unico esiste fra i nostri due Paesi, essenziale e ancora sottovalutato»), un membro dell'esecutivo francese, il ministro per gli Affari europei Clement Beaune: «Firmeremo quest'anno un trattato bilaterale per sigillare quest'amicizia». Apprezzata la cautela formale con cui le parti hanno sgombrato il campo dell'ipotesi (inopportuna) di mettere sul tavolo il Trattato nel corso di questa visita, resta però una pesante questione di sostanza: cosa c'è scritto finora, nella bozza del Trattato? Su cosa si è discusso fino a questo punto? E ancora: dopo la fase clamorosamente francofila (fine 2017- inizio 2018, con il governo ancora guidato da Paolo Gentiloni) in cui il Quirinale promosse l'iniziativa, che cosa è successo da allora? E soprattutto perché il lavoro sembra essere andato avanti sottotraccia, senza particolari momenti di pubblicità e trasparenza? Si ricorderà che nei primissimi giorni del giugno 2018 i sei saggi (per la Francia Sylvie Goulard, Gilles Pecout, Pascal Cagni; per l'Italia Franco Bassanini, Paola Severino e Marco Piantini, allora consigliere di Palazzo Chigi per gli affari Ue) consegnarono ai due governi una sorta di rapporto intermedio, che poi il governo Gentiloni trasmise a Giuseppe Conte. Da allora, non risulta che quel gruppo di lavoro si sia più riunito. Non solo: ammesso e non concesso che già allora avesse senso - e non fosse invece una mossa geopoliticamente inopportuna e discutibile - questa evidente corsia preferenziale tra Italia e Francia (e si sa che Parigi tende sempre a vedere Roma come partner minore), da quel momento a oggi le cose sono molto cambiate. Il rapporto con Washington sulla Libia e la nostra ambizione di giocare un ruolo in quel teatro ci vedono oggettivamente in competizione con la Francia. Non solo: Mario Draghi, in diverse partite (dalla cybersecurity al Sahel all'acciaio, per citare tre dossier diversissimi tra loro), sembra orientato a irrobustire - semmai - il rapporto con la Germania. Opzione che mal si concilia, di tutta evidenza, con un trattato bilaterale in pompa magna tra Parigi e Roma. Dunque, sarà bene fare chiarezza, e non solo - formalmente - per chiarire chi gestisca la nostra politica estera, ma soprattutto - sostanzialmente - per capire quale sia l'indirizzo geopolitico dell'Italia nei prossimi mesi, e su partite tutt'altro che marginali.
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