2021-05-06
Mattarella oggi va al parlamentino solo per fare scena muta
Oggi Sergio Mattarella parteciperà al plenum del Csm, ovvero all'assemblea plenaria dell'organo di autogoverno della magistratura. La notizia forse riempirà di curiosità coloro che stanno seguendo con passione il caso Amara, dal nome dell'ex avvocato dell'Eni trasformato in una specie di super pentito buono per ogni occorrenza, e soprattutto per ogni processo. In realtà, il caso Amara ormai si è trasformato nel caso Davigo, dal nome dell'ex pm di Mani pulite che, senza averne titolo, ha ricevuto da un collega di Milano i verbali segretati resi dal legale del cane a sei zampe. Piercavillo (così lo chiamavano i colleghi magistrati del capoluogo lombardo per l'abilità di destreggiarsi fra gli articoli del codice penale) ha da mesi lasciato la toga, costretto dall'età a una pensione forzata. Tuttavia, quegli atti giudiziari approdati senza giustificazione nel suo ufficio, poi hanno preso la via di alcune redazioni e da qui sono finiti sul tavolo di altri sostituti procuratori, i quali hanno aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio, indagando un pm milanese e forse pure qualcun altro. Questo per raccontare gli antefatti di una storia inquietante, con un testimone, non si sa se di giustizia o di balle, che svela ai magistrati di Milano l'esistenza di una losca associazione segreta di cui farebbero parte giudici, alti funzionari dello Stato, politici e imprenditori. Tutti uniti appassionatamente sotto un cappuccio massone. Dopo la P2, le logge coperte in questo Paese sono vietate e chi le costituisce è perseguibile per legge. Ma invece di iscrivere Amara e i suoi fratelli nel registro degli indagati, per associazione segreta tutti quanti o per calunnia il solo avvocato, i pm che nel dicembre di due anni fa ricevettero le confessioni si tennero stretti i verbali, ritardando fino a maggio un atto dovuto. Quali verifiche abbiano fatto nell'anno successivo per accertare la fondatezza delle rivelazioni non è dato sapere. La sensazione è che si sia fatto poco e nulla fino a che la faccenda non ha avuto un'accelerazione con la fuga di notizie. Nel frattempo però, lo stesso Amara, quello che ha rivelato la loggia Ungheria e sul quale sarebbe stato necessario un approfondimento per scoprire se sia un pentito credibile o un cacciaballe, era teste dell'accusa nel processo Eni, a sostegno di una tangente pagata con una somma in contanti talmente gigantesca da non entrare nell'aereo che la doveva trasportare. Vi chiedete perché vi abbia rifatto per sommi capi la storia di Amara e dei suoi fratelli? Perché per l'appunto oggi il capo dello Stato presiederà il plenum del Csm. La Costituzione gli assegna l'incarico più alto dell'organismo e a Mattarella, dunque, tocca l'indirizzo del Consiglio oltre che la tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura. Dopo lo scandalo Palamara e quello che con Amara e Davigo si abbatterà sul Csm, la logica e il buon senso vorrebbero che per una volta il presidente della Repubblica aprisse bocca e dicesse la sua. Non pretendiamo che, come anni fa fece Francesco Cossiga, minacci di mandare i carabinieri ad arrestare tutti. Ci basterebbe che, di fronte a fatti destabilizzanti per l'immagine di terzietà delle toghe, Mattarella facesse capire che così, cioè con le guerre intestine nei tribunali, non si può andare avanti, perché ne va della credibilità della stessa magistratura. Invece, al contrario di quanto sarebbe legittimo aspettarsi, il Quirinale ha già fatto sapere, con il solito giro di veline, che il capo dello Stato se ne starà muto sui fatti che da giorni andiamo descrivendo. Motivo? Dal Colle dicono che «qualunque parola sarebbe fuori luogo, perché sui fatti di cui si discute», vale a dire Amara, Davigo e compagni, «indagano le Procure». Pare di capire che, nel più puro stile mattarelliano, il presidente preferisca fare da spettatore piuttosto che da attore. Sta di fatto che nessuno, men che meno noi in quanto non ne avremmo titolo, sollecitavamo il presidente della Repubblica a mettere becco su indagini in corso. Ovvio che no: si tratterebbe di un'invasione di campo che non avrebbe senso, oltre a non avere alcuna copertura costituzionale. No, noi ci saremmo aspettati alcune parole sulle condizioni della magistratura, che da tempo ormai appare teatro di una guerra tra bande. Pardon: correnti. L'indipendenza, l'autonomia, la distanza dai partiti, da tempo sono messe in discussione. Non dalla politica, ma dagli stessi magistrati. Non tutti, intendiamoci. Gran parte delle toghe fa il proprio dovere senza partecipare a lotte o intrighi. Ma per una maggioranza silenziosa c'è una minoranza rumorosa che invece è sempre sulle barricate e gli esiti li vediamo ogni giorno. L'ultimo caso, quello del pentito a orologeria, le cui rivelazioni valgono a giorni alterni, come le auto ai tempi dell'austerity, non può passare sotto silenzio. Nei primi anni della presidenza di Cossiga, i giornali soprannominarono l'inquilino del Quirinale «il sardo muto». Ora non vorremmo che, nella seconda parte del settennato, qualcuno appiccicasse a Mattarella un nomignolo analogo. Un sito irriverente come Dagospia ne ha già coniato uno, e noi ci auguriamo che sia presto smentito. Ps. Nel frattempo c'è qualcuno che può spiegarci come mai, nonostante le condanne, l'avvocato Amara sia libero di fare la spola tra le Procure godendosi i frutti dei soldi accumulati?
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 9 ottobre 2025. Ospite Francesca Pascale. L'argomento del giorno è: "Gaza, Flotilla, Francesca Albanese, diritti civili, politica e preziosi ricordi del presidente Berlusconi".
A Dimmi La Verità con Francesca Pascale parliamo di Gaza, diritti civili, politica e di Silvio Berlusconi.
Intervista a Raffaele Borsari di Ristobar international, che si occupa di forniture per ristoranti e alberghi. Tra i suoi clienti alcuni grandi nomi di Milano da Just me a Crazy Pizza passando per Philippe Plein.