2020-02-28
Mattarella ieri difendeva i cinesi. Adesso protegga il Nord dalle tasse
Il presidente, pronto a correre in una scuola multietnica, tace sulle aziende che rischiano di fallire per l'epidemia. Gli aiuti riguarderanno solo il Lodigiano: Veneto e Lombardia saranno lasciati a loro stessi.Domani il governo dovrebbe varare un decreto in favore delle zone colpite dall'epidemia di coronavirus. Da quel che se ne sa si tratterebbe di misure urgenti per aiutare famiglie e imprese che risiedono nei Comuni della cosiddetta area rossa. In pratica, gli abitanti di Codogno e dintorni, dove cioè si è diffusa la malattia, godranno della possibilità di vedersi differire il pagamento delle rate dei mutui e dei pagamenti in genere, vale a dire tributi e bollette. Alle aziende sarà consentito di rinviare la presentazione di una serie di documenti, a cominciare dal Durc, il certificato riguardante la regolarità dei versamenti contributivi, oltre che veder slittare i termini dei bandi per ottenere incentivi di varia natura. Il decreto prova insomma a sostenere le aeree che devono fare i conti con il blocco di ogni attività. Dunque, non possiamo che applaudire all'iniziativa. Ma dopo aver detto che le misure vanno nella direzione giusta, ci corre l'obbligo di segnalare che non basta tendere la mano alle famiglie e alle imprese del basso Lodigiano, zona da cui probabilmente è partito tutto, perché ormai gli effetti devastanti della diffusione del virus si sono estesi in gran parte del Nord Italia, in particolare alla Lombardia e al Veneto.La redazione della Verità è a Milano, in una zona densamente frequentata, cioè di fronte alla Stazione Centrale, dove ogni giorno arrivano decine di migliaia di persone. Difficile non notare come siano diminuiti i flussi turistici e d'affari. Se prima strade e metropolitane erano invase di persone e i ristoranti anche a ora tarda abbondavano di clienti, ora si registra il deserto. Gli alberghi (ce ne sono almeno una ventina nel quadrilatero che ci circonda) registrano il tutto libero, con un tasso di occupazione delle camere per il weekend dell'8 per cento e qualche hotel a 5 stelle ha deciso di chiudere il ristorante interno nell'ora di pranzo, causa penuria di commensali. In pratica, i servizi e dunque l'economia della città più dinamica d'Italia hanno subito una brusca frenata e presto, se le cose non cambiano, registreremo le prime conseguenze, con la chiusura di esercizi, la cassaintegrazione e perfino il licenziamento dei dipendenti. Non va meglio nell'industria, dove il blocco delle forniture, molte delle quali in arrivo dalla Cina, rischia di far fermare persino la produzione. Anche in questo caso le conseguenze sono abbastanza prevedibili: se non si consegna la merce a chi l'ha ordinata, non si incassa e perciò non ci sono i soldi per pagare gli stipendi. Il che riguarda le aziende, ma ancor più gli artigiani, i quali sono già in asfissia da finanziamento, ma presto potrebbero trovarsi alla canna del gas. Per non dire poi delle società che addirittura fanno fatica a esportare: ieri una nave battente bandiera italiana carica di macchinari è stata respinta dal Kuwait e il blocco navale a quanto pare è esteso ai cargo che abbiano toccato un porto italiano. Detto in poche parole, la nostra economia rischia la quarantena. Dunque non basta approvare delle misure urgenti per sostenere Codogno e gli altri dieci paesi sottoposti a isolamento. Qui a pagare sono le regioni più produttive, quel Nord che compete con il mondo ed è un'area che ora ha bisogno di aiuto. Sono gli imprenditori e i commercianti della Lombardia, del Veneto, del Piemonte e dell'Emilia Romagna che devono trovare una sponda nello Stato, perché dopo aver versato a quello stesso Stato una montagna di tasse, ora rischiano di non farcela.Al momento, invece, artigiani, negozianti, albergatori e industriali del Nord sono lasciati soli. Nessuno ha parole per loro e dire che invece fino a ieri ne avevano molte, in particolare per la comunità cinese. Di fronte al primo allarme da coronavirus i politici hanno solidarizzato con ristoratori e esercenti arrivati da Pechino. C'è chi si è fatto vedere a braccetto e chi si è seduto al loro tavolo. Ma al tavolo degli italiani che ora annaspano non sembra volersi sedere nessuno, men che meno il governo, che per Milano o Venezia, solo per citare due delle principali città del Nord in difficoltà, non ha concesso tregue fiscali, incentivi o moratorie. Sia consentita anche una parola sul presidente della Repubblica, che alle prime avvisaglie critiche per la comunità cinese ha sentito il dovere di testimoniare la propria vicinanza, organizzando un concerto al Quirinale e visitando una scuola ad alta concentrazione di immigrati pechinesi. Ma la solidarietà del capo dello Stato alla Lombardia, al Veneto e alle altre regioni che devono affrontare l'emergenza, quando arriverà? Il Colle ha sempre parole per tutti, ma una frase in difesa dei medici in prima linea che sono stati ingiustamente attaccati possibile che Sergio Mattarella non la trovi?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)