2023-09-17
Ferì un ladro mentre gli entrava in casa. Mattarella respinge la richiesta di grazia
Il Colle ha bocciato la domanda del macellaio Walter Onichini, condannato nel 2021 a quattro anni per tentato omicidio.Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non concede la grazia al macellaio, padre di famiglia, che per difendere i suoi figli ha sparato al ladro che gli era piombato in casa. Era la notte del 21 luglio 2013. Walter Onichini è a casa, a Padova, con la moglie e i figli. Alle tre di notte sentono abbaiare i cani. La moglie, Sara Scolaro, si alza, si guarda attorno, non vede nessuno e torna a letto. Alle 4 Onichini sente il rumore di un’auto, apre il balcone, vede la vettura che fa retromarcia e capisce che gli sono entrati in casa. Sono attimi di terrore. Quando ti senti impotente. Non sai che fare. Quando non sai chi ti entra in casa che intenzioni abbia. Nella stanza accanto dormono i figli. La più piccola ha 21 mesi. I momenti sono concitati. Onichini prende il fucile e spara. Ferisce un ladro. Un albanese, Nelson Ndreaca, già conosciuto alle Forze dell’ordine e con precedenti. E che tuttora è irreperibile. Poi lo carica in auto e lo porta a un chilometro da casa, lasciandolo lì.All’alba del giorno dopo l’albanese viene ritrovato ferito da un passante. Da lì cambia tutto. Una famiglia distrutta. Un padre che non è più lo stesso. La gogna mediatica. I processi, le aule di giustizia che diventano bunker; strazi, tormenti, angosce. E quei due figli che si chiedono come mai il padre che ha sparato a un cattivo debba finire in carcere. Perché Onichini in carcere ci finisce. Il giorno stesso del primo giorno di scuola dei figli. Il 13 settembre 2021. La Cassazione lo condanna a 4 anni, 10 mesi e 27 giorni di reclusione. L’accusa? Tentato omicidio. Quando chi scrive si reca a casa sua, dopo l’incarcerazione, il figlio aveva appena compiuto 10 anni. La piccola 7. Sopra lo stendino c’erano ancora le camicie del loro papà.All’inizio viene messo in isolamento in carcere a Venezia, poi trasferito a Padova. La moglie lo poteva vedere tre volte al mese, più tre videochiamate. Lei aveva scritto al garante dei diritti della persona del Veneto per denunciare la situazione carceraria del marito. Una lunga lettera via Pec, del 14 ottobre, in dieci punti. «Non si possono mangiare tutta la settimana verze a pranzo e a cena. Ieri alla richiesta di verdura, dopo sollecitazioni, è arrivato un cetriolo intero consegnato a mano da un detenuto attraverso le sbarre». «Le ore d’aria non sempre avvengono tutti i giorni, e spesso si confinano in mezz’ore […]. Per noi famiglia umile e per bene, non abituata alla delinquenza, è difficilissimo adattarsi a questa situazione». Onichini lo aveva fatto per difendere il figlio e perché credeva glielo avessero rapito. Ma nonostante la difesa della propria famiglia da un pericolo che avrebbe potuto degenerare, Onichini è stato condannato.Non solo, nel dicembre 2017 i giudici del tribunale collegiale di Padova avevano stabilito l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il pagamento dell’anticipo del risarcimento al ladro.Accade così in Italia. In questo mondo al contrario. Accade che se ti entrano in casa e tentano di rubare o rapinarti, i malviventi possono anche chiederti il risarcimento dei danni. I giudici patavini, oltre alla condanna, avevano stabilito una provvisionale, come anticipo di risarcimento, di 24.500 euro. Oltre alle spese di patrocinio e alle spese legali per un totale di altri 10.000 euro.Ma è il 23 gennaio scorso, dopo un anno e mezzo di carcere, che Onichini ottiene l’affidamento in prova ai servizi sociali: potrà uscire per andare a lavorare nell’azienda di famiglia; dovrà fare del volontariato e sarà obbligato rimanere a casa tra le 22 e le 6 del mattino.Era stato proprio il suo avvocato, Ernesto De Toni, a chiedere l’ammissione in prova ai servizi sociali, motivando l’istanza anche con le precarie condizioni di salute della moglie, che con due bambini piccoli e il lavoro non era più in grado di provvedere da sola al sostentamento famigliare.Ed era stata proprio la moglie, il 17 novembre 2021, a presentare la domanda di grazia per l’uomo.A chiederla a gran voce, all’epoca, anche Matteo Salvini e l’attuale premier Giorgia Meloni. «La domanda», dice alla Verità l’avvocato De Toni, «è stata tenuta ferma nove mesi in tribunale a Padova e non si capisce perché».Ma dopo 22 mesi la richiesta è stata rigettata. In compenso il ladro non ha fatto un giorno di carcere. Lo scorso 8 marzo Ndreca avrebbe dovuto comparire davanti al gup di Padova perché accusato di falsa testimonianza per non aver fatto i nomi dei suoi complici durante il colpo a casa del macellaio. Ma il giudice ha applicato la legge Cartabia. Quindi ha proceduto con la sentenza di non doversi procedere per mancata conoscenza della pendenza del processo da parte dell’imputato. Elson Ndreca era stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione. E attualmente è irreperibile.«La domanda di grazia», ci spiega l’avvocato De Toni, «era fondata sulla richiesta di equilibrare una situazione sbilanciata, dovuta al fatto che tutti e due hanno sbagliato. Solo che Onichini era a casa sua che dormiva con la sua famiglia e nel cuore della notte ha agito in quel modo, e l’altro era pluricondannato, professionista del crimine, espulso da tempo, venuto in Veneto a commettere chissà quali altri reati. Anche lui è stato condannato ma mentre per Onichini si sono mossi subito ed è stato emesso l’ordine di carcerazione, per l’altro no. Quando è venuto a testimoniare nel processo dove era vittima non era ancora stato emesso l’ordine. Ha testimoniato il falso e poi se n’è andato indisturbato. Il conto non gli è mai stato presentato. Per questo sta pagando solo Onichini. Con lui sono stati celeri. L’altro manco lo cercano».