2025-02-07
Ma il Colle insiste: multilateralismo o morte
Mattarella lancia l’allarme contro i totalitarismi, paragona Putin a Hitler e sprona l’Europa a non limitarsi a essere una «vassalla felice» di «oligarchi e autocrati». Ovvero ciò che è stata finora, a suon di sacrifici per i cittadini, senza che il Quirinale battesse ciglio.Ha ragione il Corriere della sera quando, sul suo sito, presenta l’intervento di Sergio Mattarella alla cerimonia di consegna dell’onorificenza di dottore honoris causa dall’Università di Aix-Marseille come «il discorso più duro e angosciato del presidente della Repubblica». Durezza e angoscia che i media italiani, ieri, hanno pienamente condiviso, celebrando la portata in effetti notevole delle esternazioni quirinalizie. Mattarella, come si usa spesso di questi tempi, ha richiamato le ere oscure dei totalitarismi europei, quando «fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato», ha spiegato il presidente, «fu l’accentuarsi di un clima di conflitto - anziché di cooperazione - pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Ecco la prima ragione di angoscia rilevata dall’inquilino del Colle: l’equivalenza fra Putin e Hitler (qualcuno l’avrebbe definita reductio ad hitlerum, ma passi). Ed è qui che sorge anche il primo dubbio: se Putin è Hitler (affermazione discutibile e in definitiva falsa), che si dovrebbe fare ora? Intensificare lo sforzo bellico? Mandare truppe italiane a combattere in Ucraina? Chiudere gli spiragli di pace proprio ora che - dopo anni di inutili massacri - sembra finalmente manifestarsi un filo di luce? La questione si fa ancora più interessante se si considera ciò che Mattarella ha detto poco dopo. «L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?», si è chiesto il presidente. «Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un “vassallaggio felice”. Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere “protagonisti”»? Fondamentali interrogativi, senza dubbio. Ma appunto ci domandiamo: perché il vassallaggio diviene un problema proprio ora che per l’Ucraina si comincia a discutere di pace? Non eravamo forse vassalli anche (e di più) prima, quando qualcuno faceva saltare i gasdotti, ci obbligava a portare avanti un conflitto fratricida e insisteva ad alzare il livello dello scontro? Possibile che la realtà del vassallaggio si disveli soltanto adesso che Donald Trump è giunto al potere? E tutte le scelte obbligate che le nazioni europee hanno dovuto prendere a costo di danneggiarsi, dove le mettiamo? Sappiamo che di risposte, su questo tema, ne arriveranno ben poche. Che Trump e i suoi siano un bersaglio dell’indignazione è ovvio. «Oggi assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno», ha detto ancora al presidente. Che si è poi scagliato contro le «figure di neo-feudatari del Terzo millennio - novelli corsari a cui attribuire patenti - che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche». Un passaggio, quest’ultimo, chiaramente cucito sul profilo di Elon Musk. Di nuovo, sorgono perplessità. Di feudatari digitali si discute da almeno una decina d’anni. Sappiamo con certezza che alcuni di questi - Mark Zuckerberg per esempio - hanno in effetti operato pesantissime censure tramite i propri social network, orientando in maniera ferocemente antidemocratica e occulta l’opinione pubblica. Ebbene, questo genere di personaggi non suscitava preoccupazioni? Perché ne suscita solamente Musk, che certo non è una figura entusiasmante ma un filo più di libertà almeno la consente? Per altro, quasi tutte le aziende tecnologiche e i magnati del settore (escluso Bill Gates) si stanno adeguando alla linea tracciata dal fondatore di Tesla. Giusto un paio di giorni fa Google ha annunciato che rinuncerà all’approccio woke basato su «diversità e inclusione»: che gli smanettoni siano improvvisamente divenuti nazisti? Pare improbabile. Certo, è pregnante e suggestiva l’ulteriore questione posta da Mattarella: «Occorre che gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune», ha detto il presidente. «Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto. Chiunque pensi che questi valori siano sfidabili sappia che, sulla scia dei suoi precursori, l’Europa non tradirà libertà e democrazia. Le stesse alleanze si giustificano solo in base a - transeunti - convergenze di interessi e, dunque, per definizione, a geometria variabile, o riguardano anche valori?». Se l’Europa sia un pilastro di democrazia e libertà e fino a che punto lo sia è discutibile, specie considerando le decisioni assunte in questi anni su immigrazione, pandemia, questioni ambientali eccetera. Su alcuni di questi temi, per altro, si assiste a clamorose inversioni, segno che forse ciò che veniva presentato come inevitabile e indiscutibile non lo era affatto, anche se chi avanzava dubbi negli anni passati è stato stigmatizzato e discriminato nel silenzio o peggio nella approvazione generale. Restano sul piatto, a questo punto, alcuni interrogativi. Se non si devono mettere in discussione i rapporti con Ue, Onu, Oms e altre organizzazioni, si possono invece ridiscutere le alleanze con gli Usa perché c’è Trump? Perché prima non si poteva fare? E, in conclusione, quale è la regola generale? Forse che si obbedisce soltanto se c’è da applicare una certa agenda e si rifiuta tutto il resto anche se i popoli lo chiedono? Sarebbe importante ricevere risposta, se non altro perché così funziona la democrazia che tutti difendiamo e di cui il Colle è sincero e fondamentale custode.